PRATO. «Ho avuto incubi tante notti, vedevo il suo volto. Avevo paura ma soprattutto ero delusa. Delusa di me per essermi fidata, per aver creduto tanto in quell’amore. La delusione è il sentimento più subdolo e più difficile da mandar via». A parlare è Martina Mucci.

Chi non ricorda Martina? La giovane barista pratese aggredita nell’atrio di casa da due uomini sconosciuti e per cui è stato arrestato, con l’accusa di essere il mandante, l’ex fidanzato. Aveva il volto tumefatto dalle botte, sfidava le telecamere con gli occhi gonfi, con le orbite livide, i tagli sul viso e quasi senza denti. Si faceva vedere, non si nascondeva. Reagì subito. Ebbe un moto di orgoglio: «Non sono io che devo nascondermi», diceva.

Poi è stata dura, forse assai più dura che nelle prime ore dall’aggressione. «Ho passato mesi di inferno, non dormivo mai, non uscivo di casa, ero terrorizzata. Non riuscivo neppure più a parlare con le persone», racconta.

A “salvarla” però sono state proprio le persone, tante, che le si sono strette accanto per darle forza. «I colleghi, gli amici, i familiari, i poliziotti della questura. Sono stati tutti molto vicini. E anche tante sconosciute che ho aiutato e mi hanno aiutato. Sono stata contattata sui social da donne che stavano vivendo unasituazione simile alla mia, prima dell’aggressione. Ci siamo parlate e confidate. Ho lavorato tanto su me stessa».

Martina Mucci è stata seguita dal Centro antiviolenza La Nara, qui ha potuto affrontare i traumi, psicologici, del dopo aggressione.

«Ho parlato, urlato, pianto, mi sono sfogata. È stato un percorso che mi ha aiutata molto. Mi sono sentita meno sola e sono riuscita a recuperare forza. E a decidere, dopo gli interventi, di riprendere a lavorare. Era fine agosto, l’aggressione c’era stata ad aprile, quando Martina è tornata al pub dove lavora e dove la stavano tutti aspettando. «Mi sono detta: “È il momento di chiudere un libro e cominciare a scriverne un altro”».

Inizialmente Martina non credeva più a nulla e a nessuno: «disprezzavo tutti gli uomini ed ero delusa, tanto delusa. Ho dovuto tirare fuori la rabbia per fare dei passi avanti».

La ventinovenne racconta che precedentemente aveva subito una violenza sessuale mentre stava correndo in un parco a Prato e le era servito molto tempo per superare. «Due esperienze così», dice. «Pensavo di non riprendermi. Volevo tanto credere ancora nell’amore ma ero così arrabbiata: vedevo tanti pregiudizi, violenza. È vero, il mondo è anche questo ma andare avanti è necessario. E ancora oggi sto facendo analisi».

Non tutto è alle spalle.

«Mi piacerebbe trovare una storia vera ma non sono ancora pronta, sono interessata per il momento ad altre cose come il lavoro e il rapporto con gli amici. Non mi sentirei di buttarmi a capofitto. È importante che mi prenda i l temp oche serve».

Martina di un tempo non c’è più. Nella sua voce c’è forza e consapevolezza. «Vorrei con le mie parole aiutare chi sta vivendo quello che ho vissuto io. E mi sento di dire alle donne che vivono storie malate di ascoltare se stesse, di volersi bene e di non sentirsi meno giuste di chi si ha accanto. È importante lasciare che le proprie emozioni emergano».

« E se ci si sente prigioniere, impaurite, non adeguate – conclude Martina è necessario fare attenzione perché è il primo campanello di allarme. Si deve parlarne subito e, se necessario, denunciare».

Lei lo ha imparato, le è servito tempo e dolore. Ma ora c’è una nuova splendida Martina.


QOSHE - Violenza sulle donne, la barista sfregiata a Prato: «Dopo l'incubo sono tornata a vivere ma per un amore è presto» - Ilenia Reali
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Violenza sulle donne, la barista sfregiata a Prato: «Dopo l'incubo sono tornata a vivere ma per un amore è presto»

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26.11.2023

PRATO. «Ho avuto incubi tante notti, vedevo il suo volto. Avevo paura ma soprattutto ero delusa. Delusa di me per essermi fidata, per aver creduto tanto in quell’amore. La delusione è il sentimento più subdolo e più difficile da mandar via». A parlare è Martina Mucci.

Chi non ricorda Martina? La giovane barista pratese aggredita nell’atrio di casa da due uomini sconosciuti e per cui è stato arrestato, con l’accusa di essere il mandante, l’ex fidanzato. Aveva il volto tumefatto dalle botte, sfidava le telecamere con gli occhi gonfi, con le orbite livide, i tagli sul viso e quasi senza denti. Si faceva vedere, non si nascondeva. Reagì subito. Ebbe un moto di orgoglio: «Non sono io che devo nascondermi», diceva.

Poi è stata dura, forse assai più dura che nelle prime ore dall’aggressione. «Ho passato mesi di inferno, non dormivo mai, non uscivo di casa, ero........

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