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LIVORNO. Torna caldo il fronte dell’urbanistica ora che l’amministrazione comunale è pronta a riportare in commissione e in consiglio il nuovo Piano operativo della città. Ma mentre le forze politiche si preparano a discutere quelle che tecnicamente si chiamano controdeduzioni (i primi tre giorni della prossima settimana), fuori dal palazzo iniziano a circolare anche alcuni progetti che alla fine non hanno trovato spazio nella manovra urbanistica. Progetti che di fatto sono stati bocciati dal Comune. Magari dopo lunghi mesi di interlocuzioni e incontri con i privati.

È il caso dell’ex stazione San Marco, la Leopolda livornese, che si trova all’ingresso nord della città. Nata a metà Ottocento come un gioiello, è ormai dagli anni Novanta un simbolo del degrado: fatta accezione per alcuni spazi ancora abitati da famiglie di ex ferrovieri, è in gran parte vuota, in stato di abbandono o occupata abusivamente.

Si scopre così che sull’ex stazione, in vendita dagli inizi del Duemila, aveva messo gli occhi un fondo di investimenti immobiliari che ha messo sul piatto una doppia operazione: da una parte il possibile acquisto e il recupero dell’edificio principale del gruppo delle Ferrovie, in chiave per lo più commerciale, collegandolo anche a una riqualificazione di piazza San Marco; dall’altra il rilancio, pensando soprattutto alla logistica, di una parte dell’area in fondo a via Filzi, in via Pera, confinante con le ex Ceramiche industriali, che in linea d’aria è a poche centinaia di metri e che è collegata dai binari al porto industriale. L’area dell’ex stazione, del gruppo Ferrovie, è di sei ettari; la seconda, di proprietà privata, abbraccia 33mila metri quadri.

Lo conferma contattato dal Tirreno l’ingegnere Roberto Canessa, che era stato chiamato dal fondo a curare la progettazione e che, per la cronaca, in città è stato anche il progettista dell’operazione Esselunga e delle nuove Lidl.

«Come Covent Garden»

La sintesi è questa: come mostrano gli elaborati grafici, il progetto dei potenziali investitori prevedeva di ricostruire la copertura in vetro e acciaio dell’ex stazione («un po’ nello stile del londinese Covent Garden», la descrive Canessa), adibendo gli 8.500 metri quadri al piano superiore ad ambulatori medici, cliniche private e spazi per il coworking, mentre gli 8.500 metri al piano terra sarebbero diventati una galleria commerciale, con negozi non alimentari e pure un altro supermercato, più una parte da adibire a polo museale legato alla storia del luogo. Attenzione: se l’operazione fosse andata in porto, non sarebbe stato da escludere lo sbarco nella parte nord della città di una seconda Esselunga («l’interesse c’era dopo l’apertura sull’Aurelia»), così come, in alternativa, sarebbe stato possibile il trasferimento qui della Lidl di Shangai. Nelle carte compaiono anche i nomi di molti dei marchi che erano già stati contattati per quest’area dagli investitori: alcuni nel frattempo hanno aperto a Porta a Mare, altri sarebbero stati una novità (si legge anche di un possibile Feltrinelli Village). Sul retro dell’ex stazione sarebbe stata realizzata la nuova stazioncina della metropolitana di superficie (2mila metri) di cui da tempo parlano i comuni di Livorno, Pisa, Lucca e Firenze. Mentre il vecchio edificio delle officine esistente lato via del Testaio-Torretta sarebbe diventata l’area ristoro, con affaccio su uno dei canali che dalla Venezia sarebbero stati prolungati fino a San Marco.

Strada e soste sotterranee

Attenzione: sul fronte della viabilità, il progetto proposto al Comune prevedeva di ricreare la piazza pedonale tra l’ingresso dell’ex stazione e la Porta San Marco, chiudendo il tratto carrabile tra via Mastacchi e via della Cinta Esterna (in pratica l’incrocio dove c’è il semaforo), ma facendo passare la auto da un collegamento sotterraneo da realizzare sotto alla stazione, in modo da non interrompere la viabilità. Previsto anche un parcheggio sotterraneo, da lasciare almeno in parte alla eventuale gestione di Metropark.

Via Pera e dintorni

Questo mentre si pensava «allo sviluppo della logistica pulita in fondo a via Filzi», gli spazi dove oggi, per intendersi, ci sono la Lidl e altri capannoni commerciali: «Realtà come il gruppo Menarini erano interessate a venire a Livorno, poteva essere un volano anche per le altre aree vicine».

L’investimento

«L’operazione – riferisce il progettista – valeva in generale 40 milioni considerando l’acquisto e il recupero delle aree, un recupero importante per quella parte di Livorno, pensata un po’ come la porta di ingresso nord della città, con bike sharing e collegamenti con i vicini sbarchi dei turisti». L’ex stazione nel 2010 era stata messa in vendita a 15 milioni ed è bene precisare che se anche il progetto (che lo ricordiamo è del fondo e non delle ferrovie) fosse andato in porto dal punto di vista urbanistico, il bene, che resta nel catalogo di Sistemi urbani del gruppo Fs, avrebbe comunque dovuto essere messo gara.

«Ora facciano pure le case»

«La parte commerciale del progetto – ribatte il progettista a chi gli fa notare che però sarebbe stata aperta anche l’ennesima galleria – sarebbe servita a bilanciare l’investimento pubblico sulla piazza, mentre il vero guadagno sarebbe arrivato dalla logistica». Ci sono stati vari incontri con l’amministrazione comunale dal 2019, fino al varo del nuovo Piano operativo: «Gli operatori che seguo – la chiude così Canessa – a questo punto si sono tirati indietro. Ora in quell’area è previsto altro, case sociali, che le facciano».

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Galleria di negozi nella stazione chiusa. Il Comune dice no

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07.03.2024

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LIVORNO. Torna caldo il fronte dell’urbanistica ora che l’amministrazione comunale è pronta a riportare in commissione e in consiglio il nuovo Piano operativo della città. Ma mentre le forze politiche si preparano a discutere quelle che tecnicamente si chiamano controdeduzioni (i primi tre giorni della prossima settimana), fuori dal palazzo iniziano a circolare anche alcuni progetti che alla fine non hanno trovato spazio nella manovra urbanistica. Progetti che di fatto sono stati bocciati dal Comune. Magari dopo lunghi mesi di interlocuzioni e incontri con i privati.

È il caso dell’ex stazione San Marco, la Leopolda livornese, che si trova all’ingresso nord della città. Nata a metà Ottocento come un gioiello, è ormai dagli anni Novanta un simbolo del degrado: fatta accezione per alcuni spazi ancora abitati da famiglie di ex ferrovieri, è in gran parte vuota, in stato di abbandono o occupata abusivamente.

Si scopre così che sull’ex stazione, in vendita dagli inizi del Duemila, aveva messo gli occhi un fondo di investimenti immobiliari che ha messo sul piatto una doppia operazione: da una parte il possibile acquisto e il recupero dell’edificio principale del gruppo delle Ferrovie, in chiave per lo più commerciale, collegandolo anche a una riqualificazione di piazza San Marco; dall’altra il rilancio, pensando soprattutto alla logistica, di una parte dell’area in fondo a via Filzi,........

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