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cronaca

Livorno Tirava vento ieri mattina sul lungomare. Non come a inizio novembre e a inizio dicembre, quando le mareggiate hanno mandato sott’acqua gli stabilimenti balneari. Ma comunque un vento che ha alzato le onde, rendendo impossibile qualunque lavoro lungo banchine, piazzali, scogliere.

La situazione è questa: mancano quattro mesi esatti all’apertura e molti bagni della città sono disastrati. I danni sono molti di più di quelli che di solito vengono registrati in questo periodo dell’anno, e la colpa è proprio del maltempo che ha colpito la Toscana alla fine del 2023. I gestori, ma anche gli uffici degli enti pubblici, dovranno correre se vorranno garantire l’apertura intorno al 22 maggio, festa della patrona, santa Giulia, che in città è ormai diventato un giorno da benedire anche per chi crede soprattutto nel “santo mare”.

Lo sforzo dei Lido

Le perizie che sono state fatte fare dalla maggior parte dei gestori e che andavano inviate entro ieri alla Regione (per risarcimenti che comunque non supereranno i 20mila euro) dicono che solo guardando agli stabilimenti cittadini è stato registrato quasi un milione e mezzo di danni.

Tra i più colpiti ci sono i Lido. Lo raccontano le foto scattate ieri, con le onde di nuovo alte sui piazzali. «Di libecciate – racconta Riccardo Ganni – ce ne sono state negli anni, ma come a novembre e a dicembre mai, almeno dal 1962... guardi, quest’ala l’ha costruita il mio babbo». E indica il primo piazzale fronte mare, che d’estate si riempie di ombrelloni. «Il problema – dice mostrando i buchi che si sono aperti sull’asfalto – è che qui il mare è entrato da sotto, come se avessero bombardato, ma dal basso». Si contano danni per 160-200mila euro. «Intanto faremo i lavori i che servono per riaprire: vanno riempiti i piazzali, faremo anche una soletta di cemento per tamponare in caso di nuove mareggiate, quindi la sistemazione delle cabine sfondate, le tettoie da cambiare, i muretti crollati lungo la spiaggia». Poi però, aggiunge, «secondo i miei tecnici, per il futuro, sarebbe bene prolungare la scogliera lato sud o fare delle palizzate di protezione, perché se ricapita una mareggiata simile a quelle di dicembre il bagno “si butta via”, e questo vale sia che ci siamo noi sia che arrivi qualcun altro a gestirlo».

Le future gare

Il riferimento è alle gare previste dalla direttiva Bolkestein, rinviate per l’ennesima volta, di un altro anno, in attesa che il governo decida. «Glielo dico eh – si ferma un attimo in mezzo al corridoio di cabine insieme ai figli Michele e Nicola – a questo punto non vediamo l’ora anche noi di fare la gara, almeno si straccia la situazione e chi vince può fare investimenti per il futuro».

Continuando la camminata nello stabilimento ferito, ecco le cabine sfondate lato sud, al confine con gli scogli della Rotonda: la forza del mare e del vento ha strappato via interi blocchi di mattonelle finiti come in una fionda contro le porte. Da cambiare anche tutta la file di cabine accanto al gabbione: quello ha retto (a differenza della storico tempio del calcio dei Pancaldi), ma si è riempito così tanto d’acqua che le cabine lungo il muro sono come scoppiate.

La domanda quindi è d’obbligo: il gestore ce la farà a fare tutti i lavori entro maggio? «Ce la devo fare e ce la farò, è un impegno che mi prendo. Abbiamo dovuto contattare un’impresa, l’obiettivo è partire il prima possibile, i primi di febbraio, meteo permettendo». E con i figli getta il cuore oltre l’ostacolo: «Vogliamo provare ad aprire il bagno nel weekend prima di santa Giulia, sabato 18 o domenica 19 maggio».

I danni bagno per bagno

Dal confine nord dei Lido quasi si toccano i Pejani, dove Walter Ganni conferma che andranno rifatte le 28 cabine che si affacciavano (ora non ci sono più) sul piazzale, all’inizio della punta: saranno ricostruite in muratura, non più in legno, spesa prevista 40mila euro. Le palafitte per fortuna hanno retto: l’acqua non le ha spazzate via perché nel 2007 erano già state rifatte completamente, incamiciate nell’acciaio. Con la stessa tecnica dovrà essere ricostruito il trampolino. «Quando partiremo con i lavori? Siamo in trepidante attesa anche noi, potremmo partire domani ma stiamo aspettando i permessi». Ai Pejani nessuno si sbilancia sulla data di apertura, «dipenderà da come saremo messi con i lavori, temo che arriveremo a ridosso di santa Giulia». Intanto, quasi a nascondere il cancello di entrata del bagno, c’è il cantiere aperto dal Comune sulla passeggiata a mare, danneggiatissima nel tratto che porta al moletto di Ardenza.

Anche ai Roma, come ai Lido, mare e vento hanno picchiato forte e sono stati certificati circa 200mila euro di danni. Qui un po’ di lavori sono già partiti, ma per dirla con le parole di Andrea Picchi «si passa da un libecciolo a un altro, tra gettate programmate e gettate che non si possono fare». Insomma, «siamo sempre riusciti ad aprire lo stabilimento in tempo e anche questa volta ci riusciremo», ma ancora c’è da fare i conti con il maltempo. E nessuno si sbilancia sulla possibile data del via, troppo presto («a me piacerebbe anche il primo maggio, festa dei lavoratori, però...»).

Per i Fiume, come raccontato nei giorni scorsi dal Tirreno, la perizia supera i 400mila euro se si considerano i danni all’imponente scogliera di protezione del bagno.

Gli storici Pancaldi

Ma restano i Pancaldi il bagno che ha subito più danni (mezzo milione). «Abbiamo fatto da barriera al viale Italia», ripete Piero Bonaventura. Il gabbione è distrutto, poi ci sono i danni alla piscina, alle cabine e alle banchine lato Acquaviva. «Noi saremmo anche pronti a partire con i lavori, aspettiamo i permessi del Comune, ieri sono venuti i tecnici a fare i sopralluoghi». Ma, sottolinea, «abbiamo davanti una finestra di almeno un mese per poter davvero partire con gli interventi più grandi, perché il tempo non consente di fare diversamente, al momento non è possibile fare niente sulle banchine, che sono tutte da sistemare».

Ai Nettuno, considerando anche i danni alle fognature interne e alle impermeabilizzazioni, si superano i 100mila euro. Nei confinanti Tirreno ieri gli operai erano al lavoro. I danni qui non sono a sei cifre come in altri stabilimenti, ma c’è comunque da fare, soprattutto guardando alla spiaggia mangiata dal mare. «Speriamo che il Comune ci aiuti – la butta lì per ora Gianfranco Giachetti – nel recupero dell’erosione marina». l


QOSHE - Livorno, a quattro mesi dall’apertura bagni disastrati dalle mareggiate - Juna Goti
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Livorno, a quattro mesi dall’apertura bagni disastrati dalle mareggiate

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20.01.2024

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Livorno Tirava vento ieri mattina sul lungomare. Non come a inizio novembre e a inizio dicembre, quando le mareggiate hanno mandato sott’acqua gli stabilimenti balneari. Ma comunque un vento che ha alzato le onde, rendendo impossibile qualunque lavoro lungo banchine, piazzali, scogliere.

La situazione è questa: mancano quattro mesi esatti all’apertura e molti bagni della città sono disastrati. I danni sono molti di più di quelli che di solito vengono registrati in questo periodo dell’anno, e la colpa è proprio del maltempo che ha colpito la Toscana alla fine del 2023. I gestori, ma anche gli uffici degli enti pubblici, dovranno correre se vorranno garantire l’apertura intorno al 22 maggio, festa della patrona, santa Giulia, che in città è ormai diventato un giorno da benedire anche per chi crede soprattutto nel “santo mare”.

Lo sforzo dei Lido

Le perizie che sono state fatte fare dalla maggior parte dei gestori e che andavano inviate entro ieri alla Regione (per risarcimenti che comunque non supereranno i 20mila euro) dicono che solo guardando agli stabilimenti cittadini è stato registrato quasi un milione e mezzo di danni.

Tra i più colpiti ci sono i Lido. Lo raccontano le foto scattate ieri, con le onde di nuovo alte sui piazzali. «Di libecciate – racconta Riccardo Ganni – ce ne sono state negli anni, ma come a novembre e a dicembre mai, almeno dal 1962... guardi, quest’ala l’ha costruita il mio babbo». E indica il primo piazzale fronte mare, che d’estate si riempie di ombrelloni. «Il problema – dice mostrando i buchi che si sono aperti........

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