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Livorno «No al numero chiuso nelle scuole, no ai doppi turni». È questo il coro che ha accompagnato gli studenti e le studentesse delle scuole superiori livornesi da piazza Cavour fino alla sede della Provincia durante il corteo organizzato ieri dal collettivo Scuola di Carta.

In 400 al presidio

Alla manifestazione c’erano più di 400 studenti che, accompagnati da rappresentanti di Flc Cgil e Asia Usb, hanno gridato contro il possibile numero chiuso e contro l’eventualità dei doppi turni. «C’è vita oltre la scuola», si vocifera al corteo. E di andare in classe a scaglioni e di pomeriggio proprio non se ne parla. Al centro della protesta, insieme alla scarsa manutenzione degli impianti scolastici, anche la carenza di spazi dove fare lezione. Ecco, dunque, gli slogan gridati dei ragazzi guidati, alla testa del corteo, da cinque studentesse. E la musica. Da una cassa sono state trasmesse canzoni antifasciste e di sostegno ai lavoratori. Poi, slogan contro il ministro Salvini e una parte dei ragazzi ha gridato: «Dal corteo fuori il Pd». «Sono cinque anni che protestiamo per gli stessi motivi. L’assenza di nuovi spazi potrebbe costringere il Cecioni e l’Enriques al numero chiuso e ai doppi turni – spiega davanti ai manifestanti Giulia Assatourian di Scuola di Carta–. Questo è il risultato della mancanza di prospettiva della Provincia negli ultimi cinque anni. C’era stato promesso il progetto Calafati, ma ancora i lavori non sono iniziati. La Provincia non ha mai trovato soluzioni al sovraffollamento delle scuole».

Problema spazi

Le soluzioni adottate negli ultimi cinque anni, insomma, agli studenti non bastano più. E ciò che ha chiesto chi ieri è sceso in piazza è una scuola sicura e accessibile a tutti. Ma adesso «senza aule e con il numero di iscrizioni in aumento il diritto allo studio è in pericolo», continua Assatourian. «Troppe volte ci è stata sbattuta la porta in faccia. Siamo stati criticati perché stiamo lottando – aggiunge Anna Ribechini, Scuola di Carta –. Fino a pochi anni fa la succursale di via Goldoni apparteneva al Niccolini Palli. Da quando è stata ceduta all’Enriques per noi del Niccolini le cose sono cambiate. I laboratori e la biblioteca, che contiene anche volumi di valore, sono stati adibiti ad aule. Quest’anno, a settembre, al Niccolini Palli è stata formata una classe-pollaio da 37 alunni, che è stata messa in un’aula costruita per una ventina di persone». La paura degli studenti è quindi quella che la mancanza di spazi danneggi il diritto allo studio.

«Diritto allo studio»

«Soffermiamoci sulla noncuranza delle istituzioni, non accontentiamoci», incita gli studenti al megafono Ribechini. La Provincia, da parte sua, ha già detto che l’ipotesi del numero chiuso non è sul tavolo. E che la scelta dei doppi turni spetta alle singole scuole. Usciti dal palazzo per confrontarsi con i ragazzi – che non hanno voluto avere un incontro in Provincia in quanto tutti i manifestanti dovevano poter partecipare – la presidente della Provincia Sandra Scarpellini e il vice Pietro Caruso sono scesi in piazza per rispondere agli studenti.

La Provincia

«A noi fa piacere essere qui con voi stamani. Voi avete ragione su una serie di questioni e le istituzioni devono lavorare per dare risposte, non per raccontare frottole – esordisce Scarpellini –. Ma dobbiamo chiarire dei punti. Vi chiedo di togliere dal tavolo delle soluzioni il numero chiuso, perché è un’ipotesi che non c’è mai stata. E i doppi turni sono una scelta organizzativa dei dirigenti scolastici: la provincia non ha nessuna potestà rispetto all’organizzazione dei dirigenti scolastici». Ma i ragazzi non sembrano convinti dalle parole della presidente e continuano a incalzare. «In Provincia non siamo saliti perché ci avreste detto le solite frottole – dice Martina Marianucci di Scuola di Carta rivolgendosi a Scarpellini e Caruso-. Le cose che dite oggi ce le avete ripetute da cinque anni, ora basta».

«Risposte definitive»

A tallonare la Provincia è anche il professore Alessandro Granata, della Flc Cgil: «A me viene vergogna quando entro in una classe e i ragazzi devono stare al freddo perché non vanno i riscaldamenti o perché le finestre non si chiudono bene. Più volte vi abbiamo chiesto un tavolo, tutti insieme, per affrontare la questione. Ma ancora non si è fatto, e al Cecioni non sono ancora arrivati neanche i famosi moduli». Al professore rispondere Caruso: «I moduli arriveranno all’inizio del nuovo anno». E in un crescendo di botta e risposta, anche al microfono lo studente Davide Amato rappresenta il pensiero degli studenti: «Zittiteci con i fatti». E i vertici della Provincia rispondono. «Per la manutenzione si deve fare di più, è questo il problema principale che la Provincia può risolvere. E poi stiamo completando una reale ricognizione di tutti gli spazi che possiamo utilizzare per voi studenti. Entro Natale avrete la lista degli spazi».l


QOSHE - Livorno, quattrocento studenti in piazza per dire no a numero chiuso e doppi turni - Luca Balestri
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Livorno, quattrocento studenti in piazza per dire no a numero chiuso e doppi turni

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08.12.2023

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Livorno «No al numero chiuso nelle scuole, no ai doppi turni». È questo il coro che ha accompagnato gli studenti e le studentesse delle scuole superiori livornesi da piazza Cavour fino alla sede della Provincia durante il corteo organizzato ieri dal collettivo Scuola di Carta.

In 400 al presidio

Alla manifestazione c’erano più di 400 studenti che, accompagnati da rappresentanti di Flc Cgil e Asia Usb, hanno gridato contro il possibile numero chiuso e contro l’eventualità dei doppi turni. «C’è vita oltre la scuola», si vocifera al corteo. E di andare in classe a scaglioni e di pomeriggio proprio non se ne parla. Al centro della protesta, insieme alla scarsa manutenzione degli impianti scolastici, anche la carenza di spazi dove fare lezione. Ecco, dunque, gli slogan gridati dei ragazzi guidati, alla testa del corteo, da cinque studentesse. E la musica. Da una cassa sono state trasmesse canzoni antifasciste e di sostegno ai lavoratori. Poi, slogan contro il ministro Salvini e una parte dei ragazzi ha gridato: «Dal corteo fuori il Pd». «Sono cinque anni che protestiamo per gli stessi motivi. L’assenza di nuovi spazi potrebbe costringere il Cecioni e l’Enriques al numero chiuso e ai doppi........

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