A 73 anni Renato Zero fa un bilancio e si racconta con un disco che non a caso s’intitola “Autoritratto” (sarà disponibile dall’8 dicembre, con quattro copertine differenti) e che, senza incensarsi, mette parecchi tasselli di se stesso a disposizione del proprio pubblico.

«Questa volta sono io a passarmi al setaccio – dice il cantautore romano – a sentire il bisogno di guardarmi dentro, a valutare la mia resistenza, verificando di quanta autonomia sono ancora dotato e di quanta pazienza il mio amato pubblico dispone». È conscio di ciò che ha vissuto e grato a ciò che ha fatto perché «le mie modeste opere mi hanno sfamato». E aggiunge contento e grato al suo pubblico che ha accettato «la mia “scomoda” unicità e mi ha aiutato a trasformare un’adolescenza difficile in una sfida davvero esaltante». Questo senso di crescita convive anche con quello di una certa nostalgia che si sintetizza nel brano in “Quel bellissimo niente” che apre il disco, dove Renato Fiacchini in arte Zero ricorda la sua gioventù e la città di Roma che lo ha cresciuto.

«Ci cibavamo con niente – ricorda – ci divertivamo con niente, ci incontravamo con niente e avevamo il cervello libero. E quel “niente” – afferma – è servito per assaporare ciò che ottenevo e ho ottenuto». «Ho fatto belle esperienze – confessa – ho la sensazione di appagamento, di essere me stesso. Mi piace – confessa – il dialogo personale con il pubblico che a volte mi conosce meglio di me, sa delle mie debolezze che si palesano durante il concerto quando arrivo a piangere con sincerità, perché chi lo fa è un uomo».

È inevitabile però che Renato Zero, con il suo vissuto, e quello della sua generazione, guardi in maniera critica il presente ed esorta a riprendere coscienza. «Occorre tornare a scendere in piazza – afferma sicuro –. In passato lo facevamo per molto meno. Bisogna riempire le piazze anche per dare un segnale a questi politici. Non si protesta più, si sta a casa davanti alla tv che è un altro sonnifero, una bugia, una macchinazione vergognosa per ciò che offre. Siamo messi male – dice – diamo più importanza alla tv, non dedichiamo tempo agli amici, ai figli, ai nostri partner e così le persone “spariscono”». Lo “Zero pensiero” riguarda anche la discussione molto viva in questi giorni sul ruolo dei giovani artisti rap e trap e dei loro testi, ritenuti ineducativi e portatori di messaggi negativi.

«Non bisogna prendersela con i giovani. Non hanno colpe se all’interno della famiglia hanno vissuto situazioni violente con il padre che insulta la madre. Tutto questo esempio poi lo ricantano una volta che sono davanti ad un microfono. Quindi – conclude – bisogna andare a colpire l’educazione familiare sbagliata». Sempre parlando dei giovani Renato Zero riflette: «I ragazzi i loro bisogni non li manifestano con facilità, sono in difficoltà. Usano scudi e ritrosità per una mancanza di fonti, di modelli, diventano insicuri e l’insicurezza è una brutta bestia, rende tutto difficile, farraginoso. Se hai una bella gioventù da adulto sarà tutto più facile, se invece da giovane sei sdentato e claudicante non potrai certo diventare un esempio». «La politica – aggiunge – è distante dai giovani, non c’è interesse per loro, si sentono abbandonati, come ad esempio è successo per i prezzi degli alloggi per gli universitari».

Renato Zero porterà il suo “Autoritratto” in tour a marzo 2024 (il 2, 3, 5 e 6 al Mandela Forum di Firenze e poi sei date romane) e come al solito chiamerà un pubblico intergenerazionale: genitori “sorcini” che hanno cresciuto i figli con la sua musica, figli diventati parte del pubblico che ora a loro volta trasmettono questa passione alla generazione successiva.

«Il segreto sta nel passaparola – dice Renato – il miglior veicolo di conoscenza. Questo mi ha permesso di raccogliere la stima diretta del pubblico, ai concerti vengono anche persone che non conoscono tutto ciò che ho fatto, ma sanno com’è un mio spettacolo». Certo in carriera ha avuto messe in scena “eccentriche” e “roboanti».

Per questo tour però, pur non avendo ancora le idee chiare, pensa di tornare a qualcosa di più minimale, semplice rispetto alle ultime produzioni. Ma niente è sicuro, «è un’idea», dice.


QOSHE - Renato Zero suona l'ora dell'impegno: «Non si protesta più, svegliamoci e torniamo in piazza» - Luca Trambusti
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Renato Zero suona l'ora dell'impegno: «Non si protesta più, svegliamoci e torniamo in piazza»

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06.12.2023

A 73 anni Renato Zero fa un bilancio e si racconta con un disco che non a caso s’intitola “Autoritratto” (sarà disponibile dall’8 dicembre, con quattro copertine differenti) e che, senza incensarsi, mette parecchi tasselli di se stesso a disposizione del proprio pubblico.

«Questa volta sono io a passarmi al setaccio – dice il cantautore romano – a sentire il bisogno di guardarmi dentro, a valutare la mia resistenza, verificando di quanta autonomia sono ancora dotato e di quanta pazienza il mio amato pubblico dispone». È conscio di ciò che ha vissuto e grato a ciò che ha fatto perché «le mie modeste opere mi hanno sfamato». E aggiunge contento e grato al suo pubblico che ha accettato «la mia “scomoda” unicità e mi ha aiutato a trasformare un’adolescenza difficile in una sfida davvero esaltante». Questo senso di crescita convive anche con quello di una certa nostalgia che si sintetizza nel brano in “Quel bellissimo niente” che apre il disco, dove Renato Fiacchini in arte Zero ricorda la sua gioventù e la città di Roma che lo ha........

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