Cinquecento euro. È quanto vale la multa che Autolinee Toscane deve alla Regione per ogni bus che ci ha dato buca, per ogni volta che una corsa si è trasformata in una linea fantasma o quando un mezzo del trasporto pubblico locale ci ha fatto attendere più di mezzora senza offrirci un’alternativa. Un principio che dovrebbe essere scolpito sulla pietra prima ancora che su un contratto di appalto quando si tratta di fornire ai cittadini un servizio essenziale per cui pagano tasse e biglietti. Eppure, è proprio su questo principio che ora si combatte una battaglia legale fra la spa guidata dai francesi di Ratp e la giunta di Eugenio Giani. Il nuovo gestore del Tpl, infatti, ha presentato ricorso contro le sanzioni elevate dall’amministrazione regionale su cancellazioni e ritardi di corse dei bus in Toscana. E ora esige di riavere indietro 2,7 milioni di euro su un totale di 6,2 milioni fra penali e decurtazioni applicate alla spa per i disservizi andati in scena da aprile a dicembre 2022, i primi mesi dell’era post Covid.

Le multe

Su un numero però non si litiga, quello delle corse saltate. Perfino Autolinee lo scrive nell’atto di citazione in giudizio della Regione: i bus scomparsi dai radar, soppressi o in maxi ritardo, sono stati 5.031, lo 0,058% di oltre 8 milioni e 600mila corse programmate. Da sole sono valse 2.515.000 euro di penali, di cui 998mila euro per bus soppressi tra aprile e ottobre per cause interne e per le quali non è stata riorganizzata un’offerta analoga nei successivi 30 minuti; 551.500 euro per quelle saltate fra novembre e dicembre; e ben 966mila per quelle cancellate nell’ambito urbano di Firenze fra novembre e dicembre. A tutto questo la giunta regionale ha aggiunto anche 278mila euro di multa poiché la spa del Tpl sarebbe venuta meno al rispetto dell’indice di affidabilità, per cui si applicano 2mila euro di penale per ogni punto percentuale di scostamento. Totale: 2.793.500 euro. Ma le penali, contro cui AT ricorre davanti al giudice, vanno sommate anche alle decurtazioni. Oltre 1,9 milioni di euro sono stati sottratti al budget totale da 268.085.026 euro riconosciuto alla spa per 573.747 km di servizi non svolti per cause esterne come calamità; e quasi 1,5 milioni sono stati decurtati per non aver svolto il servizio su 548.748 km per effetto di cause interne come malattia del personale.

Diari di guerra

Ma andiamo con ordine. L’ultima quantificazione delle penali arriva il 10 luglio 2023. E contiene perfino uno “sconto” su quelle comunicate il 31 marzo 2023, quando nella sede legale di AT a Borgo San Lorenzo arriva una Pec con una cifra da capogiro: la multa varrebbe 4.569.894,79 euro, perché ad una prima analisi dei “Diari di regolarità” le corse saltate risultano molte di più. Comincia lì di fatto la battaglia legale anche se solo ad ottobre si trasferirà in tribunale. E molta parte di questa guerra sui bus si combatte proprio sui famosi Diari. Sono l’anomalia eppure la base di dati su cui si fonda tutto il sistema di controllo di qualità del servizio. Sono brogliacci sulla regolarità oraria delle corse che ogni mese consegna la stessa AT alla Regione. Insomma, i dati chiave per il monitoraggio sono forniti al controllore dal controllato. Ma non è questo che contesta AT. Anzi. La prima contestazione che muove alla giunta Giani è di non essere stata tempestiva nel notificare le penali. Dal momento dell’accertamento, l’amministrazione avrebbe 30 giorni per notificare la penale. Per AT la Regione ha dormito per mesi, comunicando le penali solo a marzo 2023. E anche solo questo ne decreterebbe la «totale illegittimità». Nella sua memoria la giunta Giani controbatte sostenendo di aver inviato la prima Pec ad ottobre 2022 e comunque distingue l’invio dei Diari dalla fase di accertamento, che richiede più tempo poiché si tratta di una verifica complessa.

Il cimitero di elefanti

Ma non è solo sui Diari che si giocherà questa partita milionaria. La società guidata da Jean-Luc Laugaa contesta alla Regione di aver rilevato la gestione del Tpl a novembre 2021, con estremo ritardo rispetto ai tempi previsti dall’appalto per effetto dell’ostruzionismo esercitato dai vecchi gestori nella consegna dei beni e soprattutto di aver ereditato un parco mezzi e un organico di personale molto inferiori rispetto a quelli previsti dalla gara. Nel suo atto d’accusa fornisce cifre e tabelle. Così, se la gara prevedeva di assicurare un servizio su 106.268.000 di km con 2.887 bus, ha dovuto avviare la sua gestione con 2.653 bus (234 in meno) e macinare 110.459.976 km, 4,1 milioni di km in più. Il parco mezzi ha un’età media compresa fra 12 e 15 anni, un cimitero di elefanti. At pensava di poter contare su 4.495 autisti e 350 addetti alla manutenzione, ha dovuto accontentarsi di 4.026 autisti e 282 manutentori. Non solo, fino all’estate 2022 ha fatto i conti con una assenza media degli autisti dell’8% per Covid. E per giunta ha aumentato l’organico di 183 unità a sue spese.

La replica

Contestazioni a cui la Regione risponde punto su punto. AT, sostiene la giunta Giani, sapeva dei ritardi di consegna legati all’ostracismo dei vecchi gestori e firmando il contratto si è assunta un rischio d’impresa, di fatto accettando le eventuali conseguenze. Non solo. Le corse saltate per Covid sono state espunte dal computo delle penali, così come sono state “scontate” dalle multe le corse soppresse che però entro mezzora sono state riorganizzate da AT con una linea che aveva la stessa destinazione anche se su un percorso diverso da quello originario (così si è passati dagli iniziali 4,5 milioni di penali comunicati a marzo ai 2,7 milioni di luglio). Una concessione quella della corsa analoga su tracciato diverso che, ad esempio, non piace moltissimo ai Comuni. Ma niente. AT rivuole indietro pure altri 2.049.175 euro, l’incidenza delle penali sul budget, cioè il totale del «mancato riconoscimento del corrispettivo contrattuale corrispondente alle prestazioni non eseguite o eseguite tardivamente». Poco importa che i bus ci abbiano davvero dato buca. Non è colpa di AT, dunque la Regione paghi anche i fantasmi.


QOSHE - Bus soppressi e guerra di penali: Autolinee Toscane rivuole 2,7 milioni dalla Regione - Mario Neri
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Bus soppressi e guerra di penali: Autolinee Toscane rivuole 2,7 milioni dalla Regione

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02.04.2024

Cinquecento euro. È quanto vale la multa che Autolinee Toscane deve alla Regione per ogni bus che ci ha dato buca, per ogni volta che una corsa si è trasformata in una linea fantasma o quando un mezzo del trasporto pubblico locale ci ha fatto attendere più di mezzora senza offrirci un’alternativa. Un principio che dovrebbe essere scolpito sulla pietra prima ancora che su un contratto di appalto quando si tratta di fornire ai cittadini un servizio essenziale per cui pagano tasse e biglietti. Eppure, è proprio su questo principio che ora si combatte una battaglia legale fra la spa guidata dai francesi di Ratp e la giunta di Eugenio Giani. Il nuovo gestore del Tpl, infatti, ha presentato ricorso contro le sanzioni elevate dall’amministrazione regionale su cancellazioni e ritardi di corse dei bus in Toscana. E ora esige di riavere indietro 2,7 milioni di euro su un totale di 6,2 milioni fra penali e decurtazioni applicate alla spa per i disservizi andati in scena da aprile a dicembre 2022, i primi mesi dell’era post Covid.

Le multe

Su un numero però non si litiga, quello delle corse saltate. Perfino Autolinee lo scrive nell’atto di citazione in giudizio della Regione: i bus scomparsi dai radar, soppressi o in maxi ritardo, sono stati 5.031, lo 0,058% di oltre 8 milioni e 600mila corse programmate. Da sole sono valse 2.515.000 euro di penali, di cui 998mila euro per bus soppressi tra aprile e ottobre per cause interne e per le quali non è stata riorganizzata un’offerta analoga nei successivi 30........

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