I colonnelli toscani di Fratelli d’Italia si son fermati in un capannello col governatore dietro il Duomo e ora ci scherzano su. «Eugenio, hai visto? Un lieto fine», sorridono Francesco Torselli e Diego Petrucci. Giorgia Meloni poco fa ha sciolto il groppo di una giornata che sembrava doversi concludere in tregenda. S’è fermata sull’uscio della presidenza della Regione per due battute con i giornalisti. Davanti a una selva di telecamere, ha chiesto scusa a Giani. Sì, proprio così. L’hanno passata anche ai tg: «Mi devo scusare col presidente». Parola della premier.

La lady di ferro della destra italiana temuta anche in Europa e coccolata da Biden l’ha appena fatto gettando acqua sul fuoco di un incidente diplomatico fra Roma e Firenze che rischiava di buttare all’aria la firma di un accordo da 531 milioni di fondi europei da investire in opere per la Toscana. Invece, dopo un’ora thriller di tensioni, sfuriate e tentativi di pacificazione, tutto risolto. Quello che era sembrato uno sca..o senza precedenti fra Palazzo Chigi e Palazzo Strozzi Sacrati alla fine si rivela un (quasi) disguido, Giani convince la premier sovranista a concedere alla regione governata dalla sinistra più soldi del previsto per gli alluvionati e Giorgia annuncia pure che tornerà per compiere con Eugenio la visita al Meyer dove lei è sgattaiolata senza avvertirlo. Un finale che nemmeno Edmondo De Amicis. Miele da far venire le vertigini.

La “fuga” di Giorgia

Sono le 18. E pensare che un’ora fa nei corridoi della presidenza la tensione si tagliava a fette. La prima scossa è delle 16, a pochi minuti dall’arrivo previsto di Meloni a palazzo. I giornalisti son stati confinati in una stanzetta vicina a quella della mega conferenza con 150 invitati fra parlamentari, consiglieri regionali, sindaci. Primi cittadini di destra son venuti da tutta la Toscana, cooptati per l’evento. Ma s’è appena sparsa la voce che Giani, dopo esser stato dieci minuti ad aspettare Meloni sul portone, è rientrato in presidenza come un missile. Il volto tirato, furioso. S’è rinchiuso nella stanza. Ingrugnato come mai l’hanno visto dall’inizio del mandato il governatore i suoi collaboratori. E fra i dem che l’hanno accompagnato mentre saliva lo scalone c’è chi giura di averlo sentito sbottare: «Io non firmo, non firmo». E così alle 16,15 va in scena il grande sca..o fra il governatore della Toscana e la presidente del Consiglio. Effetti di un incidente innescato proprio dalla premier, che anticipa la visita al Meyer senza attendere il presidente. Ad avvisarlo è il dg Paolo Morello. Anche lui costernato. «Chigi me l’ha appena detto, pensavo dovesse venire con te». Giani è una furia. In ufficio tuona: «E pensare che ho suggerito io al ministro Fitto di andare al Meyer a trovare i bimbi di Gaza».

Gli sherpa bipartisan

Così in piazza Duomo si attivano subito le diplomazie, sherpa dem salgono nel suo ufficio e provano a placarlo. «Mi hanno dovuto tenere», confessa lui più tardi ai suoi. Gli suggeriscono di non fare scherzi, ingoiare il rospo e scendere in sala Pegaso a firmare i patti per i finanziamenti europei sul Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ma lui non cede. «Vorrà dire che firmiamo qui, ma niente cerimonia». Lo strappo incrina l’atmosfera paludata con cui a palazzo si era organizzato tutto per accogliere la premier. Giani, da uomo delle istituzioni, abituato al rispetto dell’etichetta, era pronto a aprire le porta di casa Toscana e poi ad accompagnare la presidente del Consiglio nella visita all’ospedale pediatrico fiorentino. In fondo lo ha detto poco fa ai giornalisti in sala stampa. «Firmiamo e poi accompagno la presidente al Meyer». E invece Giorgia brucia Eugenio sul tempo. Nelle chat dem si scatena una tormenta. Cristina Giachi lascia la presidenza indignata: «È uno sgarbo istituzionale, me ne vado». «Noi glielo avevamo detto, e ora lei manda il primo messaggio di assalto alla regione rossa», mugugnano altri consiglieri regionali dem. Alcuni ironizzano. «La Meloni è la prima a sconfessare la proverbiale ubiquità di Eugenio agli eventi».

L’arrivo della premier

Intorno alle 16,50, con quasi un’ora di ritardo, la premier arriva in piazza Duomo. Ma prima dell’ingresso in sala Pegaso per la firma del patto si trattiene in un incontro privato col governatore. «Presidente, guadi che non ho voluto mancarle di rispetto – dice Meloni a Giani – è stata la sicurezza a imporre un cambio di programma, se fossimo andati alle 17 avremmo trovato un sit-in di protesta col rischio di disordini».

La trattativa

È un tentativo di distensione. E in fondo a calmare il governatore ci hanno provato finora anche il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, il capogruppo Vincenzo Ceccarelli, il portavoce Bernard Dika. Sono le colombe. La capo di gabinetto, Cristina Manetti, scruta Meloni e l’entourage manco fosse una pantera. Perfino la premier si complimenterà: «Pensavo che la mia segretaria, Scurti, fosse tosta, ma anche lei...». Così da Zarina ora Manetti l’han promossa Crudelia. Giani nel frattempo resiste, anzi azzarda una contromossa. «L’ho tenuta un’ora: non vengo giù se non mi garantisci i soldi per gli alluvionati», racconterà poi. L’arrivo in sala Pegaso di governatore e premier è glaciale. Giani si siede sulle poltroncine azzurre senza attendere che prima l’abbia fatto Meloni; per uno come il governatore, abituato all’osservanza inderogabile alle buone maniere, è il segno di un episodio che ha lasciato un segno. Prende la parola e si capisce che è scosso, la prende larga e avvia uno di quei suoi discorsi mitici in cui cita secoli di storia e personaggi della Toscana a raffica: Cosimo, Farinata degli Uberti (ché anche lui ora vorrebbe intonar “poscia più che il dolor poté il digiuno”, altro che bacini sulla testa come Biden), Leonardo, i Mille. Giorgia invece no. Si gioca la carta: annuncia 66 milioni per gli alluvionati, e che ne ha chiesti alla Commissione Ue altri 67 e che anche i 55 del Pnrr prima destinati al Franchi li userebbe per loro. «La mia arrabbiatura ha allargato gli orizzonti del governo», sorride Giani. «Ho accettato di fare la cerimonia anche perché ha promesso che sarebbe venuta dai giornalisti a chiedere scusa».

Le scuse della premier

E in effetti Meloni è di parola. «Avevamo valutato col presidente di fare una cosa un po' più ampia oggi al Meyer – ammette Meloni – poi ci sono state delle necessità di sicurezza che lo hanno impedito, per cui mi devo scusare con lui, non siamo riusciti a fare la visita che avevamo programmato. Tornerò». I colonnelli meloniani mugugnano. «Ma ora Giani sta vendendo la notizia che i milioni per l’alluvione sono arrivati perché lui si è arrabbiato? Peccato che ci abbiano lavorato tutta la notte».

QOSHE - Scontro Giani-Meloni, dal presidente che si chiude in ufficio al finale al miele con le scuse: storia di una giornata particolare - Mario Neri
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Scontro Giani-Meloni, dal presidente che si chiude in ufficio al finale al miele con le scuse: storia di una giornata particolare

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14.03.2024

I colonnelli toscani di Fratelli d’Italia si son fermati in un capannello col governatore dietro il Duomo e ora ci scherzano su. «Eugenio, hai visto? Un lieto fine», sorridono Francesco Torselli e Diego Petrucci. Giorgia Meloni poco fa ha sciolto il groppo di una giornata che sembrava doversi concludere in tregenda. S’è fermata sull’uscio della presidenza della Regione per due battute con i giornalisti. Davanti a una selva di telecamere, ha chiesto scusa a Giani. Sì, proprio così. L’hanno passata anche ai tg: «Mi devo scusare col presidente». Parola della premier.

La lady di ferro della destra italiana temuta anche in Europa e coccolata da Biden l’ha appena fatto gettando acqua sul fuoco di un incidente diplomatico fra Roma e Firenze che rischiava di buttare all’aria la firma di un accordo da 531 milioni di fondi europei da investire in opere per la Toscana. Invece, dopo un’ora thriller di tensioni, sfuriate e tentativi di pacificazione, tutto risolto. Quello che era sembrato uno sca..o senza precedenti fra Palazzo Chigi e Palazzo Strozzi Sacrati alla fine si rivela un (quasi) disguido, Giani convince la premier sovranista a concedere alla regione governata dalla sinistra più soldi del previsto per gli alluvionati e Giorgia annuncia pure che tornerà per compiere con Eugenio la visita al Meyer dove lei è sgattaiolata senza avvertirlo. Un finale che nemmeno Edmondo De Amicis. Miele da far venire le vertigini.

La “fuga” di Giorgia

Sono le 18. E pensare che un’ora fa nei corridoi della presidenza la tensione si tagliava a fette. La prima scossa è delle 16, a pochi minuti dall’arrivo previsto di Meloni a palazzo. I giornalisti son stati confinati in........

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