BARGI. Un boato squarcia il silenzio. Ore 14,30 di ieri, Simone Cappi è ancora al lavoro nel suo ristorante “La Spiaggetta”. Sta finendo di sparecchiare gli ultimi tavoli quando sente quell’esplosione. Ha un tremito, poi appoggia i piatti che ha in mano su un tavolo e si precipita fuori. Vede una nube di fumo che si alza da lì, dalla centrale idroelettrica di Bargi. L’aria è irrespirabile e si porta istintivamente una mano a coprirsi la bocca. «È come se fosse scoppiata una bomba», racconta il titolare del ristorante che si affaccia su una sponda del lago di Suviana. Scuote il capo, mentre ripercorre quei momenti. «Quei ragazzi erano stati qui anche oggi (ieri, ndr), a pranzo», spiega Cappi. I “ragazzi” a cui si riferisce sono i lavoratori della centrale idroelettrica, che dista circa 300 metri dal ristorante. «Erano diventati di casa, qui – prosegue il titolare della Spiaggetta – Abbiamo una convenzione con Enel in modo da offrire ai dipendenti dei pasti a prezzi calmierati, ma anche i dipendenti delle ditte esterne venivano comunque da noi, siamo il posto più vicino per mangiare qualcosa». Così, Cappi aveva avuto spesso modo di scambiare, tra un pranzo e un altro, qualche parola con i lavoratori. «So che erano qui per un importante lavoro di adeguamento della centrale di Bargi – prosegue il titolare – e che ora si stavano occupando di una serie di collaudi, poi presto avrebbero iniziato un secondo lotto. Dico che erano diventati di casa perché erano qui da un anno e mezzo: c’erano i dipendenti del posto, in servizio alla centrale, e poi altri appartenenti a ditte esterne specializzate. Seguiamo con apprensione gli aggiornamenti, ma purtroppo sappiamo già che ci sono delle vittime. Siamo addolorati».

Cappi esce fuori dal ristorante, si precipita giù, verso la centrale. Segue la colonna di fumo con il cuore in gola. «I soccorsi sono arrivati in modo molto tempestivo e per prima cosa ho chiesto cosa potessi fare per dare un piccolo contributo – racconta il ristoratore – I vigili del fuoco hanno chiesto la collaborazione delle persone del posto così mi sono dato da fare per portare dell’acqua lì, nel piazzale».

Il resto è un’attesa lenta e inesorabile, gli occhi rivolti ai mezzi dei vigili del fuoco e al cordone di sicurezza, davanti alla centrale, che impedisce il passaggio a chiunque si avvicini. Ogni volta che arriva la notizia che un lavoratore non ce l’ha fatta è un colpo al cuore. Chi sta lì, a Camugnano, sa che le operazioni saranno lunghe e che ci vorrà tempo. Il bilancio è tragico: quattro morti, tre dispersi e cinque feriti. «Mi sono offerto di preparare qualcosa da mangiare perché so che i soccorritori lavoreranno tutta la notte – conclude Simone Cappi – Continuiamo a mantenere accesa la fiamma della speranza, ma sappiamo che ci sono lavoratori che hanno perso la vita e altri che sono rimasti feriti, anche in modo molto grave. In questo momento tristissimo per Camugnano e due regioni, la Toscana e l’Emilia-Romagna, un pensiero lo rivolgiamo a chi non ce l’ha fatta, a chi non tornerà più a casa. A chi non rivedremo più seduto al tavolo del nostro ristorante, a pranzo. È un dolore immenso».


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«Venivano a mangiare qui Prego per quei ragazzi»

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10.04.2024

BARGI. Un boato squarcia il silenzio. Ore 14,30 di ieri, Simone Cappi è ancora al lavoro nel suo ristorante “La Spiaggetta”. Sta finendo di sparecchiare gli ultimi tavoli quando sente quell’esplosione. Ha un tremito, poi appoggia i piatti che ha in mano su un tavolo e si precipita fuori. Vede una nube di fumo che si alza da lì, dalla centrale idroelettrica di Bargi. L’aria è irrespirabile e si porta istintivamente una mano a coprirsi la bocca. «È come se fosse scoppiata una bomba», racconta il titolare del ristorante che si affaccia su una sponda del lago di Suviana. Scuote il capo, mentre ripercorre quei momenti. «Quei ragazzi erano stati qui anche oggi (ieri, ndr), a pranzo», spiega Cappi. I “ragazzi” a cui si riferisce sono i lavoratori della centrale idroelettrica, che dista circa 300........

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