FIRENZE. «Una lastra di cemento è caduta a pochi metri da me, è stato terribile. Ma ora non riesco a smettere di pensare a loro. A chi è rimasto ferito e a chi ora non c’è più». Prima il boato, poi il silenzio. Infine, le grida di disperazione. Vito Costantino, 58 anni, di Lamporecchio (Pistoia), non potrà mai dimenticarle. Lui lavora come capocantiere per un’azienda che per conto di Esselunga (in affidamento diretto) realizza le opere esterne del supermercato (come ad esempio marciapiedi).

Ieri mattina era lì, in via Mariti, quando nel cantiere quella trave si è staccata, prima da un lato e poi dall’altro, creando un effetto domino. «Ero su un escavatore quando una lastra di cemento è caduta a pochi metri da me – racconta – È stato come un terremoto e il mezzo su cui mi trovavo si è sollevato da terra». Costantino guarda verso i suoi colleghi e tira un sospiro di sollievo quando li vede ai loro posti. Anche loro sconvolti, ma sani e salvi. Secondi interminabili di un silenzio irreale, mentre nubi di polvere iniziano a ricoprire ogni cosa. «Come se all’improvviso fosse calata la nebbia», precisa. Poi le sente. Grida strazianti come mai aveva udito prima e che non riesce a togliersi dalla mente. Il dolore non lo abbandona, neppure ore dopo quell’incidente sul lavoro in cui sono rimasti coinvolti otto operai. Neppure quando lascia il cantiere di via Mariti. «Gli operai guardavano verso il cumulo di macerie e gridavano, chiedevano aiuto – prosegue Costantino – È stato allora che abbiamo capito che imprigionati lì sotto c’erano degli uomini e tutti siamo stati colti dalla disperazione». Costantino, però, capisce che non possono permettersi di farsi prendere dal panico. Così torna con la sua squadra dove era prima del crollo. «Abbiamo iniziato a mettere in sicurezza il cantiere – racconta Costantino – perché nel frattempo i curiosi iniziavano ad avvicinarsi e non potevamo permettere che oltrepassassero la recinzione. Era troppo pericoloso».

Scatta l’allarme e mentre i vigili del fuoco arrivano, il terrore è stampato sui volti di chiunque. In quel cantiere, come ogni giorno, ci sono una cinquantina di operai al lavoro. Otto sono rimasti lì sotto, schiacciati dalle macerie. All’inizio, tra i colleghi la luce della speranza resta accesa. Poi, mentre il tempo scorre, un senso di scoramento li pervade. Si siedono su dei fasci d’acciaio appoggiati al suolo. Qualcuno indossa ancora il casco antinfortunistico, tutti hanno il gilet arancione. Il viso rigato di lacrime, le mani nei capelli. No, non ci sperano più. Ormai hanno capito che non ci sarà un lieto fine, almeno non per tutti. Lo capiscono già quando il corpo senza vita di Luigi Coclite, 59 anni, di Collesalvetti, viene estratto senza vita. Un tiepido sorriso si dipinge sui loro volti, invece, quando tre colleghi vengono recuperati, anche se feriti. «Respirano ancora, respirano. Sono vivi», dicono, abbracciandosi. Poi cala di nuovo il gelo. Silenzio, sguardi tesi e nervosi. Lacrime, dolore. La speranza che si affievolisce, un’ora dopo l’altra, mentre si moltiplicano gli sforzi dei vigili del fuoco per recuperare gli ultimi lavoratori. Vito Costantino scuote la testa, parlare diventa sempre più difficile. «Lavoriamo in quel cantiere tutti i giorni – conclude – Andiamo spesso a prendere il caffè insieme al bar anche se non lavoriamo per la stessa azienda. Questa tragedia ci ha sconvolto profondamente, il dolore è troppo grande».

Si fa buio e gli operai restano, lo sguardo ancora rivolto verso le macerie. «Potevamo esserci anche noi lì sotto. I nostri colleghi si sono trovati al momento sbagliato nel momento sbagliato», sussurrano. È il labile filo che divide la vita dalla morte.


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Il racconto di Vito, il capocantiere «Sembrava ci fosse il terremoto»

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17.02.2024

FIRENZE. «Una lastra di cemento è caduta a pochi metri da me, è stato terribile. Ma ora non riesco a smettere di pensare a loro. A chi è rimasto ferito e a chi ora non c’è più». Prima il boato, poi il silenzio. Infine, le grida di disperazione. Vito Costantino, 58 anni, di Lamporecchio (Pistoia), non potrà mai dimenticarle. Lui lavora come capocantiere per un’azienda che per conto di Esselunga (in affidamento diretto) realizza le opere esterne del supermercato (come ad esempio marciapiedi).

Ieri mattina era lì, in via Mariti, quando nel cantiere quella trave si è staccata, prima da un lato e poi dall’altro, creando un effetto domino. «Ero su un escavatore quando una lastra di cemento è caduta a pochi metri da me – racconta – È stato come un terremoto e il mezzo su cui mi trovavo si è sollevato da terra». Costantino guarda verso i suoi colleghi e tira un sospiro di sollievo quando li vede ai loro posti. Anche loro sconvolti,........

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