FIRENZE. Chi è contrario non lo dice chiaramente, di certo non ai microfoni (accesi) dei giornalisti. Eppure serpeggia il malumore nella parte più conservatrice del mondo cattolico toscano. Spaccato in due, tra favorevoli e contrari alla pastorale dell’inclusione della Chiesa fiorentina per gli omosessuali e le loro famiglie. Alcuni sacerdoti tuonano dai pulpiti, sconcertati – dicono – da quella che loro definiscono «una deriva» della Chiesa. Poco importa che sia stato Papa Francesco in persona a dare per primo un grande segnale di apertura verso i gay. Per usare le sue parole: «Essere omosessuale non è un delitto, siamo tutti figli di Dio». Don Nando Ottaviani, parroco di San Ginese di Compito (Lucca) ogni mercoledì celebra la messa con una preghiera dedicata alle vittime dell’omotransfobia. «La Chiesa sta facendo dei passi importanti in questa direzione – commenta il sacerdote – Non passi da leopardo, lunghi e veloci, ma piccoli passi che possono garantire alle nostre sorelle e ai nostri fratelli dignità, attenzione e inclusione. Non esistono cristiani di serie a e di serie b: siamo tutti in cammino». Anche se – ammette don Ottaviani – c’è ancora chi, dentro la Chiesa stessa, fa molta fatica ad accettare il nuovo corso. «Il Santo Padre trova e troverà sempre delle chiusure, ma dobbiamo essere al passo con i tempi perché Vangelo significa prima di tutto inclusione», sottolinea il parroco. E proprio includere gli omosessuali è l’obiettivo della pastorale, del cui coordinamento fanno parte due sacerdoti, don Andrea Bigalli e don Giovanni Martini, una domenicana, suor Fabrizia Giacobbe, e una coppia di genitori, Maria e Paolo Aminti. Il primo evento, dal titolo “Persone e relazioni Lgbt+ nella Chiesa: parliamone”, si terrà lunedì 12 febbraio alle ore 18,30, al Teatro Nuovo Sentiero della pieve di Santo Stefano in Pane a Rifredi, presieduto dal cardinale Giuseppe Betori. «Siamo tutti figli amati da Dio – spiega l’arcivescovo di Firenze – e la Chiesa esprime la sua maternità per tutti i battezzati, segue il cammino di ognuno, si fa prossima a ogni nostro passo e ci fa crescere nella fede, perché ciascuno sia illuminato e sostenuto a scoprire la volontà di Dio su di lui, a capire cosa vuole da lui il Signore nella sua vita. Questo intende esprimere la pastorale dell’inclusione che sarà seguita dal coordinamento istituito nella nostra Diocesi: mostrare il volto misericordioso della Chiesa che a tutti viene incontro e tutti accoglie nel segno dell’amore infinito del Padre».

Gli fa eco don Bigalli, membro del coordinamento per la pastorale d’inclusione, istituito all’interno del Centro diocesano di pastorale familiare: «Sono parte di un gruppo di presbiteri della Diocesi di Firenze che ha sempre accolto e seguito le persone omosessuali che aderiscono all’associazione Kairos che nel corso degli anni hanno costruito una loro identità e hanno pregato. Qui a Firenze ci mettiamo sulla scia del magistero di Papa Francesco». Ma ancora in tanti, anche nella Chiesa toscana, la pensano diversamente.


QOSHE - La pastorale che include i gay spacca in due il mondo cattolico - Martina Trivigno
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La pastorale che include i gay spacca in due il mondo cattolico

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03.02.2024

FIRENZE. Chi è contrario non lo dice chiaramente, di certo non ai microfoni (accesi) dei giornalisti. Eppure serpeggia il malumore nella parte più conservatrice del mondo cattolico toscano. Spaccato in due, tra favorevoli e contrari alla pastorale dell’inclusione della Chiesa fiorentina per gli omosessuali e le loro famiglie. Alcuni sacerdoti tuonano dai pulpiti, sconcertati – dicono – da quella che loro definiscono «una deriva» della Chiesa. Poco importa che sia stato Papa Francesco in persona a dare per primo un grande segnale di apertura verso i gay. Per usare le sue parole: «Essere omosessuale non è un delitto, siamo tutti figli di Dio». Don Nando Ottaviani, parroco di San Ginese di Compito (Lucca) ogni mercoledì celebra la messa con una preghiera........

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