«Nella stessa azienda, la media è di un controllo ogni 15 anni». Micaela Cappellini è un’ispettrice del lavoro ed è anche la coordinatrice regionale toscana della Fp Cgil per l’Ispettorato. Ogni volta che sente di un nuovo – l’ennesimo – infortunio mortale sul lavoro, scuote il capo. Si potrebbe fare di più – spiega – ma ci vorrebbero almeno due cose: più personale (dunque nuove assunzioni) e soprattutto investimenti mirati.

In Toscana, come nel resto d’Italia, la lotta contro il lavoro irregolare è impari. «Poco meno di 300 ispettori del lavoro, tra ordinari e tecnici, in tutta la regione – sottolinea Cappellini – a fronte di un tessuto composto da 350 mila imprese».

Nel 2022, l’ultimo anno per il quale a oggi l’Ispettorato ha redatto il “Rapporto annuale delle attività di tutela e vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale”, quasi il 66 per cento delle imprese ispezionate da gennaio a dicembre – pari a 3. 226 – presentava delle irregolarità: si tratta perlopiù di aziende del settore terziario (1. 576) seguite da quelle attive nell’edilizia (963). «La competenza generale in materia di sicurezza sul lavoro è stata ripresa dall’Ispettorato nel 2021 con il decreto legislativo 146/2021 perché, dal 1978, spettava all’Asl – racconta l’ispettrice –. Ecco, a livello nazionale l’Ispettorato contava 215 ispettori tecnici. Poi, con l’ex ministro Andrea Orlando, è stato bandito un concorso per istruttori tecnici per 1.149 posti: di questi, a oggi ne sono stati coperti circa 600. In pratica, non è stata completata l’immissione in ruolo».

Colpa di una graduatoria già in partenza non foltissima e anche di un impiego che non attrae più. «Sempre più spesso il lavoro ispettivo viene considerato un lavoro di responsabilità eccessiva in proporzione alla retribuzione. Il tema, ora, non è soltanto far entrare in servizio gli ispettori, ma anche farli restare», precisa. Sì, perché in un momento di contemporaneità di tanti concorsi, a parità di stipendio, c’è chi va a cercare il posto di lavoro il più vicino casa possibile.

Anche in Toscana, la situazione non è rosea: quello che sta meglio in termini di organico è l’Ispettorato d’area metropolitana di Firenze che però – spiega Cappellini – «è sotto organico di almeno il 50 per cento». Va peggio in altre zone della nostra regione, come ad esempio Carrara. «Per il territorio di Lucca sono entrati in servizio di recente quattro nuovi ispettori tecnici, prima ce n’era uno soltanto. A Carrara, sono attualmente 14 gli ispettori tra amministrativi e ispettivi e dei tre nuovi ingressi, due se ne sono andati».

Di una cosa, però, Cappellini è certa: il lavoro sicuro non può passare soltanto attraverso il controllo degli ispettori. «Non si può pensare che gli ispettori siano una sorta di baby sitter perché il nostro tessuto industriale è fatto da piccole e medie imprese – sottolinea –. Si stima che con il numero di ispettori che attualmente ci sono (compresi quelli di Inps, Inail e Asl) un’impresa in media riceve un controllo ogni 15 anni. Nel frattempo le aziende fanno in tempo a sparire ed è assolutamente impossibile, con questi numeri, non solo sanzionare le violazioni, ma anche prevenirle. Purtroppo vedo una scarsissima attenzione verso l’importanza dei controlli. L’idea comune, infatti, dovrebbe essere: “So che da un momento all’altro potrebbe arrivare l’ispettore e quindi mi impegno a essere in regola”». E per far comprendere quanta strada ci sia ancora da fare, l’ispettrice fa un esempio su tutti. «Servirebbe una vigilanza unica e forte, racchiusa in una sola struttura, come vorrebbe l’Unione Europea. A oggi, invece, l’Ispettorato del lavoro, che avrebbe dovuto inglobare le altre forze ispettive, non ha neppure una banca dati unica: ognuno ha la propria che non comunica con quella degli altri», conclude.

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Morto nello scavo a Lucca, l'ispettrice del lavoro: «Nelle aziende un controllo ogni 15 anni»

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23.03.2024

«Nella stessa azienda, la media è di un controllo ogni 15 anni». Micaela Cappellini è un’ispettrice del lavoro ed è anche la coordinatrice regionale toscana della Fp Cgil per l’Ispettorato. Ogni volta che sente di un nuovo – l’ennesimo – infortunio mortale sul lavoro, scuote il capo. Si potrebbe fare di più – spiega – ma ci vorrebbero almeno due cose: più personale (dunque nuove assunzioni) e soprattutto investimenti mirati.

In Toscana, come nel resto d’Italia, la lotta contro il lavoro irregolare è impari. «Poco meno di 300 ispettori del lavoro, tra ordinari e tecnici, in tutta la regione – sottolinea Cappellini – a fronte di un tessuto composto da 350 mila imprese».

Nel 2022, l’ultimo anno per il quale a oggi l’Ispettorato ha redatto il “Rapporto annuale delle attività di tutela e vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale”, quasi il 66 per cento delle imprese ispezionate da gennaio a dicembre – pari a 3.........

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