livorno

sport

LIVORNO. A pensarci bene questo ragazzone in apparenza burbero ma col cuore di zucchero, che litiga e fa pace, polemizza e si ribella alle ingiustizie e paga ma con la gratificazione di sentirsi un uomo libero, ricorda tanto “il portiere caduto alla difesa ultima vana. ..” nella poesia dove Umberto Saba riuscì a descrivere sì la solitudine e il dolore di un estremo difensore che subisce il gol della sconfitta, ma anche a fare emergere dal calcio la metafora della vita, con i suoi alti e bassi, che Luca Mazzoni ben conosce, alla soglia dei 40 anni, traguardo che taglierà il prossimo 29. Già, gli alti e bassi. «In fondo tutto questo fa parte della mia storia. È vero, quando ero più giovane il carattere impulsivo non mi ha aiutato. E sai, quando dici quello che pensi devi mettere in preventivo che puoi farne le spese...».

Ci ha sempre creduto

Luca in questa stagione, che lo vede preparatore dei portieri, non si è mai stancato di ripetere: “È un gruppo forte e unito, la squadra ha un bel potenziale ed ha solo bisogno di crescere...». Ecco, questo era il suo refrain, quando ormai c’era sconforto generalizzato. «Ho sempre creduto in questo Livorno perché vedo i ragazzi ogni giorno. A volte i pareggi con prestazioni eccellenti che non rendono merito danno ancora più carica, proprio quella che ci servirà a Gavorrano».

Arrivò dal Pontino

Babbo Giancarlo (ex dipendente sanità pubblica, nonché esponente sindacale e politico della sinistra) ha frequentato campetti e pure fatto l’allenatore nel rione Fiorentina. Uno zio di Luca, Roberto, era bravissimo, ma fu bloccato da un infortunio. «Non ho mai avuto pressioni. Il mio non era uno dei quei genitori stressanti, anzi...».

Falorni, Bellinelli, Franzon

A portarlo nel Livorno fu Eolo Falorni. «Avevo 12 anni quando indossai la mia prima maglia amaranto e fu per merito suo, bravissimo talent scout...». Ha anche un gran ricordo di Renato Bellinelli, ex saracinesca amaranto (10 stagioni, 237 presenze, ndr) . «Renato era un uomo che sapeva insegnare il ruolo di portiere, era paziente ed educato, lo porto nel cuore, anche se non lo vedo da un po’di tempo». Un altro tecnico a cui Luca è affezionato è Roberto Franzon: «Altra persona perbene. Mi aiutò molto da ragazzino e gliene sarò sempre grato. Lo mandarono via perché aveva visto in Giorgio Chiellini un centrale difensivo, non un esterno. Aveva ragione lui...».

Una delle bandiere

Luca è passionale, protettivo nei confronti della squadra e dei portieri che allena. Ricordo una (mia) intervista a Igor Protti dove sosteneva che lui continuava a credere nelle “bandiere”, anche se il calcio ormai andava in un altro verso. Le “bandiere” diminuiscono ma resistono. Luca Mazzoni è uno dei giocatori-cardine: sei anni di giovanili, dieci campionati, 175 presenze (senza Coppe, play off e out) , ha indossato la maglia in serie A, B, C e in Eccellenza. «Uno dei ricordi più belli? Il debutto in serie A a Messina nell’ultima giornata di campionato il 29 maggio del 2005...».

La sorpresa-Donadoni

Poi mette a fuoco la memoria: «Avevamo affrontato il primo anno di serie A, dove eravamo tornati dopo 55 anni. Noi e il Messina già salvi, ma non pensavo di giocare. Invece Donadoni, un tecnico preparato e un gentiluomo per i rapporti che sapeva tenere con la squadra e non solo, il sabato sera mi dette la notizia che avrei debuttato e stentai ad addormentarmi...».

Le mie 5 promozioni

«Della mia carriera sono soddisfatto. Ancor più se penso che con questa maglia ho vinto 4 campionati, due di B con Acori e Nicola, uno di serie C con Sottil, e l’altro, quello con Mazzarri. E ci aggiungo anche quello di Eccellenza».

C’è assoluzione piena

Nel campionato 2018-19 deve fermarsi. Positività dopo Lecce-Livorno, 17 febbraio e arriva la squalifica per doping di 4 anni, ma ill 4 marzo 2020 la pena viene dimezzata. Una settimana fa, invece, c’è stata l’assoluzione piena, la quantità di cocaina era talmente minima e da contatto che non serviva neppure ad aumentare la prestazione. Fine della storia. «Ho sempre tenuto un profilo basso su questa vicenda e continuo a farlo. Però che sono stato assolto sia per la giustizia sportiva che per quella ordinaria ci tengo che si sappia». E nello spogliatoio è stato fatto un brindisi: «I ragazzi sono stati eccezionali».

Progetti per il futuro

Mazzoni ormai è ritenuto uno dei preparatori dei portieri più competenti. «La mia carriera è tracciata, mi realizzo a seguire questa strada». Questa estate frequenterà il corso a Coverciano per il brevetto Uefa-Pro e con quello potrà operare in tutte le realtà, dai dilettanti sino alla serie A. Insomma, come insegna Umberto Saba, se da una parte un portiere piange, nell’altra porta ce n’è uno che festeggia. Gli alti e i bassi della vita. Ma ora, per Luca, è tempo di sorrisi (e rivincite).

© RIPRODUZIONE RISERVATA


QOSHE - «Questo è un Livorno come me. Siamo pronti a ogni battaglia» - Sandro Lulli
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

«Questo è un Livorno come me. Siamo pronti a ogni battaglia»

7 20
14.03.2024

livorno

sport

LIVORNO. A pensarci bene questo ragazzone in apparenza burbero ma col cuore di zucchero, che litiga e fa pace, polemizza e si ribella alle ingiustizie e paga ma con la gratificazione di sentirsi un uomo libero, ricorda tanto “il portiere caduto alla difesa ultima vana. ..” nella poesia dove Umberto Saba riuscì a descrivere sì la solitudine e il dolore di un estremo difensore che subisce il gol della sconfitta, ma anche a fare emergere dal calcio la metafora della vita, con i suoi alti e bassi, che Luca Mazzoni ben conosce, alla soglia dei 40 anni, traguardo che taglierà il prossimo 29. Già, gli alti e bassi. «In fondo tutto questo fa parte della mia storia. È vero, quando ero più giovane il carattere impulsivo non mi ha aiutato. E sai, quando dici quello che pensi devi mettere in preventivo che puoi farne le spese...».

Ci ha sempre creduto

Luca in questa stagione, che lo vede preparatore dei portieri, non si è mai stancato di ripetere: “È un gruppo forte e unito, la squadra ha un bel potenziale ed ha solo bisogno di crescere...». Ecco, questo era il suo refrain, quando ormai c’era sconforto generalizzato. «Ho sempre creduto in questo Livorno perché vedo i ragazzi ogni giorno. A volte i pareggi........

© Il Tirreno


Get it on Google Play