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LIVORNO. Leggi Danko e ti viene in mente Arnold Schwarzenegger, massiccio, impavido e invincibile capitano dell’esercito russo in missione negli Usa in un film di fine anni Novanta, girato sui titoli di coda di glasnost e perestrojka di gorbaciana memoria, un anno prima della caduta del Muro di Berlino (1989).

Il nostro Danko invece, è sì un piccolo Superman di 193 centimetri che al debutto in campionato in Valdarno ha sfoggiato parate superlative e incassato colpi proibiti sotto gli occhi impassibili di quell’arbitraccio cartellinomane a senso unico, ma è anche un ragazzo dolce e equilibrato, umile e laborioso.

Rileggi il nome: Danko Ciobanu, anni 18, e pensi che la società amaranto lo abbia acquistato da qualche società dell’Est. Macché: il nostro diciottenne Danko è nato a Capoliveri, Elba. Uno splendido paese-terrazza sul mare del quale si erano innamorati, tra gli altri, anche il mitico apneista francese Jaques Mayol, acerrimo rivale del siracusano Enzo Maiorca (per cui tifavo) e il cantante-scrittore di successo Giorgio Faletti, astigiano ma diventato elbano a tutti gli effetti, perché sull’isola trovava spunti, ispirazione e serenità girando in moto al tramonto sulla costa a strapiombo sul blu, per poi scrivere pagine intense.

Dalla Moldavia all’Elba

Anche i genitori di questo giovane portiere s’innamorarono dell’Elba. «Sai, mio padre e mia madre nel 1997, quando avevano 17 anni, lasciarono la Moldavia in cerca di lavoro. Entrambi erano innamorati dell’Isola e volevano crearsi un futuro là. Non ci crederai ma si conobbero proprio sul traghetto che li portava da Piombino a Portoferraio, perché prima non si erano mai visti...».

Eugeniu fa il giardiniere, Oxana ha smesso di fare l’estetista da poco: da diversi anni si sono separati e continuano a vivere a Capoliveri.

Il dramma di Anna

Danko è rimasto scosso a lungo per la morte della sorellina Anna, 8 anni, volata in cielo pochi mesi fa dopo tre anni di lotta col male. Si stringe nelle spalle con indosso la tuta amaranto numero 27: «Uno strazio. Io che ho sempre vissuto con mia madre, andai a vivere con mio padre perché mamma doveva dedicarsi a mia sorella. Sì, un momento non facile, a volte mi chiedo se mi sarei perso senza questa passione immensa per il calcio...».

Centro Coni di Tirrenia, è appena terminata la seduta mattutina: relax, pranzo, due ore di riposo e sotto per la seconda parte di allenamento. Giancarlo Favarin ha appena dato il rompete le righe agli amaranto nella grande sala ristorante e si mette da una parte a discutere con il direttore sportivo Raffaele Pinzani. Il presidente Joel Esciua ingaggia una partita a biliardino con Elia Menga. Bella atmosfera, volti distesi, serenità.

Non lo volevano n.1

Un tavolo, due sedie accanto a una grande vetrata. «Ho sempre voluto fare il portiere, ma nelle giovanili del Capoliveri l’allenatore mi faceva giocare mezz’ala o esterno. E io: “Mister ma io sono un portiere”. E lui: “Macché portiere, saresti sprecato...». E allora? «Un giorno – racconta Danko – la società lo ha esonerato e prima che arrivasse il nuovo tecnico, Andrea Costa, mi sono messo d’accordo con tutti i compagni e lo abbiamo convinto a mettermi tra i pali. Poi mi chiamò l’Audace di Portoferraio che mi impiegava sia nelle giovanili che con la prima squadra in Prima categoria e mi sono fatto le ossa...».

Il Livorno e Mazzoni

Il suo procuratore è Michele Gelsi, ex amaranto ma soprattutto una lunga carriera da mediano tra A e B con Fiorentina, Parma Pescara, Udinese. Spiega: «L’anno scorso sono approdato alla Juniores amaranto guidata da Mirco Brilli, con Luca Mazzoni allenatore dei portieri. Giuro, ho faticato tanto per farmi apprezzare; poi verso metà campionato mi hanno lanciato in squadra, ho preso fiducia ed eccomi qui. Però – prosegue – devo dire che devo tutto a Luca. Da lui ho imparato e continuo ad imparare continuamente. Lui mi ha dato morale e incoraggiato anche nei momenti più brutti, è un vero professionista che tra l’altro ci fa allenare duramente ma in maniera varia e mirata».

Le botte di domenica

Ha il labbro inferiore spaccato. Gli dico: hai visto quel centravanti come ti ha colpito col gomito dopo che già lo avevi anticipato in uscita? «Che vuoi farci, il nostro ruolo è rischioso dobbiamo mettere tutto in conto». Ti hanno riempito di botte, anche nella ripresa e l’arbitro non ha mai ammonito. «Esatto. Ho ricevuto diversi colpi, ma in alcune circostanze, dopo che siamo rimasti in nove, restavo giù apposta perché davo retta ai compagni: si doveva prendere fiato, alla faccia dell’arbitro e degli avversari...». Continua: «A vedermi c’era mia madre col suo compagno. La sua presenza mi ha dato la carica. Amo tantissimo i miei genitori, mio padre adesso si trova nella sua città a Orhei, in Moldavia, verrà presto anche lui». Domenica col Trestina a Citta di Castello potrebbe tornare in panchina. «Nessun problema, io mi alleno, cerco di farmi trovare pronto. Tutti noi sappiamo che mister Favarin ogni domenica deve fare gli incastri con le quote, tanto più adesso con tutti questi assenti. Questo è un campionato complesso e difficile...».

Scuola, miti, Juve e hobby

Danko Ciobanu è anche un ragazzo modello che frequenta la quinta geometri. «Solo che quest’anno ho dovuto iscrivermi a una scuola privata perché con gli impegni col Livorno non potevo frequentare, però studio molto in quanto dovrò sostenere la maturità». Parla dei portieri che predilige. «Per anni ho seguito il tedesco Manuel Neuer, 37 anni, Bayern Monaco e nazionale. Poi Luca mi ha fatto capire che è meglio studiare Guglielmo Vicario, 27, ora al Tottenham, lanciato da Cagliari e Empoli». Squadra del cuore: «Da sempre Juve, da sempre tifo Allegri». Sorride: «Renderemo vita difficile all’Inter». Non ha hobby particolari, segue i social, si aggiorna col telefonino. «Il mio cantante preferito è Sfera Ebbasta...». Gli dico: tutta una parola? Una o due b? Prendi la penna e scrivimelo tu perché non ci riesco... «Guarda è scritto così, dai, è bravo, è un rapper, sai quello che dice?». Per amore del cielo, Danko, lascia perdere... Una risata, batte il cinque e va a pranzo questo ragazzone futuro geometra e futuro campione che è già un vanto anche a Capoliveri, con l’Amministrazione che ha voluto congratularsi con lui sui propri canali ufficiali.


QOSHE - Anche il Livorno ha il suo Danko «Devo tutto a Luca Mazzoni» - Sandro Lulli
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Anche il Livorno ha il suo Danko «Devo tutto a Luca Mazzoni»

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14.12.2023

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LIVORNO. Leggi Danko e ti viene in mente Arnold Schwarzenegger, massiccio, impavido e invincibile capitano dell’esercito russo in missione negli Usa in un film di fine anni Novanta, girato sui titoli di coda di glasnost e perestrojka di gorbaciana memoria, un anno prima della caduta del Muro di Berlino (1989).

Il nostro Danko invece, è sì un piccolo Superman di 193 centimetri che al debutto in campionato in Valdarno ha sfoggiato parate superlative e incassato colpi proibiti sotto gli occhi impassibili di quell’arbitraccio cartellinomane a senso unico, ma è anche un ragazzo dolce e equilibrato, umile e laborioso.

Rileggi il nome: Danko Ciobanu, anni 18, e pensi che la società amaranto lo abbia acquistato da qualche società dell’Est. Macché: il nostro diciottenne Danko è nato a Capoliveri, Elba. Uno splendido paese-terrazza sul mare del quale si erano innamorati, tra gli altri, anche il mitico apneista francese Jaques Mayol, acerrimo rivale del siracusano Enzo Maiorca (per cui tifavo) e il cantante-scrittore di successo Giorgio Faletti, astigiano ma diventato elbano a tutti gli effetti, perché sull’isola trovava spunti, ispirazione e serenità girando in moto al tramonto sulla costa a strapiombo sul blu, per poi scrivere pagine intense.

Dalla Moldavia all’Elba

Anche i genitori di questo giovane portiere s’innamorarono dell’Elba. «Sai, mio padre e mia madre nel 1997, quando avevano 17 anni, lasciarono la Moldavia in cerca di lavoro. Entrambi erano innamorati dell’Isola e volevano crearsi un futuro là. Non ci crederai ma si conobbero proprio........

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