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ALTOPASCIO. Da lassù ci scusi Humphrey Bogart se parafrasiamo una sua celebre frase sulla stampa nel film “L’Ultima minaccia”: Questo è il Livorno, bellezza, e non puoi farci niente. E dalle “rotative” dello stadio Altopascio esce una squadra tosta, quadrata, combattiva e adatta alla serie D. E quando Andrei Tanasa mette dentro la palla della vittoria e della svolta, della felicità e del delirio, nella tribunetta occupata da duecento ultrà e da tifosi con famiglie, succede di tutto: vedi volare bicchieri di birra e bottigliette, tappi e sciarpe, mentre i fumogeni colorano tutto d’amaranto.

Gioia e commozione

E le bandierone al vento sembrano stupendi deltaplani che annunciano il decollo di una squadra finalmente capace di spezzare le catene che le impedivano di decollare. Sì, si decolla, si vola. Le squadre davanti ora cominciano a intravedere la sagoma della formazione di Fossati: avranno gufato dinanzi alla tv e ci sono rimaste male. Gioia, brividi, commozione: vedi persone con i capelli bianchi che si mettono le mani sul viso per nascondere le lacrime; ragazzi che saltano e si abbracciano e sembrano canguri sui gradoni. Pare di rivivere Treviso: lo so bene che il paragone non regge, ma i tifosi hanno tanta voglia di prendersi rivincite e sognare.

La festa Joel Esciua

E così si vive una dolce follia che contagia anche il presidente Joel Esciua, che abbraccia tutti quelli che gli vengono a tiro come fosse al Carnevale di Rio: l’Omone grida e sorride, manda le braccia al cielo, batte il cinque con Massimiliano Casali, il suo braccio destro. Poi altri 20’di sofferenza, grida di gioia strozzate quando per due volte il debuttante Rossetti fallisce da posizione invitante (però questo è uno tosto) . Poi la fine: una bolgia. La tribuna traballa, la piccola tifoseria locale guarda con gli occhi spalancati, ma anche con ammirazione questo amore allo stato puro.

Arriva la squadra sotto la tribuna, tutti alla rete: «Grandi, siete grandi! ». E mentre più d’uno chiede la maglia ci precipitiamo negli spogliatoi. Prima c’imbattiamo in Corrado Nastasio, sempre presente col Club Il Porto. Grida: «Bravi, siamo partiti lenti ma poi abbiamo dominato e dovevamo farne anche tre o quattro!».

E l’Omone si commuove

Gli amaranto rientrano negli spogliatoi, scoppia la festa. Sfogano la tensione, cristallizzano la gioia con urla disumane. Esciua va a congratularsi nello stanzone e parte il coro: “Premio, premio...”. Quando esce il presidente, felice, ha la camicia celeste fradicia per gli schizzi d’acqua minerale: «Troppo forti, troppo bravi...», commenta in estasi. Si apparta un attimo, chiama la moglie: «Amore abbiamo vinto, grande partita...», parole rotte dall’emozione e ti sorprende vedere l’Omone felice come un bambino. Mi fa venire in mente quando il povero tecnico Giuliano Zoratti chiamava la madre con quei primi cellulari mastodontici e poi chiudeva con un «Mandi mandi...» da buon friulano.

Joel si ricompone, torna nei panni dell’uomo dei numeri: «È la seconda volta che vinciamo e scavalchiamo i nostri avversari, abbiamo fatto come col Ghivizzano. E questa era la nostra bestia nera...». Annuisce il tecnico in seconda Roberto Correale, ex Sanremese: «I ragazzi stanno scoprendo la loro forza, ci abbiamo lavorato tanto su questo aspetto...».

Si sfoga Fabio Fossati

Sbuca dallo spogliatoio anche il tecnico Fabio Fossati, un “ecce homo”: affaticato, sudato, la fronte che zampilla, ma di una felicità incontenibile. «Sai quanto abbiamo lavorato su quella punizione che ci ha dato il raddoppio? L’abbiamo preparata bene e tradotta perfettamente: il lancio, il blocco, l’inserimento...». Grande squadra nella ripresa. «Vero, vero, stiamo bene, bravi anche senza tanti titolari». Saluta. «Vado a fare una doccia prima di andare in conferenza stampa». L’addetto stampa Gianni Tacchi capisce l’evento, dà il via libera: chi vuole parli.

Tanasa uomo ovunque

Andrei è soddisfatto ma si controlla. Domanda: «Sei sempre al posto giusto nel momento giusto...». Duccio Brenna scherza: «Solo fortuna...». Tanasa sta al gioco: «Sì, fortuna...». Poi analizza la rete: «Ci ho creduto, era un’azione già provata, sono andato sul secondo palo...». Sei un centrocampista, ma brilli in difesa e poi fai anche l’attaccante... «Per me l’interesse della squadra viene prima di tutto. Io sono un centrocampista, non avevo mai fatto il difensore puro. Mi hanno chiesto di farlo e do tutto me stesso. Poi con l’esperienza riesco anche ad infilarmi nei corridoi giusti. La verità è che stiamo crescendo tutti».

Cesarini e Camara

C’era anche Alessandro Cesarini, arrivato da Sarzana. Stampella e via. S’appoggia al muro degli spogliatoi, partecipa alla festa: «Visto? Porto bene, due su due, consecutive...», spara il Mago che progredisce. «Dai non mi lamento, tra un po’ potrò appoggiare il piede...». Alpha Camara riceve i complimenti dal presidente che gli dice: «C’était bien...», sei stato bravo. Il ragazzo sorride, lo abbraccia ringrazia: «Merci mon président...». E se ne va a fare la doccia con la faccia sognante.

Mazzoni e il suo poker

Ora, Luca Mazzoni, ne ha quattro da allenare, con Lorenzo Facchetti che ha ben debuttato. «Ho la fortuna di seguire quattro ragazzi intelligenti. Sono contento di come crescono. E di come cresce tutta la squadra. Non era facile riemergere dopo essere andati in svantaggio. È stato fondamentale il rigore di Giordani. Vedi come contano gli episodi? Ora spetta a noi continuare così...».

Basta morti sul lavoro

Il pullman amaranto comincia a caricare. Il magazziniere Massimiliano Lucignano, Baba per gli amici, batte il cinque a tutti: «Ragazzi, ora faremo paura a tutti...». Si rientra. Tornano in mente decine di cori della Curva Nord mobile. Uno su tutti: «Basta morti sul lavoro, basta morti sul lavoro...». E lo gridavano anche tutti i tifosi presenti: la strage della vergogna nel cantiere di Firenze ha scosso le coscienze. Anche questo è il Livorno (e i suoi tifosi) , bellezza, e non puoi farci niente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Che bella festa di compleanno

7 0
18.02.2024

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ALTOPASCIO. Da lassù ci scusi Humphrey Bogart se parafrasiamo una sua celebre frase sulla stampa nel film “L’Ultima minaccia”: Questo è il Livorno, bellezza, e non puoi farci niente. E dalle “rotative” dello stadio Altopascio esce una squadra tosta, quadrata, combattiva e adatta alla serie D. E quando Andrei Tanasa mette dentro la palla della vittoria e della svolta, della felicità e del delirio, nella tribunetta occupata da duecento ultrà e da tifosi con famiglie, succede di tutto: vedi volare bicchieri di birra e bottigliette, tappi e sciarpe, mentre i fumogeni colorano tutto d’amaranto.

Gioia e commozione

E le bandierone al vento sembrano stupendi deltaplani che annunciano il decollo di una squadra finalmente capace di spezzare le catene che le impedivano di decollare. Sì, si decolla, si vola. Le squadre davanti ora cominciano a intravedere la sagoma della formazione di Fossati: avranno gufato dinanzi alla tv e ci sono rimaste male. Gioia, brividi, commozione: vedi persone con i capelli bianchi che si mettono le mani sul viso per nascondere le lacrime; ragazzi che saltano e si abbracciano e sembrano canguri sui gradoni. Pare di rivivere Treviso: lo so bene che il paragone non regge, ma i tifosi hanno tanta voglia di prendersi rivincite e sognare.

La festa Joel Esciua

E così si vive una dolce follia che contagia anche il presidente Joel Esciua, che abbraccia tutti quelli che gli vengono a tiro come fosse al Carnevale di Rio: l’Omone grida e sorride, manda le braccia al cielo,........

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