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LIVORNO. Alpha ha lo sguardo pulito, il sorriso sincero e i modi gentili: sembra uno dei personaggi cari al regista Matteo Garrone in "Io capitano"; oppure ricorda il ragazzo migrante nel libro "Mare al mattino", uscito dalla fantasia dell'inarrivabile Margaret Mazzantini. Parla in francese, sorride e intreccia le mani ben curate; talvolta abbassa lo sguardo per timidezza, però dentro ha una forza incredibile questo ventenne nato in Guinea, a Conakry, che da quando ha sette anni vive nel cuore della Francia, ad Anger, col padre Mamadou che ripara cellulari e il fratello Aboubacar che gioca a calcio: «Voglio arrivare, voglio affermarmi, voglio crearmi un futuro col calcio per aiutare i miei genitori. E voglio farlo qui a Livorno, una città che imparo a conoscere e amo ogni giorno di più. Sì, davvero, il mio obiettivo è quello di restare qui e vincere uno, due campionati...".

Gli manca la madre

Poi s'intristisce, si lascia andare a un attimo di sconforto e confida - con la traduzione del presidente Joel Esciua.

«Mia madre è rimasta in Guinea, non l'abbraccio da 13 anni. E mi manca tanto. Sì, la vedo quasi ogni giorno con la videochiamata - spiega il ragazzo -. Però da quando con mio padre siamo emigrati in cerca di lavoro non sono più stato a Conakry. E le ho promesso che ci tornerò quando mi sarò affermato e potrò comprarle tutto ciò di cui ha bisogno...»

Ama la società

I sentimenti, il cuore, i sogni. La sede del Livorno è inondata di luce, le coppe luccicano nel fascinoso armadio della memoria amaranto riportato ad antico splendore dal Club Magnozzi del presidente Fernandez; Alpha le osserva con curiosità: "Mi sono appassionato alla storia del Livorno, ho letto molto dei campionati, della serie A, di tante vicende anche non belle ed inizio a sentirmi parte della società. E' stata dura lasciare mio padre e mio fratello ad Anger, mio padre prima di farmi partire mi insegnò a cucinare. Però nei momenti di tristezza mi dico che i sacrifici che sopporto adesso mi porteranno a ottenere ciò che voglio".

Il suo mito Arnold

Scuote le treccine. "Come Gullit? No, ho lo stesso taglio di Alexander Arnold, il campione del Liverpool e della nazionale inglese (viste le foto, identici anche nel fisico, ndr) . Non vi siete accorti che anch'io gioco col numero 66? L'ho chiesto apposta e meno male che era libero. Io mi ispiro a lui, lo studio in televisione è il più grande terzino destro al mondo, secondo me».

"Devo migliorare"

Quando Camara parte fa il vuoto. Deve solo imparare a scattare nei momenti giusti e rientrare prima di essere tagliato fuori. "Il tecnico Fossati mi sta insegnando la fase difensiva, così come faceva Favarin. Spesso ferma il gioco e tramite il suo vice che parla francese mi dice come comportarmi. Però mi dice anche che faccio bene a partire sulla fascia. Voglio migliorare nei cross e nel tiro, mi aiuta tanto studiare Arnold" . Poi confida: "Vorrei diventare forte, veloce e bravo di piede come mio fratello Aboubacar. Lui ha 24 anni, era una vera promessa del calcio francese ma ora gioca in una categoria bassa perché ha subito un grave infortunio alla caviglia. E' bravissimo, credo che ce la farà a tornare nel calcio che conta".

Ivan e Nardi amici

Lega molto con l'irlandese Ivan Savshak (col quale divide l'appartamento in via San Carlo) e col fiorentino Nicolò Nardi: «Facciamo un sacco di risate, sono simpatici. Però quando siamo in campo riusciamo a dare il massimo: siamo davvero concentrati e motivati. Ivan ha avuto un problema al ginocchio ma dalla prossima settimana potrà riprendere».

Natale nero

La notte di Natale, verso la mezzanotte, squillò il telefono di Gianni Palumbo: «Sono Alpha, sto male corri subito». Palumbo chiamò immediatamente l'ambulanza, corsa al Pronto soccorso. Visite, analisi: alle 6 del mattino erano ancora in ospedale. Si trattava di un disturbo gastroenterico. Pochi giorni dopo, Camara, in allenamento rimedia una botta al ginocchio: tre settimane fuori. Con Palumbo a portarlo a fare vari accertamenti. «Quando domenica sono entrato in campo avevo una motivazione incredibile, ho troppo sofferto a stare fuori. Col Ponsacco meritavamo la vittoria, la rete di Tenkorang era buona, non aveva fatto fallo sul portiere». Ha sentito gli applausi dei tifosi: «Sento che mi vogliono bene, mi danno grande carica, non vorrei mai deluderli».

"Ce la faremo"

Alpha Camara è convinto: «Siamo un gruppo forte, sinora non siamo riusciti a dimostrarlo ma sento che sta per finire quel periodo e che ne inizierà un altro, anche a cominciare dalla trasferta a Sansepolcro. Siamo tutti motivati, tutti concentrati il campionato è tutto da giocare».

Il cibo e la scuola

Camara all'inizio era in difficoltà perché non trovava carne halal spesso venduta solo nelle macellerie islamiche, perché deve essere preparata secondo i precetti del Corano. «Ho trovato il posto, mangio anche molto pollo halal, lo cucino come mi ha insegnato mio padre". Il lunedì mattina e il giovedì invece va a scuola di italiano: "Qualche parola inizio a capirla, devo migliorare per sentirmi autonomo e anche a capire compagni e allenatore». Corri ragazzo, corri. Scommettiamo che ce la fai? Per te, i tuoi genitori e tuo fratello. E per il Livorno.

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QOSHE - Ritratto di Alpha Camara tra la Guinea, la mamma e i sogni: «Voglio affermarmi col Livorno» - Sandro Lulli
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Ritratto di Alpha Camara tra la Guinea, la mamma e i sogni: «Voglio affermarmi col Livorno»

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26.01.2024

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LIVORNO. Alpha ha lo sguardo pulito, il sorriso sincero e i modi gentili: sembra uno dei personaggi cari al regista Matteo Garrone in "Io capitano"; oppure ricorda il ragazzo migrante nel libro "Mare al mattino", uscito dalla fantasia dell'inarrivabile Margaret Mazzantini. Parla in francese, sorride e intreccia le mani ben curate; talvolta abbassa lo sguardo per timidezza, però dentro ha una forza incredibile questo ventenne nato in Guinea, a Conakry, che da quando ha sette anni vive nel cuore della Francia, ad Anger, col padre Mamadou che ripara cellulari e il fratello Aboubacar che gioca a calcio: «Voglio arrivare, voglio affermarmi, voglio crearmi un futuro col calcio per aiutare i miei genitori. E voglio farlo qui a Livorno, una città che imparo a conoscere e amo ogni giorno di più. Sì, davvero, il mio obiettivo è quello di restare qui e vincere uno, due campionati...".

Gli manca la madre

Poi s'intristisce, si lascia andare a un attimo di sconforto e confida - con la traduzione del presidente Joel Esciua.

«Mia madre è rimasta in Guinea, non l'abbraccio da 13 anni. E mi manca tanto. Sì, la vedo quasi ogni giorno con la videochiamata - spiega il ragazzo -. Però da quando con mio padre siamo emigrati in cerca di lavoro non sono più stato a Conakry. E le ho promesso che ci tornerò quando........

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