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LIVORNO. C’è un luogo magico a Livorno, che da qualche anno raccoglie arte e bellezza. Uno spazio ricavato da una vecchia attività, una tipografia di famiglia, che sfida le leggi del tempo e viaggia spedito controcorrente.

In un periodo storico in cui si tende a semplificare, lì si tende ad approfondire. Un presidio in un luogo particolarmente complesso della città, che tiene accesa una luce sull’energia positiva, tipica della stirpe labronica. È la galleria “Extra Factory” in via delle Pina d’Oro, che si affaccia su piazza della Repubblica, quella che i nostri vecchi chiamano “il Voltone”.

Deus ex machina dell’ambizioso progetto è Fabrizio Razzauti, fotografo e gallerista, certo, ma anche mirabile organizzatore di eventi speciali. «Sono una persona che ha sempre avuto una passione, ereditata un po’ dai nonni un po’ dai genitori, la passione per l’arte, in particolare quella fotografica - racconta-. E ho avuto la fortuna di incontrare nel percorso scolastico prof che mi hanno sempre indirizzata verso le materie artistiche. Poi, il fatto di frequentare la tipografia da piccolo, imparando le varie sfaccettature della grafica, ha fatto il resto. Ricordo che ai tempi ci passavano quei pittori livornesi che riuscivano a campare dipingendo, e da nonno andavano a stampare i cataloghi. Sono cose che ho sempre respirato». Studi universitari e scoperta della fotografia, la rampa di lancio.

«Ai tempi dell’università ho studiato marketing, materia collegata all’immagine; così ho portato avanti il discorso studio e passione contemporaneamente. La prima macchina digitale riuscii a comprarmela in quel periodo grazie ad alcuni lavoretti: era una Olympus compattina. Si parla di 25 anni fa. E siccome la passione cresceva sempre di più, sono passato presto a cose più professionali. Proseguendo nella crescita anche nel periodo del “lavoro fisso”, parallelo che ho mantenuto fino al 2021, per una multinazionale francese».

Poi la scelta difficile di lasciare il certo per l’incerto. «Ho capito che arte e fotografia tornavano sempre a sussurrarmi, senza fare tanti giri. E quindi il passaggio di lasciare il lavoro sicuro e guadagnarci in salute mentale. Liberandomi di un certo stress, immergendomi nel mondo dell’arte, ben più rilassante. Chi viene in galleria viene per un piacere, ed è sempre bello avere a che fare con gli artisti, gente fuori della norma: lavoro più di prima ma divertendomi». Come detto Razzauti è un abile fotografo. «Fino al 2012 sempre autodidatta, fidandomi del mio occhio. Quell’anno invece ho fatto il corso di fotografia di scena, in cui mi sono appassionato al ritratto fotografico, al Goldoni col maestro Bonciani».

Ma ecco che arrivano inattesi problemi di salute. «Fui costretto a casa per un anno e mezzo. Allora mi costruii un piccolo studio fotografico in una stanza. A chi veniva a trovarmi gli scattavo il ritratto e così mi sono specializzato nel genere». Poi il progetto vincente. «Una combinazione di fattori, come capita quando fai progetti che poi hanno un successo inaspettato. Cominciato quasi per gioco, reduce dalla clausura. La passione per Modigliani che avevo dall’ 84, anno delle celebri teste nei fossi; e la conoscenza del fotoritocco, coi primi programmi photoshop. Unendo queste cose il risultato fu bello. Di ritratti sui social, infatti, se ne vedevano tanti, parecchi fatti bene. Avevo dunque bisogno di metterci del mio, personalizzare. Ci sono riuscito, andando a modificare i ritratti, con i capisaldi di Modì».

Nasce così “Modiglianizzati”, tra gioie e “dolori”. «C’è stato il plagio del format in occasione del centenario. Ne fui dispiaciuto perché il progetto aveva avuto successo anche a livello internazionale, vincendo premi ambìti. Uno scudo, e pensavo che a livello etico le persone non andassero a toccare cose già fatte da me. Ma questo signore fu osannato su testate nazionali, come uomo dall’idea geniale, quando invece l’idea geniale era stata la mia, sei anni prima». Poi la magica ristrutturazione. «L’idea di trasformare la vecchia tipografia in luogo espositivo c’era da anni: quando mio padre è andato in pensione e la tipografia non aveva più un futuro. Il tempo di ristrutturare i locale, e nel 2019 a luglio abbiamo aperto con la prima mostra. Sempre con un occhio alle arti visive e alla fotografia. Ed è andata subito alla grande. Poi c’è stato lo stop del covid. E da dicembre 2021 abbiamo aperto in modo regolare con mostre una dietro l’altra portando anche artisti da fuori che piano piano si accorgono del nostro spazio». Adesso le vedute sono larghe. «Questi primi anni - conclude Razzauti- ci siamo radicati, anche se a Livorno fare rete è difficile. Ora guardiamo dove ci sono possibilità di esportare i nostri artisti e anche di importarne da fuori. Dobbiamo cercare di avere osmosi con la nazione, e non essere solo paese».

QOSHE - Livorno, lascia il posto fisso e trasforma in arte la storica tipografia: «Era il mio sogno» - Simone Fulciniti
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Livorno, lascia il posto fisso e trasforma in arte la storica tipografia: «Era il mio sogno»

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04.03.2024

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LIVORNO. C’è un luogo magico a Livorno, che da qualche anno raccoglie arte e bellezza. Uno spazio ricavato da una vecchia attività, una tipografia di famiglia, che sfida le leggi del tempo e viaggia spedito controcorrente.

In un periodo storico in cui si tende a semplificare, lì si tende ad approfondire. Un presidio in un luogo particolarmente complesso della città, che tiene accesa una luce sull’energia positiva, tipica della stirpe labronica. È la galleria “Extra Factory” in via delle Pina d’Oro, che si affaccia su piazza della Repubblica, quella che i nostri vecchi chiamano “il Voltone”.

Deus ex machina dell’ambizioso progetto è Fabrizio Razzauti, fotografo e gallerista, certo, ma anche mirabile organizzatore di eventi speciali. «Sono una persona che ha sempre avuto una passione, ereditata un po’ dai nonni un po’ dai genitori, la passione per l’arte, in particolare quella fotografica - racconta-. E ho avuto la fortuna di incontrare nel percorso scolastico prof che mi hanno sempre indirizzata verso le materie artistiche. Poi, il fatto di frequentare la tipografia da piccolo, imparando le varie sfaccettature della grafica, ha fatto il resto.........

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