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Livorno È la serie del momento, quella di cui tutti parlano. Sulla piattaforma Netflix sta riscuotendo un successo clamoroso, per un motivo molto semplice: è bellissima, curata nei dettagli, recitata in modo impeccabile e sviluppata in un bianconero affascinante che più affascinante non si può.

Stiamo parlando di “Ripley”, produzione americana, tratta dal libro di Patricia Highsmith “Il talento di mister Ripley” (già ispirazione per un film di Anthony Minghella ndr) , in otto puntante dirette da Steven Zaillan e interpretate da Andrew Scott, Johnny Flynn, la superba Dakota Fanning, John Malkovich e uno stuolo di bravi interpreti italiani.

Tra i quali il livornese Emanuele Barresi, che dà vita a Ugo, il maggiordomo di Tom Ripley, nelle parti ambientate a Venezia. Una partecipazione che avrebbe potuto essere più amplia, se al montaggio alcune scene, come spesso accade, non fossero state eliminate.

«Ci sono stati alcuni tagli – spiega l’attore che sta assistendo con piacere al successo della serie – ma va bene così. Sono molto felice di esserci, e per le manifestazioni di affetto che mi stanno arrivando da parte di chi l’ha vista».

In effetti non capita tutti i giorni di far parte di un cast di tale portata.

«Inizialmente ero stato contattato per un ruolo di barcaiolo- prosegue-, e mi impegnai a inviare il miglior provino possibile. Alla fine mi hanno chiamato per un altro».

Un mese a Venezia, servito e riverito all’Hotel Danieli, un’esperienza straordinaria, pur in tempi di pandemia.

«Beh, certo, non è cosa da tutti i giorni arrivare alla stazione ed essere ricevuto dal regista in persona, salire su un motoscafo e sbarcare al Danieli. Oppure la mattina consumare una colazione, luculliana, scherzando con la Fanning. O stimolare Scott a parlare italiano. E magari fare il tampone pre set a fianco di Malkovich».

Barresi, nei momenti dell’episodio in cui appare, l’ultimo, è perfettamente a suo agio nella parte, a conferma che la scelta del casting è stata azzeccata?

«Ci sono state delle cose divertenti successe su quel set davvero tranquillo e sereno. Ne racconto una che ha dell’assurdo: un operatore di ripresa che mi ha riconosciuto e ripetuto una battuta che avevo in Ovosodo».

Senta, ci racconta qualche altro aneddoto sulle riprese della serie?

«Io giravo nel grande palazzo in cui va a vivere il protagonista al suo arrivo in laguna. Una struttura pazzesca: stanze enormi, lampadari, quadri, mobili antichi, insomma strabiliante. Ero già lì quando arrivarono il regista e Andrew Scott e accogliendoli dissi “Welcome to my home”, e scoppiarono in una risata».

Barresi è rimasto colpito dalla personalità di Scott?

«Molto simpatico, è l’unico, insieme all’attrice che interpretava mia moglie, col quale ho interagito sulla scena: noi in italiano e lui in inglese, con un interprete sempre pronto in caso di necessità. Chiacchierando mi disse che era già stato a Venezia da ragazzo, a studiare. Conosce l’Italia».

Per non parlare dello spessore del lavoro su un set gestito dagli americani.

«Mi hanno trattato pari pari a Malkovich, alla stessa maniera. In quel sistema gli attori non sono solo attori, alle volte sono anche produttori. Fare l’attore è considerata cosa più importante che da noi, gli danno più peso».

Come detto tanti gli italiani impegnati, da Margherita Buy al fiorentino Maurizio Lombardi, che interpreta con maestria l’ispettore Ravini. Come si è trovato con loro?

«Maurizio lo conoscevo già. Lo avevo incontrato a Roma, amico di amici. Rivederci in quella circostanza è stato piacevole: ci siamo fatti i complimenti a vicenda; so che è stato molto bravo. Un tipo un po’particolare».

C’è stato comunque spazio anche per la nostalgia di casa?

«La mia compagna era in dolce attesa e sinceramente, a un certo punto, non vedevo l’ora di rivederla. Con l’attrice Vittoria Scognamillo, andammo in un negozio per l’infanzia a prendere un paio di scarpine per la nuova nascitura. Spendendo un sacco di soldi. Ma si sa. La città non è proprio economica».

Dopo questo boom, si vocifera che sia probabile la realizzazione di una seconda stagione della serie.

«Si, e dovrebbe ricominciare da Venezia – conclude Emanuele Barresi-. Non sarebbe affatto male, farsi qualche altro giorno da quelle parti». l

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QOSHE - Mister Barresi nella super serie Netflix: «Vi racconto i segreti (e il talento) di Ripley» - Simone Fulciniti
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Mister Barresi nella super serie Netflix: «Vi racconto i segreti (e il talento) di Ripley»

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27.04.2024

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Livorno È la serie del momento, quella di cui tutti parlano. Sulla piattaforma Netflix sta riscuotendo un successo clamoroso, per un motivo molto semplice: è bellissima, curata nei dettagli, recitata in modo impeccabile e sviluppata in un bianconero affascinante che più affascinante non si può.

Stiamo parlando di “Ripley”, produzione americana, tratta dal libro di Patricia Highsmith “Il talento di mister Ripley” (già ispirazione per un film di Anthony Minghella ndr) , in otto puntante dirette da Steven Zaillan e interpretate da Andrew Scott, Johnny Flynn, la superba Dakota Fanning, John Malkovich e uno stuolo di bravi interpreti italiani.

Tra i quali il livornese Emanuele Barresi, che dà vita a Ugo, il maggiordomo di Tom Ripley, nelle parti ambientate a Venezia. Una partecipazione che avrebbe potuto essere più amplia, se al montaggio alcune scene, come spesso accade, non fossero state eliminate.

«Ci sono stati alcuni tagli – spiega l’attore che sta assistendo con piacere al successo della serie – ma va bene così. Sono molto felice di esserci, e per le........

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