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MARINA DI CAMPO. «Quella notte d'estate, di 53 anni fa, avevo 16 anni ed ero in barca con mio fratello Giovanni e Michele Sandolo, nostro maestro di vita in fatto di pesca. Dovevano gettare le reti piano piano, nel massimo silenzio per prendere occhiate nei pressi degli scogli di Montecristo. Allora era consentito. Buio fitto, illuminato solo dalle stelle. Unico rumore il fruscio del mare calmo che accarezzava la roccia. Michele volle creare un po' di suspense dicendoci di quando alla sua isola di Ponza, era inseguito dai fantasmi! Ero teso ed emozionato. Poi all'improvviso una grande figura apparve e si gettò dagli scogli con grande fragore. Mi si gelò il sangue per la paura. Ma capii che era una foca monaca. Di rado gira ancora nell'Arcipelago».

Un episodio di vita di Silverio Avellino. Campese, ora settantenne, che in gioventù era appassionato di modellismo navale. Ma la sua vita è stata dedicata alla pesca, seguendo l'impegno del padre Giuseppe. «Sono del 1954 e da militare mi appassionai al modellismo navale. – spiega al Tirreno - Ero a Sarzana e realizzai un vero e proprio veliero. Poi ho proseguito creando navi antiche con le polene di legno e ho riprodotto modellini anche delle nostre tre barche. Cominciai giovanissimo, a 14 anni, con l'andar per mare insieme al babbo e a mio fratello. Abbiamo fatto tutto in maniera autonoma, non abbiamo mai avuto aiuti dallo Stato. L'imbarcazione più grande mia è stata di 26 metri e fu costruita a Livorno e il mio equipaggio era composto da 13 siciliani. Abbiamo viaggiato per tutto il Mediterraneo fino a Biserta in Tunisia, poi a Marsiglia in Francia».

Ma arrivò uno stop forzato sei anni fa. «Purtroppo una sera del 2017 – dice – tornato dalla mia missione con l'imbarcazione e rientrato a casa fui colto da un ictus che mi paralizzò la parte destra del corpo. Ringrazio il cielo che il malore non si scatenò mentre ero in mare. Sono molto religioso e quando andavo in mare, ora non più, mi rivolgevo a Papa Wojtyla. Dialogavo con lui perché mi suggerisse dove andare a pescare. Un messaggio che mi arrivava nel cuore».
Avellino non si è arreso. Lentamente si è ripreso e ha riscoperto la sua vena artistica scolpendo il corallo raccolto nei fondali del mare dall'amico Antonio, un sub. «Un giorno mi propose di fare sculture sul corallo che lui raccoglieva e mi portò un pezzo a forma di croce e ci scolpii il Cristo. Me ne aveva regalati due e uno ovviamente lo tenne per sé».

La cosa si è sviluppata e da tempo Silverio lavora creando opere ed ha molte richieste per crocifissi, collane, braccialetti e altro. «Ho un piccolo laboratorio vicino al porto di Marina di Campo e le cose vanno bene. Ho affrontato due matrimoni; dopo Marinella che mi ha dato due figli, Sabrina e Michele e 4 nipoti. Poi è arrivata la mia seconda moglie, Gai, thailandese. Con orgoglio posso dire che gli Avellino sono un pezzo di storia di questo paese elbano. Mia madre Vittoria Troccolo era pugliese e mio padre nacque a Ponza e si trasferirono all'Elba».

Silverio conclude accennando altri due flash della sua vita. «Nel 2005 pescai un grosso pesce: uno squalo Capopiatto enorme, oltre 6 metri, tra la Pianosa e la Corsica, di circa 600 kg. Lo dovemmo rimorchiare in porto fino a Campo. Con mio figlio Michele preparando le reti per la pesca alle pezzogne, ho inventato pure una rete speciale che si gettava fino a 600 metri di profondità. Ho vissuto un mondo che non esiste più, meraviglioso. Come quando a Montecristo c'erano vigne e io stesso ho bevuto il vino prodotto in quella che ora è una stupenda riserva marina».
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QOSHE - Silverio Avellino, l’uomo che catturò lo squalo ora crea arte partendo dal corallo - Stefano Bramanti
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Silverio Avellino, l’uomo che catturò lo squalo ora crea arte partendo dal corallo

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06.01.2024

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MARINA DI CAMPO. «Quella notte d'estate, di 53 anni fa, avevo 16 anni ed ero in barca con mio fratello Giovanni e Michele Sandolo, nostro maestro di vita in fatto di pesca. Dovevano gettare le reti piano piano, nel massimo silenzio per prendere occhiate nei pressi degli scogli di Montecristo. Allora era consentito. Buio fitto, illuminato solo dalle stelle. Unico rumore il fruscio del mare calmo che accarezzava la roccia. Michele volle creare un po' di suspense dicendoci di quando alla sua isola di Ponza, era inseguito dai fantasmi! Ero teso ed emozionato. Poi all'improvviso una grande figura apparve e si gettò dagli scogli con grande fragore. Mi si gelò il sangue per la paura. Ma capii che era una foca monaca. Di rado gira ancora nell'Arcipelago».

Un episodio di vita di Silverio Avellino. Campese, ora settantenne, che in gioventù era appassionato di modellismo navale.........

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