I DATI ATS. In Bergamasca il disturbo riguarda 1.759 persone, tre su 4 maschi. Zucchi: «Scoprirlo presto è importante per accedere ai servizi di inclusione».

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La Giornata per la consapevolezza dell’autismo che si celebra oggi, martedì 2 aprile, vuole porre l’attenzione sulle diverse sfaccettature dei «Disturbi dello spettro autistico» (Asd l’acronimo in inglese), favorendo anche riflessioni su politiche sociali di inclusione da applicare e diffondere. Uno studio condotto da Ats Bergamo fotografa il numero di casi in provincia, con un’analisi sulla «prevalenza» (il numero di casi in rapporto alla popolazione totale) a dicembre 2022. Incrociando i flussi di ricovero, le visite specialistiche e gli accessi nei reparti di Neuropsichiatria infantile, risultano essere 1.759 le persone con disturbi dello spettro autistico su base provinciale, con una netta prevalenza nel sesso maschile: 1.364 maschi, contro 395 femmine. Con un focus sul solo distretto di Bergamo, sono 175 i casi, vale a dire 1,15 ogni mille abitanti.

«L’autismo colpisce i maschi in misura da 3 o 4 volte superiore rispetto alle donne», commenta Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico di Ats Bergamo e coordinatore del gruppo di studio sull’epidemiologia dei disturbi dello spettro autistico di Regione Lombardia. La prevalenza in provincia di Bergamo risulta essere sotto la media regionale, (in Lombardia il numero maggiore di casi si registra nell’Ats dell’Insubria). «Il numero di casi di autismo appare in importante aumento statistico – dice Zucchi – anche in provincia di Bergamo, se si pensa che l’ultima rilevazione fatta nel 2012 identificava 1.100 casi. Ma questo incremento è dibattuto. Ipotizziamo, infatti, che l’aumento possa essere collegato, in gran parte, all’inclusione di forme di Asd precedentemente non riconosciute. È il risultato di un miglioramento, in questi ultimi anni, dei criteri diagnostici e dell’attenzione da parte del personale sanitario, ma anche di famiglie e istituzioni scolastiche, nell’intercettare precocemente i casi, anche quando i sintomi sono più lievi».

Tra i casi identificati nello studio di Ats, prevalgono quelli nella fascia d’età tra i 10 e 14 anni e in quella tra i 5 e i 9 anni. È infatti, come logico, tra i bambini che si registra il grosso delle nuove diagnosi: «Un dato importante da segnalare riguarda l’età della prima diagnosi – sottolinea Zucchi –, nel 30% dei casi in bambini di età entro i 4 anni e nel 27,6% dai 5 ai 9 anni». La capacità di individuare precocemente i segnali, con un tempestivo accesso ai servizi sanitari e sociosanitari, risulta essenziale per poter assicurare l’avvio di interventi mirati in grado di favorire una positiva evoluzione, un’adeguata inclusione sociale e il miglioramento della qualità di vita, anche dei familiari. «La diagnosi precoce è fondamentale. Ma non possiamo né dobbiamo fermarci qui. Nell’accezione comune, l’autismo riguarda solo l’età pediatrica, ma così non è. Tutto ciò che riguarda la crescita della persona e l’età adulta deve essere al centro della nostra attenzione e del sistema di welfare territoriale», sottolinea Zucchi.

A livello provinciale, sono 312 i ragazzi e le ragazze con autismo nell’età adolescenziale (15-19 anni): «L’adolescenza, come sappiamo, è un periodo delicato per la crescita. Lo è per le persone neurotipiche e, ancora di più, per i neurodivergenti, come nel caso delle persone con i disturbi dello spettro autistico – sottolinea il dottor Pietro Zoncheddu, responsabile dell’area disabilità e autismo dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, coordinatore dei progetti di vita sul territorio per le persone con autismo dai 16 anni in su –. È fondamentale, quindi, accompagnare ragazzi e famiglie in questa fase di transizione, con progetti in rete con le neuropsichiatrie infantili e, per gli adulti, gli enti del Terzo Settore e le associazioni, favorendo il passaggio verso l’età adulta attraverso una progettualità condivisa e partecipata».

Il Piano operativo autismo (Poa) di Regione Lombardia invita a favorire percorsi di vita che permettano un’inclusione sociale e lavorativa più alta, anche alla luce del fatto che la maggioranza delle persone con autismo (dal 60% al 90%, come riportato dallo studio di Ats) diventa non autonomo e necessita di assistenza continua. «Il ruolo dell’amministrazione è quindi di tutelare i progetti di vita di ognuno – commenta l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo, Marcella Messina – con un focus particolare sul tema dell’autonomia, anche di tipo abitativo, nell’età adulta. Noi stessi come Comune siamo impegnati in politiche, come il rifacimento della ex Cascina Ponchia a realtà abitativa per persone con lo spettro autistico, volte a questo obiettivo. Serve investire su una nuova cultura, anche lavorativa, in cui ci si possa sentire protagonisti, con percorsi che si possano modellare sulla singola persona»

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QOSHE - Autismo, crescono le diagnosi. «Ora si interviene più precocemente» - Lucia Cappelluzzo
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Autismo, crescono le diagnosi. «Ora si interviene più precocemente»

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02.04.2024

I DATI ATS. In Bergamasca il disturbo riguarda 1.759 persone, tre su 4 maschi. Zucchi: «Scoprirlo presto è importante per accedere ai servizi di inclusione».

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La Giornata per la consapevolezza dell’autismo che si celebra oggi, martedì 2 aprile, vuole porre l’attenzione sulle diverse sfaccettature dei «Disturbi dello spettro autistico» (Asd l’acronimo in inglese), favorendo anche riflessioni su politiche sociali di inclusione da applicare e diffondere. Uno studio condotto da Ats Bergamo fotografa il numero di casi in provincia, con un’analisi sulla «prevalenza» (il numero di casi in rapporto alla popolazione totale) a dicembre 2022. Incrociando i flussi di ricovero, le visite specialistiche e gli accessi nei reparti di Neuropsichiatria infantile, risultano essere 1.759 le persone con disturbi dello spettro autistico su base provinciale, con una netta prevalenza nel sesso maschile: 1.364 maschi, contro 395 femmine. Con un focus sul solo distretto di Bergamo, sono 175 i casi, vale a dire 1,15 ogni mille abitanti.

«L’autismo colpisce i maschi in misura da 3 o 4 volte superiore rispetto alle donne», commenta Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico di Ats........

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