È utile talvolta tornare indietro nel tempo per capire che esistono valori immutabili a cui una società dovrebbe mirare. È particolarmente utile farlo quando ci sembra che la nostra società si stia allontanando da quei valori. Andiamo allora a rileggere il celebre discorso pronunciato circa 2.500 anni fa da Pericle, in commemorazione dei caduti in guerra. In quel discorso Pericle elencò i valori che caratterizzavano la democrazia ateniese. Ne commento alcuni.

Il merito: «Cariche e onori sono assegnati in base alla stima di cui uno gode in un determinato campo, non per il censo, ma per il proprio valore». In Italia, oscilliamo da una sinistra per cui la meritocrazia non può che essere falsa perché «tanto le condizioni di partenza non sono uguali» (e cerchiamo allora di renderle uguali!) e una destra che mette nel nome di un ministero la parola merito, ma che poi, in pratica, sembra contare più sulla fedeltà al capo supremo (pardon, alla capa suprema) che alla competenza.

L’accettazione delle differenze: «Viviamo da uomini liberi non solo per il regime politico, ma anche nei rapporti quotidiani, dove le abitudini personali possono suscitare reciproche diffidenze: non ci scandalizziamo se il nostro vicino si comporta come più gli piace e non lo umiliamo con comportamenti che fanno comunque soffrire, anche se non infliggono offese materiali». Qui abbiamo, invece, generali che temono i costumi delle minoranze e che, dopo che forze politiche a loro affini sono arrivate al governo, scrivono best seller.

L’etica: nell’ambito pubblico, occorre rispettare non solo le leggi scritte, ma anche le «norme che, pur non essendo scritte, comportano per chi le viola un disonore riconosciuto da tutti». Qui, invece, l’etica sembra essere sparita: al meglio ci si accontenta di non violare il codice penale. Talvolta (vedi evasione fiscale) neppure quello è richiesto, tanto ci pensano i condoni.

L’apertura al mondo: «Grazie alla potenza della nostra città, affluiscono merci di ogni genere da ogni parte della Terra: i prodotti di altri Paesi ci sono familiari tanto quanto i nostri e ne godiamo nello stesso modo». Noi invece abbiamo troppa paura di essere «omologati» (e ve lo dice uno che conosce i problemi creati dalla globalizzazione).

La responsabilità personale: «Da noi non è una vergogna ammettere la nostra povertà. È vergognoso, piuttosto, non darsi da fare per uscirne». Per la sinistra populista e assistenzialista del nostro Paese, l’unico che deve farsi carico di risolvere i problemi è lo Stato. Spetta certo a quest’ultimo fare in modo che tutti abbiano una possibilità nella vita (art. 3 della Costituzione), ma non dimentichiamo anche che ognuno di noi è responsabile della propria vita.

L’impegno politico: «Per noi…chi si astiene dalla politica non è un cittadino tranquillo, ma un cittadino inutile». In Italia l’astensionismo trionfa ed è ormai moralmente giustificato perché tanto «sono tutti uguali; è tutto un magna magna».

Sono solo belle parole quelle di Pericle? Sento già i populisti di destra dire che in fondo Pericle era un radical chic, un plutocrate internazionale, e quelli di sinistra dire che quella di Atene era una falsa democrazia basata sullo sfruttamento degli schiavi. Insomma Pericle predicava bene e razzolava male. Beh, sapete che vi dico? Piuttosto che predicare male e razzolare peggio, preferisco chi almeno predica bene.

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Carlo Cottarelli: «I populisti di oggi, a destra e a sinistra, dovrebbero leggere le parole di Pericle»

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23.01.2024

È utile talvolta tornare indietro nel tempo per capire che esistono valori immutabili a cui una società dovrebbe mirare. È particolarmente utile farlo quando ci sembra che la nostra società si stia allontanando da quei valori. Andiamo allora a rileggere il celebre discorso pronunciato circa 2.500 anni fa da Pericle, in commemorazione dei caduti in guerra. In quel discorso Pericle elencò i valori che caratterizzavano la democrazia ateniese. Ne commento alcuni.

Il merito: «Cariche e onori sono assegnati in base alla stima di cui uno gode in un determinato campo, non per il censo, ma per il proprio valore». In Italia, oscilliamo da una sinistra per cui la meritocrazia non può che essere falsa perché «tanto le condizioni di partenza non sono uguali» (e cerchiamo allora di renderle uguali!) e una destra che mette nel nome di un ministero la parola........

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