Il caos, un’ondata di violenza orchestrata dalla criminalità organizzata dopo che Adolfo Macias, boss del narcotraffico, è evaso dal carcere di massima sicurezza di Guayaquil. È l’inferno in Ecuador: secondo l’ultimo bollettino, le forze armate hanno ucciso cinqueterroristi”, 329 le persone arrestate e 41 gli ostaggi liberati. Informazioni, queste, che sono state fornite da Jaime Vela, capo del Comando congiunto, nel primo rapporto ufficiale stilato dal personale impiegato nella pubblica sicurezza.

In questa situazione di disordini un gruppo di criminali, in un video, avrebbero chiesto scusa alla popolazione – nelle violenze ci sono stati almeno 13 morti – e avrebbero mosso le accuse contro il presidente, Daniel Noboa: “Salutiamo l’intero Paese e ci scusiamo per i disordini, soprattutto a voi poveri, che siete i più colpiti”. Mentre il capo di Stato è stato definito “un ragazzo ricco con il suo ego da supereroe”. Inoltre, è stato aggiunto: “La Colombia ha accordi con gli Stati Uniti e ha fatto trattati di pace con le Farc, guerriglieri e paramilitari, mentre tu (Noboa, ndr) vuoi uccidere e far uccidere il popolo cuadoriano per il tuo dannato ego. Sai cos’è un accordo di pace? Serve a porre fine a uno scontro armato tra due nazioni o organizzazioni con l’obiettivo di una vita migliore”.

La situazione è allarmante: ammonterebbero a 139 le persone al momento in ostaggio in almeno cinque prigioni (Cuenca, Azogues, Napo, Ambato e Latacunga), tra cui guardie e personale amministrativo, dove i reclusi si sono ribellati. Una protesta, la loro, contro la politica che Noboa vuole rafforzare nel sistema carcerario. Per il Servizio penitenziario, “non esiste alcun ostaggio che sia stato assassinato”. Eppure, non è stato chiarito se le forze dell’ordine siano state in grado di entrare nelle carceri. Secondo la polizia, due agenti risulterebbero sequestrati nel carcere di Turi, a Cuenca. Sul fronte degli arrestati, Nelson Proaño, comandante dell’Esercito, ha rivelato che la maggior parte di loro fa parte delle gang Tiguerones, Lobos e Choneros. Gruppi, questi, che insieme ad altri sono stati definiti “terroristi ed entità non statali belligeranti”, sulla scorta del decreto 111 firmato dal presidente Noboa, dove è stato sostenuto che l’Ecuador affronta un “conflitto armato interno”.

In più, come il Perù anche la Colombia ha ritenuto di dover rafforzare la sicurezza alla frontiera con l’Ecuador. Una decisione che è stata confermata dal comandante delle Forze armate colombiane, il generale Helder Fernán Giraldo. Truppe colombiane sono già presenti nel Ponte internazionale di Rumichaca, oltre che in località come Chiles, Cuaspud, Carlosama e nella città di La Victoria a Ipiales. Il Brasile, da par sua, avrebbe messo la propria polizia federale a disposizione delle autorità ecuadoriane. Il direttore generale della polizia federale brasiliana, Andrei Rodrigues, ha ammesso: “Ho scambiato un messaggio con il direttore della Polizia ecuadoriana, César Zapata, e con gli altri dirigenti che compongono l’Ameripol (la comunità delle polizie d’America), mettendo a disposizione i nostri agenti e offrendo aiuto”.

Aggiornato il 11 gennaio 2024 alle ore 02:06:31

QOSHE - L’inferno in Ecuador - Alessandro Buchwald
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L’inferno in Ecuador

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11.01.2024

Il caos, un’ondata di violenza orchestrata dalla criminalità organizzata dopo che Adolfo Macias, boss del narcotraffico, è evaso dal carcere di massima sicurezza di Guayaquil. È l’inferno in Ecuador: secondo l’ultimo bollettino, le forze armate hanno ucciso cinqueterroristi”, 329 le persone arrestate e 41 gli ostaggi liberati. Informazioni, queste, che sono state fornite da Jaime Vela, capo del Comando congiunto, nel primo rapporto ufficiale stilato dal personale impiegato nella pubblica sicurezza.

In questa situazione di disordini un gruppo di criminali, in un video, avrebbero chiesto scusa alla popolazione – nelle violenze ci sono stati almeno 13 morti – e avrebbero mosso le accuse contro il presidente, Daniel Noboa: “Salutiamo l’intero Paese e ci scusiamo per i........

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