Gli stupefacenti hanno sempre avuto dei ruoli nella società caratterizzate da dinamiche socio-economiche pesanti e complesse. Non solo il loro utilizzo è riscontrabile in quella massa umana che appare generalmente priva di prospettive, ma anche in quei contesti dove gli scenari sono ben chiari. Questa forma di “eccitazione annebbiante” ha spesso applicazione in azioni violente; infatti, è ben noto l’utilizzo che viene fatto nell’ambito del terrorismo e nei conflitti armati. Senza indugiare né sull’argomento né sul passato recente o meno, ricordo l’attacco in Israele del 7 ottobre da parte degli estremisti islamici di Hamas. Questi erano notoriamente su di giri per l’assunzione di droghe inibitorie della paura ed eccitanti sessualmente (due fattori devastanti per le vittime). In questo caso, non va ignorato l’aspetto economico legato all’acquisto di tali sostanze in quantità enormi, il quale è stato coordinato da Stati islamici, complici, dove la droga dovrebbe essere categoricamente un tabù. Ma oltre queste aberranti espressioni di utilizzo degli allucinogeni, la “massa passiva” – apparentemente con un impatto meno dannoso sulla società – produce un mercato dalle connotazioni economiche gigantesche, legate a effetti sociali catastrofici.

Così, un grande segnale di concreta preoccupazione è stato espresso alcuni giorni fa proprio dagli Stati Uniti che hanno puntato il dito sul commercio del fentanyl, un oppioide, e sull’enorme flusso di denaro che orbita intorno a questo stupefacente. Infatti, i primi di dicembre, Joe Biden ha dichiarato che sta coordinando, tramite il Dipartimento del Tesoro, una forza d’attacco anti-fentanyl. Ma perché proprio l’Amministrazione del Tesoro viene incaricata per combattere il commercio del fentanyl? La risposta sarebbe abbastanza semplice, se i narcotrafficanti non avessero un “profilo” internazionale, quindi con movimenti economici planetari. È chiaro che l’unità investigativa penale dell’Internal Revenue Service, l’Ufficio per il terrorismo e l’Intelligence finanziaria del Tesoro sono in condizione di esaminare in modo aggressivo le dinamiche finanziarie dei sospetti spacciatori di narcotici. Quindi, l’obiettivo è quello di contrastare il riciclaggio di denaro legato al mercato del fentanyl e di monitorare i flussi finanziari a favore dei trafficanti, oltre che esercitare efficacemente le azioni repressive verso i trasgressori.

Dal 2021 circa duecentocinquanta trafficanti, legati a organizzazioni operanti nel traffico di droga, sono stati sanzionati dal Dipartimento del Tesoro. Il segretario del Tesoro, Janet Louise Yellen, ha così affermato che la Counter-Fentanyl Strike Force, branca del suo Dipartimento, consentirà con il proprio background di produrre una lotta efficace alla criminalità finanziaria, al fine di contrastare questa “epidemia mortale”, in modo da ostacolare la capacità dei trafficanti di droga specializzati nello spacciare questo veleno negli Stati Uniti. L’impegno del Dipartimento del Tesoro sulla “questione” fentanyl arriva dopo l’incontro tra Biden e il leader cinese Xi Jinping, i quali hanno condiviso la necessità di cooperare per contrastare il traffico di stupefacenti. Dal vertice è scaturita la promessa di Xi di avversare la spedizione delle sostanze chimiche necessarie per produrre il fentanyl, visto che l’industria chimica cinese ha un ruolo centrale nella produzione del fentanyl negli Usa. Infatti, la maggior parte dei materiali utilizzati nei laboratori illegali di droga, inclusi quelli in Messico, ora il più grande esportatore di fentanyl negli Stati Uniti, provengono dalla Cina.

La segretaria al Tesoro Yellen – sulla linea che bisogna cercare di parlare con chiunque – sta impegnandosi in un ulteriore passo che la vede impegnata, dalla fine della settimana scorsa, in una serie di colloqui con funzionari governativi e con dirigenti bancari messicani. Lo scopo è ardito: cercare di impedire ai gruppi economici privati di finanziare, con fondi “illeciti”, i narcotrafficanti locali legati al fentanyl. Tra questi, il cartello di Sinaloa a Culiacan. Ricordo che i laboratori messicani “cucinano” il fentanyl, droga trenta volte più potente dell’eroina. Ma il fentanyl produce un narco-business gigantesco, che accoppia Pechino a Città del Messico. Così, pare improbabile che Washington possa rompere un abbraccio che, oltre a essere economico, ha anche delle nette sfumature “strategico-geopolitiche”.

Aggiornato il 14 dicembre 2023 alle ore 10:57:29

QOSHE - Usa-fentanyl: il “cappio” Messico-Cina - Domiziana Fabbri
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Usa-fentanyl: il “cappio” Messico-Cina

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14.12.2023

Gli stupefacenti hanno sempre avuto dei ruoli nella società caratterizzate da dinamiche socio-economiche pesanti e complesse. Non solo il loro utilizzo è riscontrabile in quella massa umana che appare generalmente priva di prospettive, ma anche in quei contesti dove gli scenari sono ben chiari. Questa forma di “eccitazione annebbiante” ha spesso applicazione in azioni violente; infatti, è ben noto l’utilizzo che viene fatto nell’ambito del terrorismo e nei conflitti armati. Senza indugiare né sull’argomento né sul passato recente o meno, ricordo l’attacco in Israele del 7 ottobre da parte degli estremisti islamici di Hamas. Questi erano notoriamente su di giri per l’assunzione di droghe inibitorie della paura ed eccitanti sessualmente (due fattori devastanti per le vittime). In questo caso, non va ignorato l’aspetto economico legato all’acquisto di tali sostanze in quantità enormi, il quale è stato coordinato da Stati islamici, complici, dove la droga dovrebbe essere categoricamente un tabù. Ma oltre queste aberranti espressioni di utilizzo degli allucinogeni, la “massa passiva” –........

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