Adesso dopo qualche giorno sembra che nella sua intervista sui giudici non ci sia nulla di eccezionale. Anzi, che avrebbe addirittura detto cose banali. Ma, proprio questa parola dal sen fuggita di Guido Crosetto, autorevole ministro non giustizialista, quel detto banale rischia di assumere il significato, in un altro contesto, dell’indimenticabile aforisma della Arendt a proposito della banalità del male.

E il male, a quanto ha detto Crosetto, non è sic et simpliciter la magistratura italiana, ma ciò che fa (e che ha fatto) una certa magistratura. Di sinistra a quanto pare.

È chiaro che c’è in questa specie di uscita clamorosa ministeriale un che di improvvisato, ma soltanto nella misura in cui c’è un evidente richiamo a ciò che va sotto il nome di prevedibilità. Perché, a onor del vero, non abbiano ancora assistito allo sport preferito dall’ineffabile dipietrismo degli anni che furono, ovvero lo sport dell’arresto del presunto colpevole per farlo “cantare”. Ma diciamolo almeno inter nos, qualcosina ha pur fatto la “giustizia” (messa fra virgolette) nostrana, ovvero il solito pubblico ministero che fa le pulci al Governo Meloni, basti pensare alla vicenda Palamara. Per ora...

Ma ciò che era ed è molto probabilmente vivo nel ricordo di Crosetto (e se non ce l’ha, ci pensiamo noi) è la storia di quanto accadde in questi venti trent’anni. Intanto basterebbe ricordarsi della magistratura della Prima Repubblica per rendersi conto che si ha a che fare con un potere più potere di tutti. Vogliamo ricordare, in primis, Bettino Craxi e pure Giulio Andreotti e, già che ci siamo, anche Arnaldo Forlani, Gianni De Michelis e le decine se non centinaia di protagonisti di allora entrati nel mirino della P38 dei soliti pm e poi finiti, per dir così, al macero. Ma soprattutto, chi non ricorda gli usi e gli abusi degli intemerati pm con coro inneggiante della stampa, il cui maestro teneva la bacchetta in mano da via Solferino?

Naturalmente sempre col solito coro esultante di un Partito comunista che sperava di accedere al posto di Craxi e Andreotti. Invece poi è arrivato Silvio Berlusconi. Complimenti! Via un leader, se ne fa fuori un altro. Toccò infatti a Berlusconi essere affidato alle amorevoli cure dei pubblici ministeri, quando nel pieno di una conferenza internazionale si vide arrivare il solito avviso di imminenti scosse della politica e sue personali. Ecco che anche il primo leader della Seconda Repubblica venne eliminato.

Per rispetto dei lettori, onde non annoiarli, lasciamo perdere tutte la storie riferite non soltanto a storie di avvisi e pure di carceri, persone poi risultate innocenti. Poi...

Ci dicono che le cose funzionano così da sempre in quei palazzi tetri con sopra la scritta “La legge è uguale per tutti”. Per tutti i capi di Governo, innanzitutto.

Intanto si avverte l’assordante silenzio della Sora Giorgia (Meloni), che sembra un assenso al ministro della Difesa. E se è così, meglio per la sua Presidenza che vorrebbe lunga cinque anni e che la preventiva “uscita” di Crosetto ci pare in linea con un simile desiderio. A meno che, dicono gli habitué di queste vicende di Palazzo Chigi, non arrivi qualche avviso di garanzia: per il cittadino, s’intende.

Aggiornato il 29 novembre 2023 alle ore 10:58:48

QOSHE - Crosetto sa quel che dice - Paolo Pillitteri
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Crosetto sa quel che dice

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29.11.2023

Adesso dopo qualche giorno sembra che nella sua intervista sui giudici non ci sia nulla di eccezionale. Anzi, che avrebbe addirittura detto cose banali. Ma, proprio questa parola dal sen fuggita di Guido Crosetto, autorevole ministro non giustizialista, quel detto banale rischia di assumere il significato, in un altro contesto, dell’indimenticabile aforisma della Arendt a proposito della banalità del male.

E il male, a quanto ha detto Crosetto, non è sic et simpliciter la magistratura italiana, ma ciò che fa (e che ha fatto) una certa magistratura. Di sinistra a quanto pare.

È chiaro che c’è in questa specie di uscita clamorosa ministeriale un che di improvvisato, ma soltanto nella misura in cui c’è un evidente richiamo a ciò che va sotto il nome di prevedibilità. Perché, a onor del vero, non........

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