Qualche sera fa un telegiornale ha mostrato una serie di sondaggi riguardo all’attuale guerra in Israele, ma non solo, dai quali il minimo che si possa evincere è una netta ostilità nei confronti di Israele. L’aspetto più preoccupante deriva dalla domanda-risposta sull’antica e mai sopita vergogna dell’antisemitismo. Il dato è francamente e inaspettatamente sorprendente giacché, se si potrebbe anche comprendere una certa avversione contro Israele in una drammatica guerra antipalestinese, il ben oltre quaranta per cento che si dichiara antisemita ci fa rendere conto che persino la guerra è un pretesto per un antisemitismo del tutto simile a quello che vorremmo definire “storico”, sia pure oggi mescolato ad aspetti riferiti ad alleanze internazionali. Cioè all’Occidente.

Peraltro, le piazze e i cortei con studenti in cortei a favore della Palestina con tanto di striscione che paragona Israele al nazismo, condannando l’aggredito e non l’aggressore, è drammaticamente significativo del livello di ignoranza studentesca che affonda le sue radici in una cultura dell’antisemitismo, che è tuttora viva fra di noi e che ora si abbina a un antiamericanismo d’accatto. Altri ci assicurano che in Italia l’odio per gli ebrei non è mai attecchito come in Germania e altrove. Gli storici confermano che un protagonista come l’allora ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano, abbia “salvato” non pochi ebrei perseguitati, arrivando persino a falsificarne molti documenti e a negarli ai tedeschi, se presenti sul suolo italiano. Ma si trattava di una persecuzione devastante che non poteva lasciare indifferente nemmeno un ministro fascista (il Duce, per non sfigurare davanti ad Adold Hitler, ordinava, ed è una sua vergogna irrimediabile, l’applicazione senza eccezioni delle leggi razziali contro gli ebrei, il loro arresto e la loro deportazione). Lo stesso Ciano, tuttavia, ammetteva di non avere alcuna simpatia per gli ebrei, perché di una razza comunque inferiore e ostile al fascismo. Bontà sua…

Questo breve excursus è necessario per mostrare che lo schierarsi contro gli ebrei passa da un regime all’altro, fino al nostro, libero e democratico che, infatti, tollera le grida studentesche antisraeliane e gli osanna per i palestinesi “colonizzati” dalla potenza fascista di Sion. Favole per gli stupidi che ci credono. Come si accennava sopra, al mito negativo-religioso del popolo deicida per troppi anni predicato dalla Chiesa, e a quello dell’ebreo “sporco, brutto e cattivo” sempre in complotto con i suoi troppi denari contro di noi, si è aggiunto un non meno violento antiamericanismo enfatizzato da molti Paesi arabi vicini al regime degli ayatollah iraniani i quali, a loro volta, finanzierebbero operazioni di terrorismo (come l’ultima) contro Israele. Un Paese la cui memoria storica della Shoah non solo è sempre viva, ma è sempre diffidente in un’area geografica in cui il Paese è considerato di stampo occidentale, amico degli Stati Uniti, con un sistema libero e democratico, che gli Stati della Mezzaluna se ne guardano bene dall’imitare. Anzi.

Aggiornato il 23 novembre 2023 alle ore 09:40:25

QOSHE - Perché ancora l’antisemitismo - Paolo Pillitteri
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Perché ancora l’antisemitismo

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23.11.2023

Qualche sera fa un telegiornale ha mostrato una serie di sondaggi riguardo all’attuale guerra in Israele, ma non solo, dai quali il minimo che si possa evincere è una netta ostilità nei confronti di Israele. L’aspetto più preoccupante deriva dalla domanda-risposta sull’antica e mai sopita vergogna dell’antisemitismo. Il dato è francamente e inaspettatamente sorprendente giacché, se si potrebbe anche comprendere una certa avversione contro Israele in una drammatica guerra antipalestinese, il ben oltre quaranta per cento che si dichiara antisemita ci fa rendere conto che persino la guerra è un pretesto per un antisemitismo del tutto simile a quello che vorremmo definire “storico”, sia pure oggi mescolato ad aspetti riferiti ad alleanze internazionali. Cioè........

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