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Diseguali. Non solo per stile, tenore di vita, opportunità e prospettive, ma anche quando paghiamo le tasse. Se la forbice tra super-ricchi e il resto degli italiani si allarga è anche a causa del fisco. Lo dimostra uno studio congiunto di Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato dalla rivista scientifica Journal of the European Economic Association. Ricercatrici e ricercatori hanno dimostrato che, in Italia, il 5% dei contribuenti versa un’aliquota effettiva pari al 36% del proprio reddito, mentre il restante 95% paga tra il 40 e il 50%. Un vantaggio fiscale ancora più accentuato per quell’un per cento del paese che dichiara più di 310mila euro all’anno e detiene il 12% del reddito italiano.

Nonostante l’articolo 53 della Costituzione stabilisca che «il sistema tributario è informato a criteri di progressività» – ossia che l’imposta che i cittadini sono tenuti a versare è proporzionale all’aumentare della loro possibilità economica –, il nostro sistema fiscale appare «blandamente progressivo» e, sottolineano gli autori dello studio – Alessandro Santoro (Bicocca) e Andrea Roventini, Demetrio Guzzardi ed Elisa Palagi (Sant’Anna): «diventa addirittura regressivo» per il 5% degli italiani più abbienti.

La minore incidenza fiscale per i redditi più elevati è spiegata da fattori come l'effettiva regressività dell'Iva (che grava meno sui cittadini abbienti); dal minor peso dei contributi sociali per i redditi superiori ai 100 mila euro; dalla maggiore rilevanza per i contribuenti più ricchi delle rendite finanziarie e dei redditi da locazioni immobiliari, tassati con un’aliquota del 12% o del 26%.

Lo studio ha inoltre confermato che a pagare più imposte sono i lavoratori dipendenti, seguiti dai lavoratori autonomi, dai pensionati e, infine, da chi percepisce soprattutto rendite finanziarie e locazioni immobiliari.

Ricercatrici e ricercatori hanno poi stimato che dal 2004 al 2015, mentre il reddito nazionale reale si riduceva del 15%, il 50% più povero degli italiani subiva la maggiore perdita con un calo di circa il 30%. All'interno del 50% più povero, ad essere più colpiti sono giovani tra i 18 e i 35 anni, che hanno perso circa il 42% del loro reddito. La disuguaglianza di genere risulta significativa per ogni classe di reddito e raggiunge valori estremi nell'un percento più ricco della distribuzione, dove le donne guadagnano circa la metà degli uomini.

Diseguaglianze che generano diseguaglianze: i 50 mila italiani più ricchi, ossia lo 0,1%, detengono il 4.5% del reddito nazionale con entrate medie superiori al milione di euro annuo; una cifra che il 50% più povero potrebbe mettere insieme solo risparmiando l'intero reddito per 76 anni.

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Fisco italiano a misura di Paperoni: il 5% più abbiente paga meno tasse. Chi versa più imposte?

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13.01.2024

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Diseguali. Non solo per stile, tenore di vita, opportunità e prospettive, ma anche quando paghiamo le tasse. Se la forbice tra super-ricchi e il resto degli italiani si allarga è anche a causa del fisco. Lo dimostra uno studio congiunto di Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato dalla rivista scientifica Journal of the European Economic Association. Ricercatrici e ricercatori hanno dimostrato che, in Italia, il 5% dei contribuenti versa un’aliquota effettiva pari al 36% del proprio reddito, mentre il restante 95% paga tra il 40 e il 50%. Un vantaggio fiscale ancora più accentuato per quell’un per cento del paese che dichiara più........

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