Sono tanti i modi in cui possiamo tacitamente percepire, ed accogliere, la primavera che irrompe nelle nostre vite. Possono essere, ad esempio, gli uccellini appena svegliati nel loro nuovo nido, che, amorosi e vivaci, riprendono il loro cinguettio vorace, di cibo e di amore, dall’alto di un ramo che tu mirabilmente puoi scorgere dalla finestra del tuo giorno.E ascoltando quel canto, ti immergi in un tempo nuovo, eppure antico, nella primavera della tua nuova stagione di vita.

La puoi scorgere questa primavera, anche dai raggi del sole che tornano tiepidi a scaldare il tuo giorno, e cedono il passo a notti anch’esse più tiepide e non più bisognose di un calorifero acceso; la senti arrivare in queste giornate che si sono allungate anche grazie al gioco del cambio di ora, che ogni anno ritorna, come un’abitudine obbligata, a sconvolgere il tuo sonno, e anche un po’ i tuoi ritmi vitali.

Puoi scorgerla ancora in giornate più rilassate, o più convulse, dipende dal tuo modo di viverla questa primavera che torna.

Ma per me, oggi, la primavera irrompe attraverso un grido in megafonía, ricordo nostalgico che va al di là dell’orizzonte temporale.

Qui a Madrid si chiama “chatarrero”, ed è quell’uomo che, su un furgoncino dotato di potente altoparlante, grida per le strade più o meno addormentate di metà mattina, chiedendo un po’ di “chatarra”, ovvero cose vecchie, ferri, pezzi di alluminio, robe inutilizzate insomma, o tutto ciò che a te in casa non serve più, che dovresti buttare ma che donandolo a lui, può essere riutilizzato e dar vita ad una nuova primavera di oggetti. Per qualcun altro, altrove.

Ascolto la sua metallica voce, e mi torna in mente un simile chatarrero che in Italia, quando ero bambina, era impersonificato da un uomo sicuramente rassomigliante nell’aspetto e nel carisma, e che su un APE dotata dello stesso potente megafono, carica di oggetti e ferraglie varie, gridava “…scope, palette, ombrelloni, sedie, cuscini…”

Vendeva un po’ di tutto quell’uomo nella camionetta stracarica di vita sognata da rinnovare, e lo gridava chiamando a raccolta donne, uomini e bambini che si perdevano nei colori e nel caos di quella mercanzia venduta per dare il benvenuto ad una nuova stagione di vita. Quella che irrompe con il sole di primavera e i colori della natura.

Sí, il mio ricordo oggi va a lui, a quest’uomo che, paese che vai usanze che trovi, ritorna nella mia primavera dei ricordi, a rinnovare il pensiero che tutto torna, anche se ha un odore ed un colore sempre nuovo, ma antico. Come la primavera.

QOSHE - Primavera di ricordi - Nadiabuonomo
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Primavera di ricordi

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23.04.2024

Sono tanti i modi in cui possiamo tacitamente percepire, ed accogliere, la primavera che irrompe nelle nostre vite. Possono essere, ad esempio, gli uccellini appena svegliati nel loro nuovo nido, che, amorosi e vivaci, riprendono il loro cinguettio vorace, di cibo e di amore, dall’alto di un ramo che tu mirabilmente puoi scorgere dalla finestra del tuo giorno.E ascoltando quel canto, ti immergi in un tempo nuovo, eppure antico, nella primavera della tua nuova stagione di vita.

La puoi scorgere questa primavera, anche dai raggi del sole che tornano tiepidi a scaldare il tuo giorno, e cedono il passo a notti anch’esse più tiepide e non più........

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