Il costo di un prodotto non sembra cambiato, ma in realtà lo è, perché per gli stessi soldi, il cliente trova ‘qualcosa di meno’: della shrinkflation, ormai di parla da diversi anni, e i consumatori cominciano ad averne consapevolezza. Ma è solo una delle strategie di marketing che intaccano il potere d’acquisto delle famiglie in modo ben più subdolo del semplice (e chiaro) aumento dei prezzo. Nell’elenco vanne messe due nuove voci, skimpflation e greedflation, come spiega l’Unione nazionale consumatori.

Gli esempi non si contano: confezioni di pasta, biscotti, gelati, bevande, tè, detersivi, perfino carta igienica ‘più sottile’, che costano come uno o due anni fa ma contengono meno prodotto. “Non è un effetto ottico - spiega l’Unc -, ma una vera e propria strategia del marketing che diminuisce la quantità di prodotto, lasciando il prezzo invariato”.

Per questo è sempre bene controllare il prezzo al chilo e non a confezione, almeno per sapere il costo reale di quel che stiamo acquistando.

Il (brutto) neologismo deriva dall’inglese to skimp: risparmiare. In questo caso non sulla quantità, ma sulla qualità, e chi risparmia è il produttore o fornitore di servizi, non certo il consumatore. Dal ristorante che con lo stesso numero di coperti ha uno o più camerieri in meno, o l’hotel con meno turni di pulizia, e anche ingredienti un po’ più economici negli alimenti confezionati: ovoprodotti al posto delle uova fresche, margarina al posto del burro, succedanei dello zucchero e via di questo passo. Così i costi calano al calare della qualità (per il produttore), sperando che il prodotto finale non lasci troppo deluso il consumatore.

Letteralmente, spiega ancora l’Unine Nazionale Consumatori, Greedflation significa ‘inflazione da avidità’. Greedy, in inglese, definisce una persona avida, senza se e senza.

Nel caso dei consumi, si definisce così la pratica di caricare in modo eccessivo sul consumatore finale i rincari – oggettivi - degli ultimi anni, come quelli dell’energia. Cosa significa? In sostanza, nei passati due anni alcune imprese (di ogni ordine di grandezza e in ogni settore) hanno approfittato dei rincari di energia e materie prime per giustificare ritocchi al rialzo dei loro listini. Aggiungiamo anche il fatto che i costi dell’energia sono scesi significativamente già da tempo, molti prezzi sono rimasti alti.

Le conseguenze: meno potere d’acquisto per chi compra, meno disponibilità di denaro e quindi meno acquisti. Un circolo vizioso da non sottovalutare.

QOSHE - Non solo ‘shrinkflation’: le strategie delle aziende per nascondere l’aumento dei prezzi - Franca Ferri
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Non solo ‘shrinkflation’: le strategie delle aziende per nascondere l’aumento dei prezzi

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27.02.2024

Il costo di un prodotto non sembra cambiato, ma in realtà lo è, perché per gli stessi soldi, il cliente trova ‘qualcosa di meno’: della shrinkflation, ormai di parla da diversi anni, e i consumatori cominciano ad averne consapevolezza. Ma è solo una delle strategie di marketing che intaccano il potere d’acquisto delle famiglie in modo ben più subdolo del semplice (e chiaro) aumento dei prezzo. Nell’elenco vanne messe due nuove voci, skimpflation e greedflation, come spiega l’Unione nazionale consumatori.

Gli esempi non si contano: confezioni di pasta, biscotti, gelati, bevande, tè, detersivi, perfino carta igienica........

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