Torino, 9 febbraio 2024 – Mirafiori resta Fiat, anche se il nome non è più quello. La casa della 500, della Panda, della Uno. Delle auto che sono diventate pezzi di famiglia per tutti gli italiani. Mirafiori, almeno sul piano simbolico, è ancora Torino. E se il primo sciopero dopo 13 anni è un singhiozzo nel sonno, il secondo, a 24 ore di distanza, conferma che là dentro sono svegli e hanno capito. Al punto che anche i lavoratori del turno del pomeriggio incrociano le braccia per la terza volta in due giorni. Una consapevolezza come solo allora, nel mezzo dello scontro durissimo fra Sergio Marchionne e la Fiom Cgil bandita dalla fabbrica. Facce spente, cuori in allarme.

Gli operai infilano altri due stop consecutivi in uno di quei giorni grigi che chiudono le prospettive e aprono alla nostalgia. Due milioni di veicoli prodotti negli anni ’70, ventimila nel 2022. Un’area sterminata che odora di abbandono con il 70% di chi ci lavora in cassa integrazione. Un declino sotto anestesia. Ma oggi la domanda brutale è solo quella: Mirafiori chiude? È preoccupato il sindaco, è preoccupato l’arcivescovo. Il profeta Giorgio Airaudo – Cgil Piemonte – non vuole illudere nessuno: "Fra tre anni Mirafiori non avrà più prodotti". Ricapitola lo stato delle cose per l’assemblea, le fantomatiche tute blu che per una volta preferirebbe zappare la terra e la buttano lì: "I trattori non li abbiamo, se avessimo avuto i trattori avremmo bloccato le strade prima". La Levante cessa in primavera, le Maserati sono state rinviate al 2027/’28, la 500 elettrica da lunedì prossimo andrà a un turno unico per sette settimane di cassa integrazione. "Con questi numeri – insiste Airaudo – se non arriveranno nuovi prodotti e non ci sarà un’inversione di tendenza sul mercato europeo, Mirafiori sarà ridotta al lumicino produttivo".

Stellantis rassicura e conferma la produzione della futura 500 elettrica, l’arrivo della Maserati Gran Cabrio elettrica quest’anno e il lavoro su nuovi modelli del tridente previsti tra 2027 e ’28. Ma a fine mattinata i sindacati riferiscono l’ultima conferma dell’azienda arrivata con tempismo inquietante: dal 31 marzo alle Carrozzerie di Mirafiori terminerà come previsto la produzione del Maserati Levante, il Suv di lusso lanciato nel 2016. Il segretario della Uilm Torino Luigi Paone alza le braccia: "E con questo portiamo quasi a zero la produzione Maserati a Mirafiori". Tutti d’accordo: agire in fretta, agire subito. Per ottenere altri modelli (e arrivare a 200mila vetture l’anno rispetto alle 85mila attuali), per scongiurare ulteriore cassa integrazione (da lunedì parte l’ennesima tornata per 2.260 addetti, fino al 30 marzo). L’auto elettrica, il tappeto rosso per altri eventuali produttori, un’idea insomma. Intanto sciopero.

"Dobbiamo uscire dalla sindrome di Stoccolma – avverte Airaudo –. Non ci sarà più una famiglia a occuparsi di noi, bisogna che i piemontesi prendano in mano il futuro dell’industria e del lavoro". Torino e lo spettro del disimpegno. Nel 2023 Stellantis ha effettivamente annunciato investimenti per Mirafiori, però marginali rispetto alla produzione e all’assemblaggio di nuovi modelli che verranno invece costruiti all’estero. L’adeguamento ai mercati non può tenere conto della storia, men che meno della leggenda. La terra trema: "Mobilitiamoci come gli agricoltori". E dopo anni di rassegnazione tornano gli scioperi davanti alla porta 2, anacronistici come le spalline imbottite. "Quando le lavoratrici e i lavoratori scioperano spontaneamente vuol dire che la situazione è arrivata al limite" dice il segretario provinciale torinese Fiom Edi Lazzi. Ci crede ancora: "Dobbiamo convincere Stellantis che produrre auto nella nostra città è ancora un ottimo business". Persino il vescovo Roberto Repole ha accusato l’azienda di trascurare Torino: "Chiariscano i loro progetti: rilancio o ridimensionamento?". La stessa domanda dei cuori che tremano: Mirafiori chiude?

QOSHE - C’era una volta Mirafiori, scioperi e stop alla produzione: la fabbrica ormai è senza futuro - Viviana Ponchia
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C’era una volta Mirafiori, scioperi e stop alla produzione: la fabbrica ormai è senza futuro

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09.02.2024

Torino, 9 febbraio 2024 – Mirafiori resta Fiat, anche se il nome non è più quello. La casa della 500, della Panda, della Uno. Delle auto che sono diventate pezzi di famiglia per tutti gli italiani. Mirafiori, almeno sul piano simbolico, è ancora Torino. E se il primo sciopero dopo 13 anni è un singhiozzo nel sonno, il secondo, a 24 ore di distanza, conferma che là dentro sono svegli e hanno capito. Al punto che anche i lavoratori del turno del pomeriggio incrociano le braccia per la terza volta in due giorni. Una consapevolezza come solo allora, nel mezzo dello scontro durissimo fra Sergio Marchionne e la Fiom Cgil bandita dalla fabbrica. Facce spente, cuori in allarme.

Gli operai infilano altri due stop consecutivi in uno di quei giorni grigi che chiudono le prospettive e aprono alla nostalgia. Due milioni di veicoli prodotti negli anni ’70, ventimila nel 2022. Un’area sterminata che odora di abbandono con il 70% di chi ci lavora in cassa integrazione. Un declino sotto........

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