Roma, 10 gennaio 2024 – In America è all’ordine del giorno: Michelle Obama non ha mai perso l’occasione di farsi fotografare mentre porta a casa il cibo avanzato al ristorante, compresi i rimasugli di una carbonara ordinata in una trattoria romana. In Francia è obbligatoria nei locali con più di 180 coperti, in Spagna un’abitudine. Da noi la doggy bag è considerata volgare, una cosa da poveracci. Sarà per il nome. Sarà che la cultura contro lo spreco alimentare va bene, ma quando si va a mangiare fuori bisogna sentirsi dei signori. E non importa se ogni anno buttiamo via centinaia di chili di cibo a testa. Non importa se pietanze deliziose finiscono nella spazzatura.

Presto però potremmo essere obbligati a prendere il cappotto e assieme la busta contenente quello che abbiamo lasciato nel piatto. E nemmeno chi fa la scarpetta potrà sentirsi esentato: una patata, un gambo di sedano, due fusilli ce li lasciamo tutti dietro per abitudine o per una cattiva interpretazione del galateo: spazzolare fino all’ultima briciola fa cafone. Possiamo almeno cominciare a ripensarci. "Obbligatorietà della doggy bag" è la proposta di legge che Forza Italia presenta oggi alla Camera. "Con l’obiettivo – spiega il primo firmatario Giandiego Gatta – di contribuire a contrastare lo spreco alimentare, una delle finalità fissate nell’Agenda Onu 2030". Sarebbe un atto di buon senso, spiega Gatta, ma avrebbe anche uno scopo sociale e solidale. Perché anziché riscaldare il brasato il giorno dopo, ancora più bello sarebbe farne dono a chi non può permetterselo. Non vale fare gli spiritosi e dire: ma io un cane non ce l’ho.

In Italia, secondo i dati della Fondazione Bdfn, ognuno di noi spreca 65 chili di cibo pro-capite l’anno per comportamenti sbagliati nel consumo sia a casa sia fuori. Nel resto del mondo lo hanno capito in tanti, noi ancora facciamo fatica: è stato calcolato che al ristorante finisce nel bidone dell’immondizia il 50% del cibo ordinato. Secondo un’indagine Coldiretti il 25% degli italiani ritiene la doggy bag sia un’usanza barbara e da maleducati o comunque si vergogna a chiederla. Il 12% la chiede raramente, il 15% non saprebbe cosa farsene e il 28% finisce tutto, per non avere rimorsi o perché ricorda che la nonna, alla faccia del galateo, raccomandava di non lasciare niente nel piatto. Gli americani ci erano arrivati già negli anni Quaranta e le prime città a introdurre la pratica virtuosa della doggy bag furono Seattle e San Francisco, nella prima su iniziativa di un network di ristoranti, nella seconda grazie ai caffè che lanciarono i Pet Pakit, piccole confezioni di cibo avanzato per gli animali domestici. In Inghilterra la busta anti spreco è stata introdotta alla fine degli anni Settanta, in Francia è diventata obbligatoria nel 2021 per i locali con più di 180 coperti ma ricordiamoci che qui per legge i supermercati sono obbligati a donare i prodotti avanzati al circuito del volontariato, con multe e perfino il carcere per chi sgarra.

Sulla stessa linea dal 2022 la Spagna, dove sono anche andati a monte del problema: obbligare le aziende che producono e trasformano il cibo a stilare un piano di prevenzione delle perdite per dirottare gli avanzi. In Cina è entrato nel galateo ordinare il dabao (letteralmente "mi faccia un pacchetto") e chiedere di portare a casa quello che non si è mangiato viene considerato un comportamento da persone educate. In Italia un’idea banale ma formidabile ha dovuto finora superare le montagne russe della burocrazia, con una serie di contestazioni e una storica sentenza della Corte di Cassazione del 2014 che ha sancito il diritto dei clienti di portarsi via gli avanzi a costo di sembrare morti di fame. Abbiamo la legge 166/16, la cosiddetta norma antisprechi: punta sull’educazione alimentare nelle scuole e parla di doggy bag, senza però renderla obbligatoria come propone FI.

Alcuni ristoratori storcono il naso di fronte a quella che potrebbe diventare un’imposizione: o si fa in maniera spontanea o niente, già oggi c’è chi chiede di portare via la bottiglia rimasta a metà e viene accontentato. Nei ristoranti stellati però è già di moda: fanno scuola Davide Oldani e il programma Masterchef, l’alleato più convincente contro lo spreco alimentare.

QOSHE - Doggy bag, la legge sbarca in Aula: “Obbligatoria per chi va al ristorante” - Viviana Ponchia
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Doggy bag, la legge sbarca in Aula: “Obbligatoria per chi va al ristorante”

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10.01.2024

Roma, 10 gennaio 2024 – In America è all’ordine del giorno: Michelle Obama non ha mai perso l’occasione di farsi fotografare mentre porta a casa il cibo avanzato al ristorante, compresi i rimasugli di una carbonara ordinata in una trattoria romana. In Francia è obbligatoria nei locali con più di 180 coperti, in Spagna un’abitudine. Da noi la doggy bag è considerata volgare, una cosa da poveracci. Sarà per il nome. Sarà che la cultura contro lo spreco alimentare va bene, ma quando si va a mangiare fuori bisogna sentirsi dei signori. E non importa se ogni anno buttiamo via centinaia di chili di cibo a testa. Non importa se pietanze deliziose finiscono nella spazzatura.

Presto però potremmo essere obbligati a prendere il cappotto e assieme la busta contenente quello che abbiamo lasciato nel piatto. E nemmeno chi fa la scarpetta potrà sentirsi esentato: una patata, un gambo di sedano, due fusilli ce li lasciamo tutti dietro per abitudine o per una cattiva interpretazione del galateo: spazzolare fino all’ultima briciola fa cafone. Possiamo almeno cominciare a........

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