Il nostro Paese ha vissuto numerose criticità, affrontato emergenze di vario segno, ma il problema più divisivo, destabilizzante per le istituzioni, i partiti, gli stessi leader è stata la “politicizzazione” della magistratura, di una parte di essa, quella “inquirente”. Nel dirlo è giusto anche chiedersi: “La politicizzazione c’è stata? O c’è tuttora?”. Alla luce delle odierne clamorose inchieste in Liguria, che hanno investito il Governatore Toti e il suo entourage, pare che la cosiddetta giustizia alternativa sia ancora molto attiva. La tempistica della “retata”, un mese prima di un’importante tornata elettorale, che può esserne influenzata, la sua spettacolarità per coinvolgimenti collettivi, i frammenti di conversazioni dati in pasto allo sciacallaggio politico, l’altolà reiterato dell’Associazione Nazionale Magistrati alla separazione delle carriere, non lo fanno sospettare ma credere. Un populista noto per la sindrome manifesta del “cuculo”, che nidifica nel nido degli altri, commentando questa inchiesta, ha inneggiato a una nuova tangentopoli. Con un tale sfacciato auspicio forcaiolo, da non rendersi conto che la tangentopoli del 1992 non fu solo una doverosa azione contro la corruttela, condotta dal “pool dei pm” di Milano, ma vi si infilò dentro anche la convenienza di far saltare, per via giudiziaria, gli equilibri politici del Paese a vantaggio dell’ex Pci. Non si sa se meno coinvolto come sostenevano taluni o perché colpito con minore inflessibilità. Di certo si sa con grande sconcerto nel verificare che il partito di Occhetto fu l’unica forza politica del sistema di potere della prima repubblica, che sopravvisse alla cosiddetta “rivoluzione dei giudici, rivelatasi a un esame retrospettivo un atto di faziosa “chirurgia politica”. Che condannò i partiti laici e intermedi alla scomparsa e lasciò altri, intatti a sinistra, in cima a tutti: il Partito Democratico di Sinistra. Favorito nel non aver avuto un danno di immagine, non essere mai accostato alla sorte degli altri partiti e per di più avergli creatoun’aureola di diversità, una manna in quello sfascio. Difatti tra la seconda metà del 1992 e il 1993 con la moltiplicazione delle inchieste giudiziarie e dei loro effetti sul sistema, si assistette alla trasmigrazione nel Pds di una parte notevole di altri partiti. Appena, però, la gioiosa macchina da guerra di Occhetto fu bloccata dalla vittoriosa discesa in campo di Berlusconi, questi, nel luglio del 1994, in pieno G7 a Napoli, mentre presiedeva da premier una sezione di lavoro sulla criminalità internazionale, si vide consegnare subito un invito a comparire. O meglio a “scomparire”, che diede il via a una persecuzione giudiziaria ultratrentennale. Da allora ci si interroga su questa grave e penalizzante anomalia istituzionale ma la musica non cambia. La verità remota la rivelò anni fa Mauro Mellini, politico di incrollabili convinzioni garantisti come pochi, in una lunga intervista pubblicata su “Ideazione”, la rivista diretta di Domenico Mennitti del settembre – ottobre 2003 . “In questo Paese disse, sfidando gli smemorati nel 1987 ci fu un referendum sulla responsabilità civile dei magistrati (percentuale di votanti 65%, percentuali di favorevoli oltre l’80%), in cui si chiedeva anche ai magistrati, come a tutti i mortali, di rispondere in sede civile dei propri errori. Così da offrire al cittadino la possibilità di essere risarcito di anni passati in galera, di reputazioni e carriere bruciate, di vite spezzate e famiglie sconvolte. Il “Sì” stravinse ma, per quelle mirabolanti involuzioni della politica italiana, il risultato fu che mai più un magistrato si trovò a dover rispondere in solido dei propri errori”. Cioè una vittoria clamorosa per i garantisti si trasformò in una sconfitta. “Con un vero e proprio sprezzo nei confronti della volontà popolare, su iniziativa del Pci fu modificata addirittura la legge sul referendum per stabilire che l’esito del referendum avrebbe avuto effetto 6 mesi dopo il voto e non 60 giorni dopo, come era, per aver tempo e modo di completare l’iter della legge sostituiva prima che l’abrogazione entrasse in vigore. Altro che leggi ad hoc, la legge sui referendum fu modificata per uno specifico referendum: fare un favore ai magistrati. Il Pci, mentre diceva che avrebbe votato “sì” e in effetti lo votò, faceva l’opposto, lavorando a una soluzione “salva toghe” . Recepita dalla Legge Vassalli 117 del 1988 n cui sistabilì che “l’azione di risarcimento va fatta allo Stato e non al magistrato. Sarà lo Stato a sua volta a rivalersi sul magistrato”. Mauro Milliani, chiamando in causa coloro che dormirono in quegli anni, racchiude in queste poche parole l’origine di tanti mali penalizzanti: “È lì che nasce l’organigramma, la forza “golpista” di Mani Pulite”.

QOSHE - Quell’inciucio galeotto che unì toghe & sinistra - Aldo De Francesco
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Quell’inciucio galeotto che unì toghe & sinistra

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12.05.2024

Il nostro Paese ha vissuto numerose criticità, affrontato emergenze di vario segno, ma il problema più divisivo, destabilizzante per le istituzioni, i partiti, gli stessi leader è stata la “politicizzazione” della magistratura, di una parte di essa, quella “inquirente”. Nel dirlo è giusto anche chiedersi: “La politicizzazione c’è stata? O c’è tuttora?”. Alla luce delle odierne clamorose inchieste in Liguria, che hanno investito il Governatore Toti e il suo entourage, pare che la cosiddetta giustizia alternativa sia ancora molto attiva. La tempistica della “retata”, un mese prima di un’importante tornata elettorale, che può esserne influenzata, la sua spettacolarità per coinvolgimenti collettivi, i frammenti di conversazioni dati in pasto allo sciacallaggio politico, l’altolà reiterato dell’Associazione Nazionale Magistrati alla separazione delle carriere, non lo fanno sospettare ma credere. Un populista noto per la sindrome manifesta del “cuculo”, che nidifica nel nido degli altri, commentando questa inchiesta, ha inneggiato a una nuova tangentopoli. Con un tale sfacciato auspicio forcaiolo, da non rendersi conto che la tangentopoli del 1992 non fu solo una doverosa........

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