Veneto locomotiva d’Italia. Lo ha ribadito anche a febbraio il presidente Zaia, commentando il bollettino socioeconomico della Regione. Dietro i consueti dati occupazionali brillanti, però, si nascondono concreti elementi di riflessione. Perché se il turismo e il mondo dei servizi consolidano saldi positivi importanti, nonostante il vittimismo di alcuni imprenditori che si “ostinano” a non trovare lavoratori, il mondo dell’industria manifatturiera arranca. Proprio il settore sul quale la provincia veneta ha costruito nel tempo le sue fortune.

I numeri parlano chiaro: su 861.070 assunzioni nell’anno 2023, ben 631.695 si sono concretizzate nei servizi, con solo 158.350 messe a referto dall’industria. Appena il 18,39%. Nella sua totalità il dato è senz’altro favorevole, perché conta un saldo positivo di 38.095 lavoratori subordinati in più e, soprattutto, rispetto al 2022 si sono aggiunti 41.265 contratti a tempo indeterminato (fonte: Veneto Lavoro).

E non è l’unico elemento positivo, visto che a trovare maggiore slancio dal saldo occupazionale sono state le donne, seppur di poco, con 19.280 unità in più rispetto alle 18.815 dei colleghi maschi. Peccato che, appunto, le imprese che assumono di più siano i ristoranti, gli alberghi, le imprese di pulizie, esempi di comparti dove di certo i salari non spiccano tra i più generosi.

Nelle prime dieci posizioni non si trova l’industria, che pure annovera da diversi anni le percentuali più rilevanti di figure professionali mancanti. Di chi parliamo? I pluriricercati operatori tecnici specializzati, addetti alla manutenzione e alla conduzione di impianti.

D’altro canto, a livello nazionale, anche per l’anno 2024-2025 le iscrizioni agli istituti scolastici confermano lo strapotere dei licei (55%) contro il 31, 66% dei tecnici e il 12,72% dei professionali. Non è disponibile un dato suddiviso per genere, però immaginiamo che dentro le percentuali dei tecnici la quota femminile rimanga irrisoria. E infatti, nonostante il trend positivo generale in termini di saldo occupazionale, nell’industria il mondo femminile si ferma a sole 40.125 assunzioni contro le 118.245 del maschile. Troppo poche.

A ulteriore riprova della crisi occupazionale del manifatturiero veneto, è sufficiente approfondire il saldo nel dettaglio delle professionalità assunte nel 2023. I lavoratori non qualificati, in risposta a quanti sostengono che con l’automazione non servono più, toccano un saldo positivo a 8.925 persone. Bene anche quello legato ai servizi, più 8.790. Male invece le professioni tecniche, con un saldo di appena 4.440. Addirittura negativo il saldo dei dirigenti, con -260.

Per quanto riguarda il primo trimestre 2024, secondo l’osservatorio del mercato del lavoro di Veneto Lavoro, il trend è sostanzialmente in linea con l’anno precedente. Bilancio positivo in tutti i macrosettori (agricoltura compresa), con l’industria che però segna ulteriormente il passo rispetto al biennio precedente. In particolare il comparto metalmeccanico presenta un saldo più che dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2023. Da segnalare, inoltre, che il volume complessivo delle assunzioni nell’industria tra gennaio e marzo è in calo dell’8% rispetto allo scorso anno. Tutto questo mentre nel terziario il saldo si conferma in crescita, con un più 3% sulle assunzioni a fronte di una stabilità generale delle cessazioni.

Cause da ricondurre senza dubbio al contesto geopolitico e di mercato, che penalizza in questa fase settori strategici come le acciaierie, le fonderie e il metalmeccanico in genere. A questo si deve aggiungere la scarsità di profili professionali in linea con le esigenze tecniche delle imprese manifatturiere; imprese che, storicamente, garantiscono al Veneto i salari più remunerativi.

Il bicchiere quindi è mezzo pieno: un bilancio che evidenzia un’occupazione in crescita costante, trainata in larga parte dal settore dei servizi. Significa che, senza un cambio di passo nella manifattura, il rischio è che la locomotiva veneta trasporti, in futuro, lavoratori occupati ma sempre più poveri.

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Veneto: la manifattura trainava e adesso frena

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03.05.2024

Veneto locomotiva d’Italia. Lo ha ribadito anche a febbraio il presidente Zaia, commentando il bollettino socioeconomico della Regione. Dietro i consueti dati occupazionali brillanti, però, si nascondono concreti elementi di riflessione. Perché se il turismo e il mondo dei servizi consolidano saldi positivi importanti, nonostante il vittimismo di alcuni imprenditori che si “ostinano” a non trovare lavoratori, il mondo dell’industria manifatturiera arranca. Proprio il settore sul quale la provincia veneta ha costruito nel tempo le sue fortune.

I numeri parlano chiaro: su 861.070 assunzioni nell’anno 2023, ben 631.695 si sono concretizzate nei servizi, con solo 158.350 messe a referto dall’industria. Appena il 18,39%. Nella sua totalità il dato è senz’altro favorevole, perché conta un saldo positivo di 38.095 lavoratori subordinati in più e, soprattutto, rispetto al 2022 si sono aggiunti 41.265 contratti a tempo indeterminato (fonte: Veneto Lavoro).

E non è l’unico elemento positivo, visto che a trovare maggiore slancio dal saldo occupazionale sono state le donne, seppur di poco, con 19.280 unità in più rispetto alle........

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