La pesa di un bambino in una clinica mobile nel Kaharey Idp Camp, Jubaland, Somalia, 29 gennaio 2024 (foto Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Troppi politici del mondo ricco e attivisti del clima dimenticano che gran parte del pianeta è ancora oppressa dalla povertà e dalla fame. Eppure sempre più i paesi ricchi sostituiscono i loro aiuti allo sviluppo con spese per il clima. Adesso la Banca mondiale, il cui obiettivo primario è quello di aiutare le persone a uscire dalla povertà, ha annunciato che dirotterà sul cambiamento climatico almeno il 45 per cento dei suoi finanziamenti, togliendo ai fondi contro la povertà e la fame approssimativamente 40 miliardi di dollari all’anno.

È facile trattare il clima come la priorità del mondo quando si conduce una vita agiata. Il 16 per cento della popolazione globale che vive in questi paesi tipicamente non soffre la fame e non vede i propri cari morire a causa di malattie facilmente curabili come la malaria o la tubercolosi. Per lo più è gente ben istruita con un reddito medio al livello di quello che un tempo era riservato ai nobili.

Gran parte del resto del mondo, invece, è ancora in difficoltà. Nei paesi più poveri, cinque milioni di bambini muoiono ogni anno prima del loro quinto compleanno e quasi un miliardo di persone non ha abbastanza da mangiare. Più di due miliardi di persone sono costrette a cucinare e riscaldarsi con combustibili inquinanti come letame e legna, il che accorcia la durata delle loro vite. Sebbene la maggior parte dei bambini oggi frequenti la scuola, la scarsa qualità dell’istruzione comporta che la maggior parte dei bambini nei paesi a reddito basso e medio-basso resterà analfabeta funzionale.

I paesi poveri hanno un disperato bisogno di un maggiore accesso alle fonti di energia economiche e abbondanti che in passato hanno permesso alle nazioni ricche di svilupparsi. Il mancato accesso all’energia impedisce industrializzazione, crescita e opportunità. Un esempio? In Africa la corrente è così scarsa che l’elettricità totale disponibile pro capite è molto inferiore a quella che nel mondo ricco viene utilizzata da un singolo frigorifero.

Saccheggiare i fondi per lo sviluppo per pagare le spese per il clima è una scelta scellerata. Il cambiamento climatico è un fatto reale, ma i dati non giustificano l’utilizzo delle già scarse risorse destinate allo sviluppo per affrontarlo prima dei problemi legati alla povertà.

Gli attivisti del clima sostengono che povertà e cambiamento climatico sono inestricabilmente legati e che dovremmo fare entrambe le cose. Ma questo non è vero. E le ricerche dimostrano continuamente che ogni dollaro speso per le priorità cruciali dello sviluppo aiuta molto di più e molto più velocemente di quelli impiegati per il clima. Questo perché i veri investimenti per lo sviluppo – che si tratti di combattere la malaria, di migliorare la salute delle donne e delle bambine, di promuovere l’e-learning o di incrementare la produttività agricola – possono cambiare drasticamente le vite in meglio già adesso e fare aumentare la prosperità dei paesi più poveri, anche rendendoli più resilienti nei confronti dei disastri naturali e di qualunque altro disastro legato al clima. Al contrario, anche una massiccia riduzione delle emissioni di anidride carbonica non produrrebbe effetti sensibili per una generazione o anche di più. Sebbene investire sulle capacità di adattamento per costruire la resilienza nei paesi poveri rappresenti un modo di utilizzare le risorse leggermente più efficace del taglio delle emissioni, entrambi sono di gran lunga inferiori rispetto agli investimenti nelle migliori politiche di sviluppo.

Il cambiamento climatico non è la fine del mondo. Anzi, gli scenari del panel climatico delle Nazioni Unite indicano che il mondo migliorerà nettamente nel corso del secolo e che, malgrado le campagne allarmistiche, il cambiamento climatico si limiterà a rallentare solo leggermente questo progresso. L’anno scorso il mondo ha registrato la produzione di cereali più grande di sempre. Con redditi e raccolti in continua crescita, la fame si ridurrà drasticamente nei prossimi decenni. Secondo le previsioni il cambiamento climatico renderà questa diminuzione della fame solo un pelo più lenta.

Analogamente, il gruppo di esperti Onu si attende che il reddito medio globale aumenti di 3,5 volte entro il 2100, in assenza di cambiamenti climatici. E anche se facessimo ben poco contro il cambiamento climatico, come ha dimostrato il professor William Nordhaus, l’unico economista del clima ad aver vinto il Premio Nobel, il progresso risulterebbe solo lievemente rallentato: entro il 2100 i redditi aumenterebbero comunque di 3,34 volte.

Dovremmo affrontare il cambiamento climatico in modo intelligente, con i governi dei paesi ricchi impegnati in investimenti strettamente necessari e a lungo termine per ricerca e sviluppo nel campo dell’energia pulita, al fine di trovare soluzioni innovative a basso costo per fornire energia affidabile a prezzi accessibili a tutti. Gran parte del mondo più povero vuole in primo luogo tirare fuori le persone dalla povertà e migliorare la qualità delle loro vite con fonti di energia economiche e affidabili. E tuttavia i paesi ricchi si rifiutano di finanziare qualunque cosa che sia anche solo lontanamente legata ai combustibili fossili.

Ma questo sa di ipocrisia, dal momento che gli stessi paesi ricchi ricavano quasi quattro quinti della loro energia dai combustibili fossili, essenzialmente per via dell’inaffidabilità e dei problemi di stoccaggio dell’energia solare ed eolica. Eppure stigmatizzano con arroganza i paesi poveri che aspirano ad ampliare il proprio accesso all’energia, e sostengono che i poveri dovrebbero in qualche modo “saltare” al solare e all’eolico, fonti intermittenti caratterizzate da un’inaffidabilità che il mondo ricco non accetta per le proprie esigenze.

Per la gente che vive nei paesi più poveri, il cambiamento climatico è in fondo alla lista delle priorità. Un’estesa indagine condotta tra i leader di nazioni a reddito basso e medio rivelato che in cima alle loro priorità di sviluppo ci sono educazione, occupazione, pace e salute, mentre il clima si trova alla 12esima posizione su 16.

La metà più povera del mondo merita certamente opportunità di migliorare la propria vita. Ma poiché i politici chiedono più soldi, a quanto pare per aiutare i più poveri del mondo, dovremmo esigere che tali fondi siano destinati a progetti di sviluppo efficaci e davvero in grado di salvare e trasformare le vite, invece che a programmi per il clima che fanno sentire bene ma servono a poco.

QOSHE - Sciagurati i paesi ricchi che tolgono ai poveri per dare al clima - Bjørn Lomborg
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Sciagurati i paesi ricchi che tolgono ai poveri per dare al clima

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11.03.2024
La pesa di un bambino in una clinica mobile nel Kaharey Idp Camp, Jubaland, Somalia, 29 gennaio 2024 (foto Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Troppi politici del mondo ricco e attivisti del clima dimenticano che gran parte del pianeta è ancora oppressa dalla povertà e dalla fame. Eppure sempre più i paesi ricchi sostituiscono i loro aiuti allo sviluppo con spese per il clima. Adesso la Banca mondiale, il cui obiettivo primario è quello di aiutare le persone a uscire dalla povertà, ha annunciato che dirotterà sul cambiamento climatico almeno il 45 per cento dei suoi finanziamenti, togliendo ai fondi contro la povertà e la fame approssimativamente 40 miliardi di dollari all’anno.

È facile trattare il clima come la priorità del mondo quando si conduce una vita agiata. Il 16 per cento della popolazione globale che vive in questi paesi tipicamente non soffre la fame e non vede i propri cari morire a causa di malattie facilmente curabili come la malaria o la tubercolosi. Per lo più è gente ben istruita con un reddito medio al livello di quello che un tempo era riservato ai nobili.

Gran parte del resto del mondo, invece, è ancora in difficoltà. Nei paesi più poveri, cinque milioni di bambini muoiono ogni anno prima del loro quinto compleanno e quasi un miliardo di persone non ha abbastanza da mangiare. Più di due miliardi di persone sono costrette a cucinare e riscaldarsi con combustibili inquinanti come letame e legna, il che accorcia la durata delle loro vite. Sebbene la maggior parte dei bambini oggi frequenti la scuola, la scarsa qualità........

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