I City Angels proteggono la Brigata ebraica da un gruppo di “maranza” in piazza Duomo a Milano, il 25 aprile @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

«Parliamoci chiaro, se non è successo niente di grave è solo perché lo abbiamo evitato. Non è stata una ragazzata né un episodio irrilevante: quei ragazzi volevano fare male agli ebrei. A due passi dalle camionette e davanti alle telecamere. Noi siamo stati presi a calci e pugni, ci siamo presi le bastonate in faccia, le fioriere addosso, un ragazzo è stato accoltellato all’avambraccio. Qualcosa di grave poteva succedere e potrà succedere ancora. Perché il clima è brutto e a Milano abbiamo un problema».

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Mario Furlan si è preso un cazzotto alla mascella, un paio di suoi City Angeles, che hanno letteralmente protetto la Brigata ebraica dall’assalto di un gruppo di giovanissimi nordafricani davanti al McDonald’s, hanno faccia e mano malconce, ma non è abbastanza per chi sui giornali ieri raccontava un 25 aprile, a Milano, con “momenti di tensione”; “lanci di sedie”, un giovane della Brigata Ebraica “lievemente ferito”, “insulti”.

L’assalto alla Brigata ebraica

«Insulti? Son anni che il 25 aprile scortiamo lo spezzone della Brigata ebraica, il più contestato. Siamo abituati agli insulti e agli sputi, sapevamo che avrebbero urlato agli ebrei “fascisti”, “nazisti”, “genocidio” e a noi “servi dei sionisti”, “proteggete quelle merde”. Ma la violenza di quest’anno non l’avrei data per scontata». Il corteo della Brigata ebraica doveva chiudersi in fondo a piazza Duomo, dove c’erano le camionette della polizia.

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Angeli in cerca di uomini

Ma c’erano anche i maranza, italiani di origine maghrebina di seconda e terza generazione sgusciati fuori dal Mc Donald’s: ragazzi che ufficialmente nulla hanno a che vedere con antagonisti e militanti del corteo pro Palestina che stavano fischiando le autorità o scontrandosi con le forze dell’ordine in mezzo alla piazza e sotto il palco, ma che non hanno esitato un attimo a scagliarsi contro la Brigata usando le aste delle bandiere e pezzi d legno come bastoni. «Noi siamo disarmati, ovviamente, ma abbiamo un addestramento specifico in fatto di difesa personale e dietro lo striscione della Brigata c’erano tante donne e anziani – racconta Furlan a Tempi -. In breve la situazione è degenerata e quando è spuntato un coltello è arrivata anche la polizia».

#25aprile Nuovi momenti di grande tensione in piazza Duomo pic.twitter.com/37lhwHqy3e

— Local Team (@localteamit) April 25, 2024

L’errore di sottovalutare i “maranza”

Un gruppo sparuto, poco a che vedere con i “colti” arabi alleati dei Carc, i centri sociali, gli antagonisti con la kefiah e gli slogan, «militanti e anarchici che agiscono come i black block: hanno capi, una strategia. I maranza invece sono cani sciolti e per questo ancora più pericolosi. Smettiamola di vederli come i ragazzi dei Mc Donald’s e dei furtarelli in fissa con la trap: la notte sono i padroni del centro di Milano e dei quartieri di periferia, sono arrabbiati, agiscono in branco con furia e ignoranza. Non sanno davvero dove sia e cosa succede a Gaza né gli importa: odiano gli ebrei e odiano gli occidentali. Non vanno in moschea, né seguono il Corano, si ubriacano, fumano, si drogano ma si dicono musulmani per rivendicare l’appartenenza a un gruppo e agire in gruppo. Basta loro la vista di una Stella di David per farli reagire». Balordi senza Dio e questo, spiega Furlan, è paradossalmente il terreno più fertile per la radicalizzazione, l’arruolamento in bande di ogni genere, la violenza.

#25aprile Caos in Piazza Duomo. Parapiglia all'arrivo della Brigata Ebraica pic.twitter.com/nv7ws1zD3T

— Local Team (@localteamit) April 25, 2024

Dieci anni fa non si parlava di loro: oggi, come già spiegò a Tempi l’ex procuratore dei minori Ciro Cascone, il 69 per cento dei reati (rapine con lame e spaccio), viene dalle cosiddette baby gang formate per il 72 per cento da stranieri e italiani di seconda generazione. Non siamo parlando di minori non accompagnati, nemmeno dei clochard e o dei senzatetto che popolano le strade di Milano aiutati dai City Angeles ogni sera, ma di ragazzi di periferia e contesti disagiati, che non vanno a scuola e non si integrano. Che si sentono emarginati e arrabbiati come i coetanei delle Banlieue francesi e rapinano quelli italiani.

«Non hanno il problema di Gaza. Ma sono bombe a orologeria»

I City Angels hanno avuto a che fare più volte con loro. I più “anziani” hanno poco più di vent’anni, e si muovono «come hooligans impazziti, in branco. Come il gruppo che nel Capodanno 2022 fece muro umano e compì violenze brutali su due giovanissime ragazze in piazza Duomo. O quello che l’ultimo Capodanno ha innescato la guerriglia nel quartiere San Siro con sassaiole contro la polizia, risse e incendi. O come il branco che ha passato la notte nel centro di Milano a lanciare petardi tra la gente spaventata. I coetanei hanno paura dei maranza, le ragazze sono terrorizzate». Furlan ha provato a parlare con qualcuno di quelli che ha assaltato la Brigata Ebraica, «non hanno il problema della Palestina, di indossare la kefiah o condividere gli slogan dei cortei, ripetono solo che non si sentono italiani, odiano gli ebrei, l’Occidente e sono arrabbiati. E vogliono distruggere, o meglio sfogare la loro rabbia, su tutto ciò che rappresenta ciò che odiano. Per questo non è possibile sottovalutarli in un contesto come quello di oggi, di tensioni, scontri e rappresaglie. Loro cercano occasioni di violenza. Sono bombe a orologeria».

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Il 25 aprile è stata un’occasione. C’è una generazione che non è arruolabile nelle battaglie identitarie, non indossa la kefiah sopra le felpe preppy come i coetanei sotto il palco o nei campus dal Regno Unito all’America, non sventola striscioni e non sa chi siano l’Anpi o Scurati. Non preoccupa la politica, non scomoda gli editorialisti, se non per i distinguo “sono maranza, non c’entrano con la Palestina”. E se non ci fossero stati i City Angeles, si sarebbero presi forse la piazza e i titoli sul 25 aprile a Milano.

QOSHE - «I maranza che hanno attaccato la Brigata ebraica sono bombe a orologeria» - Caterina Giojelli
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«I maranza che hanno attaccato la Brigata ebraica sono bombe a orologeria»

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27.04.2024
I City Angels proteggono la Brigata ebraica da un gruppo di “maranza” in piazza Duomo a Milano, il 25 aprile @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

«Parliamoci chiaro, se non è successo niente di grave è solo perché lo abbiamo evitato. Non è stata una ragazzata né un episodio irrilevante: quei ragazzi volevano fare male agli ebrei. A due passi dalle camionette e davanti alle telecamere. Noi siamo stati presi a calci e pugni, ci siamo presi le bastonate in faccia, le fioriere addosso, un ragazzo è stato accoltellato all’avambraccio. Qualcosa di grave poteva succedere e potrà succedere ancora. Perché il clima è brutto e a Milano abbiamo un problema».

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Mario Furlan si è preso un cazzotto alla mascella, un paio di suoi City Angeles, che hanno letteralmente protetto la Brigata ebraica dall’assalto di un gruppo di giovanissimi nordafricani davanti al McDonald’s, hanno faccia e mano malconce, ma non è abbastanza per chi sui giornali ieri raccontava un 25 aprile, a Milano, con “momenti di tensione”; “lanci di sedie”, un giovane della Brigata Ebraica “lievemente ferito”, “insulti”.

L’assalto alla Brigata ebraica

«Insulti? Son anni che il 25 aprile scortiamo lo spezzone della Brigata ebraica, il più contestato. Siamo abituati agli insulti e agli sputi, sapevamo che avrebbero urlato agli ebrei “fascisti”, “nazisti”, “genocidio” e a noi “servi dei sionisti”, “proteggete quelle merde”. Ma la violenza di quest’anno non l’avrei data per scontata». Il........

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