Collettivi anarchici e pro-Palestina a Milano manifestano per la liberazione di Ilaria Salis, anarchica milanese in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito due neonazisti durante il “Giorno dell’onore” (foto Ansa)

Ogni direttore di giornale comprenda la necessità della assoluta preminenza da accordare all’emergenza fascismo sopra qualunque altro argomento. Contribuire a riportare gli italiani al senso della lotta, sulla via della rivoluzione a fianco di Franca Caffa, militante fin dal 1949 che ha affrontato a mani nude un carabiniere, e di Ilaria Salis, maestra idealista che ha affrontato i nazisti con consapevolezza e risoluzione, deve essere lo scopo e l’assillo del giornalista.

Noi siamo stati, siamo e saremo antifascisti e sull’antifascismo intendiamo sia posto l’accento grave. Colui che si affanna a nascondere la parola fascismo con la parola sovranismo, domani sarà pronto a nascondere la parola sovranismo con la parola regime: è un opportunista e un vile. Solo con la chiarezza e con la esattezza delle posizioni mentali, e non con l’equivoco delle proclamazioni generiche, si serve l’Ideale.

Propagare l’antifascismo come il segugio Berizzi

Dal settembre 2022 milioni di italiani non leggono e ascoltano che stampa e tv dell’egemonia di destra. Sembra che questa severa dieta giornalistica abbia fatto male alla salute pubblica e morale dei nostri povery. Altro è attrarre le moltitudini all’Ideale, propagandolo come fa il dottor Paolo Berizzi, che con massima cura e senso della responsabilità non si stanca di sollevare su Repubblica casi mediatici, quali quello della ristoratrice di Lodi (che purtroppo si è tolta la vita), del manifesto di Mussolini in curva dell’Ascoli (che poi si è scoperto essere Il Pugilatore ma non importa, anche Benvenuti era un pugile e difendeva l’Msi). E che, sempre intonato alle necessità del momento, ci ha insegnato che quando muore una donna non è colpa dell’assassino ma di «questa fetida e bastarda cultura patriarcale» e la nazifascista Verona travolta dall’alluvione dovrebbe «riflettere sul significato del karma».

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Lo scandalismo ha fatto il suo tempo: i tribunali del popolo hanno già da occuparsi di fascisti omofobi e razzisti stanati dal Berizzi perché la destra possa inventarsi nuove emergenze e priorità. Si fa presente a tale riguardo l’indefesso lavoro del nostro segugio della verità nel fare di ogni spunto fornito dai social network intelligente utilizzazione: si vedano le rubriche dedicate alle pizzerie dell’Apartheid di Licata, i baci gay sulle panchine che indignano Pienza, foto di trent’anni fa sul Monte Rosa di un consigliere Fdi che fa il saluto romano, chat sessiste del Circolo Canottieri Ticino o della lista San Bonifacio. O gli articoli capaci di tragedia e pietà come quello dedicato alla mamma di Pamela Mastropietro, che avvolta nella bandiera tricolore regalatale dal «“Lupo”, scritto con la croce celtica al posto della “o”» Luca Traini alla fiaccolata per il ricordo della figlia, ha scatenato la «reazione indignata» della mamma di Desirée Mariottini, anche lei uccisa da stranieri ma secondo la quale «Un razzista non deve permettersi di trattare così la nostra bandiera».

Solidarietà al compagno Alessio Boni

A questo proposito si intende esprimere solidarietà al compagno Alessio Boni, cresciuto «a pane e Bella Ciao» e al quale, nei panni del gerarca Dino Grandi per la fiction La lunga notte in onda su Rai 1, è «costato fatica fare un saluto romano convincente». L’ora che attraversiamo leggendo la sua testimonianza a Repubblica è indubbiamente dolorosa e grave per tutti ma potrebbe diventare infinitamente più grave e più dolorosa senza l’augusta guida della dottoressa Elly Schlein e delle sue valorose forze democratiche. La segretaria del Pd, che non rinuncia a classe e personal shopper, continua a costituire la miglior difesa contro ogni iniziativa intesa a polarizzare intorno ai giornali stessi correnti politiche con le sue affermazioni spiazzanti e coraggiose quali «Se Ilaria Salis non può insegnare, Salvini non può fare il ministro».

Alessio Boni è un gerarca fascista nella serie “La lunga notte”: “Sono cresciuto a pane e Bella ciao, che fatica fare il saluto romano” https://t.co/9HKLoSn6Rt #IlVenerdì

— Il Venerdì di Repubblica (@ilvenerdi) January 29, 2024

Parole che fanno breccia anche negli articoli di Concita De Gregorio («a differenza di Matteo Salvini io sarei invece molto contenta di aver avuto o che i miei figli avessero maestri capaci di insegnare cosa sia credere in un’idea, il coraggio di esprimerla a viso aperto») e ispirate a pensieri di particolare rilievo tipografico quali quelli espressi su Internazionale da Zerocalcare e ritradotte dal compagno Sansonetti con congrua esperienza e capacità tecnica sull’Unità: picchiare un nazista non è reato, anzi.

Il bestseller del dottor Roberto Speranza

Tuttavia la stampa incolore ed attendista seguita a prestare fogli e pixel a notizie di cronaca nera o addirittura futili novelle o articoli di varietà, che nulla hanno a che vedere con la serietà del momento: primum, la messa a repentaglio della triptorelina, farmaco «salvavita» per i giovanissimi transgender come attestano 12 gruppi di espertǝ tra pediatri, endocrinologǝ, andrologǝ, diabetologǝ e neuropsichiatri infantili intervenendo sull’ispezione ordinata dal ministero della Salute all’ospedale Careggi di Firenze, fra i più importanti centri di riferimento per la disforia di genere giovanile.

Deinde, la presentazione del bestseller Perché guariremo del dottor Roberto Speranza, nomen omen, che in tempi di pandemia rischiò senza requie la salute e la vita, per bilanciare con la moltiplicazione del suo lavoro della sua passione l’altrui tepore e l’altrui sabotaggio. Altrui, cioè dei negazionisti che col loro comportamento irresponsabile costrinsero il paese al lockdown e al ritiro della prima edizione del libro.

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Nessuno può negare che da questo complesso di tradimenti convergenti derivarono le nostre amarezze e le nostre sconfitte alle urne ma la società è più avanti della politica e sente in cuore l’esempio e l’emulazione di Paola Cortellesi, il loggionista della Scala, e prima di loro di Zaki, Fedez, Damiano dei Maneskin, la fidanzata di Damiano dei Maneskin, Miss Paesi Bassi, quelli che lanciano il minestrone sulla Gioconda.

La via che conduce al governo consiste nell’agevolare al massimo la sovraesposizione di costoro, nel circondarli della più leale venerazione seppure a tempo determinato e insieme nel dar vita e potenza alle nostre nuove formazioni volontarie: contro il fascismo, il governo, il patriarcato, il caldo, chi supera i 30 all’ora, i carnivori, chi crede nel sesso binario, chi crede in Dio, patria, famiglia e che ancora non ha capito che data una qualunque emergenza in Italia, entro il tempo finito di scrivere un titolo sulla stampa dalla parte giusta della storia, essa diventerà emergenza fascismo. A pagina uno, mica 88.

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02.02.2024
Collettivi anarchici e pro-Palestina a Milano manifestano per la liberazione di Ilaria Salis, anarchica milanese in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito due neonazisti durante il “Giorno dell’onore” (foto Ansa)

Ogni direttore di giornale comprenda la necessità della assoluta preminenza da accordare all’emergenza fascismo sopra qualunque altro argomento. Contribuire a riportare gli italiani al senso della lotta, sulla via della rivoluzione a fianco di Franca Caffa, militante fin dal 1949 che ha affrontato a mani nude un carabiniere, e di Ilaria Salis, maestra idealista che ha affrontato i nazisti con consapevolezza e risoluzione, deve essere lo scopo e l’assillo del giornalista.

Noi siamo stati, siamo e saremo antifascisti e sull’antifascismo intendiamo sia posto l’accento grave. Colui che si affanna a nascondere la parola fascismo con la parola sovranismo, domani sarà pronto a nascondere la parola sovranismo con la parola regime: è un opportunista e un vile. Solo con la chiarezza e con la esattezza delle posizioni mentali, e non con l’equivoco delle proclamazioni generiche, si serve l’Ideale.

Propagare l’antifascismo come il segugio Berizzi

Dal settembre 2022 milioni di italiani non leggono e ascoltano che stampa e tv dell’egemonia di destra. Sembra che questa severa dieta giornalistica abbia fatto male alla salute pubblica e morale dei nostri povery. Altro è attrarre le moltitudini all’Ideale, propagandolo come fa il dottor Paolo Berizzi, che con massima cura e senso della responsabilità non si stanca di sollevare su Repubblica casi mediatici, quali quello della ristoratrice di Lodi (che purtroppo si è tolta la vita), del manifesto di Mussolini in curva dell’Ascoli (che poi si è scoperto essere Il Pugilatore ma non importa, anche Benvenuti era un pugile e difendeva l’Msi). E che, sempre intonato alle necessità del momento, ci ha insegnato che quando muore una donna non è colpa dell’assassino ma........

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