I fedeli si preparano a celebrare a Hong Kong l’ultima messa in suffragio delle vittime del massacro di Piazza Tiananmen. Dal 2020 sono vietate (Ansa)

«La nuova legge sulla sicurezza elimina ogni possibile canale di dissenso a Hong Kong». Così Benedict Rogers, amministratore delegato e co-fondatore di Hong Kong Watch, commenta a Tempi l’iniziativa del governo guidato da John Lee, che ha presentato in Parlamento una nuova legge sulla sicurezza nazionale, dopo quella imposta da Pechino nel 2020. L’attivista, clamorosamente accusato di cospirazione contro lo Stato cinese insieme a Jimmy Lai per un innocuo scambio di messaggi, è uno dei 16 esperti che in una lettera aperta hanno definito la legge «una minaccia diretta alla libertà religiosa».

Nel vostro appello avete scritto che «la nuova legge potrebbe obbligare un sacerdote a violare il segreto confessionale contro la propria volontà e coscienza». Perché?
La legge al vaglio del Parlamento stabilisce che chiunque venga a conoscenza di un reato contro la sicurezza nazionale o dell’intenzione di un individuo di commettere “tradimento” dovrebbe denunciarlo immediatamente alle autorità, pena la condanna fino a 14 anni di carcere.

Che cosa c’entra il sacramento della Confessione?
La scorsa settimana il ministro per la Sicurezza, Paul Lam, rispondendo a un parlamentare, ha dichiarato che «sarà molto difficile prevedere eccezioni» per i sacerdoti che vengano a conoscenza di un reato in confessionale. Se è così, la minaccia alla libertà religiosa è chiarissima: un prete si troverà nella difficile situazione di violare la legge o il segreto assoluto al quale è vincolato dal sigillo sacramentale.

In un comunicato la diocesi di Hong Kong ha scritto che «la natura confidenziale della Confessione non verrà alterata».
È quello che spero anch’io, ciò non toglie che il rischio rimane ed è esplicito.

La nuova legge minaccia la libertà religiosa in altri modi?
Già quella imposta da Pechino nel 2020 ha portato i religiosi all’autocensura, soprattutto per quanto riguarda il contenuto dei sermoni durante le messe. Con questa legge, la situazione non farà che peggiorare. Ma c’è anche dell’altro.

Che cosa?
La nuova legge criminalizza ogni contatto tra un individuo o un gruppo e uno Stato straniero. La Cina considera il Vaticano uno Stato straniero e anche se non mi aspetto una rottura clamorosa dei rapporti tra la Chiesa di Hong Kong e la Santa Sede, temo che aumenteranno le pressioni perché la diocesi rafforzi i rapporti con la Chiesa patriottica in Cina.

Più in generale, quali sono le norme più repressive introdotte dalla legge?
Mi preoccupa molto l’estensione dei poteri della polizia, che potrà far “sparire” qualunque cittadino e tenerlo in stato di fermo senza dover formulare un’accusa per 14 giorni. La polizia potrà anche negare l’accesso a un avvocato. Questo mina lo stato di diritto e rende Hong Kong sempre più simile a qualunque città della Cina continentale.

Anche a Hong Kong potrebbero diffondersi quei centri di detenzione illegali conosciuti in Cina come “prigioni nere”, dove il regime rinchiude per settimane o mesi i dissidenti?
Se fino a qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che anche a Hong Kong sarebbero arrivate le “prigioni nere” non gli avrei creduto. Ora invece è una possibilità. Il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto sono morti a Hong Kong.

La legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel 2020 ha già distrutto l’autonomia della città e azzerato il rispetto dei più elementari diritti umani e civili. Perché approvare ora un’altra legge, ancora più draconiana?
L’articolo 23 della mini Costituzione di Hong Kong lo prevede ed è a questo che si sta appellando il governo. Il governatore John Lee, inoltre, è un ex agente di polizia ed è stato ministro per la Sicurezza nell’esecutivo dell’ex governatrice Carrie Lam. Questa legge è il suo chiodo fisso. Il governo probabilmente pensa che la legge cinese non abbia eliminato tutti i fattori di rischio: con l’articolo 23 si tagliano completamente i contatti tra i cittadini dell’isola e i media o le organizzazioni che si battono per il rispetto dei diritti umani.

Il governo britannico può fare qualcosa per fermare l’approvazione della nuova legge?
Il nostro ministro degli Esteri, David Cameron, ha fatto un ottimo comunicato chiedendo «con forza» di «riconsiderare» la proposta di legge. Ma nel Consiglio legislativo di Hong Kong non c’è più un solo deputato di opposizione, è ormai un Parlamento fantoccio e credo che andrà avanti. Quello che il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’Unione Europea dovrebbero fare è infliggere sanzioni contro i responsabili, come il governatore Lee o il ministro Lam. Devono capire che subiranno conseguenze per il loro operato.

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«La libertà religiosa a Hong Kong è in grave pericolo»

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18.03.2024
I fedeli si preparano a celebrare a Hong Kong l’ultima messa in suffragio delle vittime del massacro di Piazza Tiananmen. Dal 2020 sono vietate (Ansa)

«La nuova legge sulla sicurezza elimina ogni possibile canale di dissenso a Hong Kong». Così Benedict Rogers, amministratore delegato e co-fondatore di Hong Kong Watch, commenta a Tempi l’iniziativa del governo guidato da John Lee, che ha presentato in Parlamento una nuova legge sulla sicurezza nazionale, dopo quella imposta da Pechino nel 2020. L’attivista, clamorosamente accusato di cospirazione contro lo Stato cinese insieme a Jimmy Lai per un innocuo scambio di messaggi, è uno dei 16 esperti che in una lettera aperta hanno definito la legge «una minaccia diretta alla libertà religiosa».

Nel vostro appello avete scritto che «la nuova legge potrebbe obbligare un sacerdote a violare il segreto confessionale contro la propria volontà e coscienza». Perché?
La legge al vaglio del Parlamento stabilisce che chiunque venga a conoscenza di un reato contro la sicurezza nazionale o dell’intenzione di un individuo di commettere “tradimento” dovrebbe denunciarlo immediatamente alle autorità, pena la condanna fino a 14 anni di carcere.

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