Mar Mari Emmanuel, vescovo di una setta cristiana assira, accoltellato a Sydney @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Parla da un letto di ospedale, con la voce provata, Mar Mari Emmanuel, il vescovo di una setta cristiana assira accoltellato lunedì a Wakeley, sobborgo di Sydney, nella chiesa del Buon Pastore da un giovane estremista islamico. L’attentato è avvenuto mentre il prelato stava trasmettendo per i fedeli presenti in chiesa e online una lezione sulla Bibbia: il filmato ha fatto il giro del mondo. Quello che le autorità australiane hanno definito un «attacco terroristico» ha fatto infuriare i cristiani della comunità assira, molti dei quali emigrati nel paese dall’Iraq e dalla Siria per sfuggire alla persecuzione dei jihadisti. Ma dall’ospedale, in un breve messaggio, il religioso ha invitato tutti «ad agire come Gesù Cristo»: «Sto bene, mi sto riprendendo velocemente con l’aiuto del Signore», si sente nel messaggio audio. «Non c’è alcuna ragione per preoccuparsi per me. Il nostro Signore Gesù non ci ha mai detto di combattere, non ci ha mai detto di cercare vendetta, non ci ha mai detto: “Occhio per occhio, dente per dente”. Il nostro Signore non ci ha mai detto: fate del male a chi vi ha fatto del male. Ma fate del bene a chi vi ha fatto del male. Perdono chiunque abbia commesso questo atto e gli dico: “Sei mio figlio, ti amo e pregherò sempre per te”. E chiunque lo abbia mandato a compiere questo atto, perdono anche lui nel nome di Gesù».

«Sydney aveva bisogno del perdono»

L’intervento del religioso di 53 anni ha stupito tutti in patria e suscitato l’apprezzamento del governatore dello stato di Nuovo Galles del sud, Chris Minns, che ha dichiarato: «Il suo messaggio magnanimo è ciò di cui abbiamo bisogno. Il perdono è esattamente ciò che serve adesso a Sydney».

Il messaggio non era scontato, non solo per l’enorme tensione che si vive all’interno della comunità cristiana e musulmana dopo l’attentato, ma anche perché Mar Mari Emmanuel è vivo per miracolo, come dichiarato dalla polizia locale.

La setta cristiana di Mar Mari Emmanuel

Mar Mari Emmanuel è stato ordinato nel 2011 vescovo dell’Antica Chiesa d’Oriente, nata da una scissione in seno alla Chiesa assira d’Oriente, di orientamento nestoriano, a sua volta originata da una precedente scissione. Il vescovo nel 2015 era stato sospeso dall’Antica Chiesa d’Oriente, fondando una sua propria denominazione indipendente.

Il religioso ha un seguito enorme sui social per il suo stile diretto e le sue posizioni controcorrente, e a volte irragionevoli, sui temi più sensibili e disparati: dall’omosessualità ai vaccini Covid, dall’islam alla politica americana.

La chiesa a Wakeley dove è stato accoltellato Mar Mari Emmanuel (Ansa)

«Continuava a gridare “Allahu Akbar”»

L’attentatore di Sydney, di cui non è stato rivelato il nome per ragioni di privacy, è un ragazzo musulmano di 16 anni già noto alle forze dell’ordine. In un video registrato all’interno della chiesa subito dopo l’accoltellamento, si vedono i fedeli neutralizzare il ragazzo e chiedergli le ragioni del suo gesto. Lui risponde: «Se il vescovo non si fosse immischiato nella mia religione, se non avesse parlato del mio profeta, non sarei venuto qui. Se si fosse limitato a parlare della sua religione, non sarei qui». Secondo testimoni, «continuava a gridare “Allahu akbar, Allahu akbar”».

Le parole suggeriscono che il ragazzo, online o seguendo cattivi maestri, si sia radicalizzato al punto da ritenere i discorsi del vescovo Emmanuel “blasfemi” e dunque meritevoli di morte. La comunità musulmana di Wakeley certamente non amava il religioso, che ha dedicato molti sermoni a spiegare gli errori dell’islam nella comprensione del cristianesimo e che di recente aveva dichiarato: «Posso garantirvi che in paradiso Maometto non vi saluterà, Buddha non vi saluterà, Krishna non vi saluterà. Ci sarà solo colui che è la via, la verità e la luce. Vi saluterà Gesù Cristo di Nazareth, che è morto per te e per me».

Nonostante l’avversione, molti imam dopo l’accoltellamento hanno condannato l’attentato ed espresso solidarietà alla comunità cristiana.

L’attentatore «era diventato aggressivo»

Secondo Jamal Rifi, medico musulmano molto conosciuto a Sydney, che ha assunto il ruolo di portavoce della famiglia del ragazzo, il giovane era diventato da tempo «molto aggressivo». I genitori sostengono però che non fosse un «fanatico».

A gennaio il giovane era stato fermato e poi rilasciato su cauzione per due reati e per aver portato un’arma a scuola. Di sicuro, c’è stata premeditazione nel tentato omicidio visto che il ragazzo abita molto lontano dalla chiesa dove è entrato per uccidere il vescovo Emmanuel.

L’attentato ha sconvolto la città, essendo avvenuto a due soli giorni di distanza dalla strage compiuta da un 40enne di nome Joel Cauchi, gigolo omosessuale con problemi psichiatrici, che ha ammazzato sei persone nel centro commerciale Westfield Bondi Junction di Sydney, prima di essere ucciso dalla polizia.

I fedeli hanno salvato la vita all’attentatore

Nell’attentato in chiesa sono rimaste ferite quattro persone, ma nessuno è in pericolo di vita. Bloccando il ragazzo davanti all’altare in attesa dell’arrivo della polizia, probabilmente i fedeli hanno salvato la vita al giovane, visto che fuori si era radunata una folla inferocita pronta a linciarlo.

Secondo quanto dichiarato dal vicesindaco di Fairfield City, un sobborgo di Sydney, subito dopo essere stato accoltellato il vescovo Emmanuel ha messo la mano sulla testa del ragazzo e gli ha detto: «Che il Signore Gesù Cristo possa salvarti».

L’atteggiamento del religioso è stato molto apprezzato anche dalla famiglia dell’estremista islamico: «I genitori sono davvero dispiaciuti per ciò che il figlio ha fatto», ha detto Rifi, il loro portavoce. «Il messaggio di perdono del vescovo è la notizia più bella che abbia sentito negli ultimi giorni. Sappiamo tutti che gli assiri vengono dall’Iraq e che sono una comunità perseguitata, l’ultima cosa che noi musulmani vogliamo è aggiungere altri traumi alle loro passate esperienze».

@LeoneGrotti

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«Pregherò per te». La testimonianza del vescovo accoltellato

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19.04.2024
Mar Mari Emmanuel, vescovo di una setta cristiana assira, accoltellato a Sydney @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Parla da un letto di ospedale, con la voce provata, Mar Mari Emmanuel, il vescovo di una setta cristiana assira accoltellato lunedì a Wakeley, sobborgo di Sydney, nella chiesa del Buon Pastore da un giovane estremista islamico. L’attentato è avvenuto mentre il prelato stava trasmettendo per i fedeli presenti in chiesa e online una lezione sulla Bibbia: il filmato ha fatto il giro del mondo. Quello che le autorità australiane hanno definito un «attacco terroristico» ha fatto infuriare i cristiani della comunità assira, molti dei quali emigrati nel paese dall’Iraq e dalla Siria per sfuggire alla persecuzione dei jihadisti. Ma dall’ospedale, in un breve messaggio, il religioso ha invitato tutti «ad agire come Gesù Cristo»: «Sto bene, mi sto riprendendo velocemente con l’aiuto del Signore», si sente nel messaggio audio. «Non c’è alcuna ragione per preoccuparsi per me. Il nostro Signore Gesù non ci ha mai detto di combattere, non ci ha mai detto di cercare vendetta, non ci ha mai detto: “Occhio per occhio, dente per dente”. Il nostro Signore non ci ha mai detto: fate del male a chi vi ha fatto del male. Ma fate del bene a chi vi ha fatto del male. Perdono chiunque abbia commesso questo atto e gli dico: “Sei mio figlio, ti amo e pregherò sempre per te”. E chiunque lo abbia mandato a compiere questo atto, perdono anche lui nel nome di Gesù».

«Sydney aveva bisogno del perdono»

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