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Mancano tre mesi alle elezioni europee e fino ad allora è legittimo aspettarsi altre sparate da Emmanuel Macron, che lunedì ha ventilato l’ipotesi di inviare soldati in Ucraina per impedire la vittoria della Russia in guerra. Gli Stati Uniti e gli alleati europei gli hanno già risposto che non se ne parla, ma neanche il presidente francese è davvero intenzionato a scatenare la terza guerra mondiale: vuole semplicemente risalire nei sondaggi in visto del voto di giugno ai danni dei lepenisti.

Tutti contro Monsieur le Président

Al termine di un incontro tra i leader europei a Parigi – forse organizzato soltanto per fare ombra a quello convocato da Giorgia Meloni a Kiev due giorni prima in qualità di presidente del G7 – Macron ha detto che «faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere questa guerra». Per raggiungere l’obiettivo «tutto è possibile» e anche l’invio di truppe occidentali «non può essere escluso».

Il presidente francese, in realtà, non è il primo a parlare di questa possibilità. A giugno dell’anno scorso, quando molti paesi speravano ancora che l’Ucraina avrebbe ottenuto successi con la controffensiva, l’ex segretario generale della Nato, Anders Rasmussen, disse: «Se la Nato non indicherà una strada chiara e certa per l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, allora c’è la possibilità che alcuni paesi agiscano individualmente. Non escluderei la possibilità che la Polonia, seguita dai paesi baltici, si implichi ancora di più nel conflitto anche inviando truppe sul terreno».

Alla proposta di Macron, però, Varsavia si è unita al coro di critiche verso l’ipotesi di un coinvolgimento di paesi Nato in guerra. Oltre alla Polonia, hanno respinto la fregola bellica francese Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Repubblica Ceca, Germania, Svezia e Italia.

Il presidente francese alla parata del 14 luglio 2022 (Ansa)

Quando Macron faceva il mediatore

Tutto si può rimproverare a Macron tranne di non essere capace di scaltre manovre politiche. E l’uscita sull’invio di truppe al fronte deve essere letta in un contesto più ampio. Il presidente francese negli ultimi due anni è stato tra i principali esponenti del fronte moderato: quando Joe Biden chiamò Vladimir Putin «dittatore» e disse che non poteva restare al potere, Monsieur le Président reagì così: «Non avrei usato quelle parole».

Poi Macron disse che «la Russia non deve essere umiliata», che Mosca ha bisogno di «garanzia di sicurezza», che l’Ucraina può entrare nell’Ue «ma serviranno decenni». Ha più volte provato a parlare direttamente con Putin, ipotizzando anche una visita al Cremlino, ma i contatti hanno prodotto risultati insoddisfacenti.

Insomma, il presidente francese cerca da anni di tessere una tela di compromesso tra Ucraina e Russia, nel tentativo di ritagliarsi un ruolo come risolutore del conflitto con le trattative e non con le armi. Purtroppo gli è andata male.

Tante chiacchiere, pochi aiuti

Macron si è fatto anche rubare la scena dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha portato la Germania a essere il secondo fornitore di armi e aiuti umanitari dell’Ucraina dopo gli Stati Uniti. E a ben vedere, lo stesso Macron che vorrebbe i “boots on the ground” occidentali a Kiev è anche quello che ha donato pochissimi aiuti militari: addirittura meno dell’Italia, secondo il Kiel Institute for the World Economy.

Per recuperare terreno, Macron da qualche mese ha cambiato postura: più o meno da quando è iniziata la campagna elettorale per le europee di giugno. Può essere un caso, ma è improbabile.

Macron usa l’Ucraina per le elezioni europee

L’ipotesi lanciata lunedì, infatti, gli è subito tornata utilissima in Francia. Marine Le Pen, ovviamente, non poteva trattenersi dal commentare le parole di Macron rigettando la possibilità di una Francia «cobelligerante». I macroniani non aspettavano altro e il nuovo premier Gabriel Attal (altra mossa puramente elettorale del presidente) ha subito ribattuto a tono all’avversaria da sempre accusata di essere troppo amica di Putin: «Non aspettava altro che rimarcare la sua vicinanza. Mi chiedo se le truppe di Putin non siano già nel nostro paese. Parlo di lei e delle sue truppe, madame Le Pen».

Tutto come da copione. Inutile ricordare che il Rassemblement National è il principale avversario di Macron alle Europee e dipingerlo come il «partito dello straniero», il «partito dei collaborazionisti» è esattamente ciò di cui ha bisogno il presidente francese in questo momento.

Emmanuel Macron passa in rassegna le truppe durante una cerimonia militare agli Invalides (Ansa)

L’operazione «sopravvivenza»

Macron sa inoltre che la popolazione francese è a favore del sostegno militare e umanitario all’Ucraina. È vero che non approverebbe l’invio di truppe, ma in questo momento l’inquilino dell’Eliseo vuole soltanto mettersi in mostra come il politico in grado di rompere gli schemi e di infrangere i tabù.

È un altro capitolo dell’«operazione sopravvivenza» in vista delle Europee, iniziata con l’approvazione di una legge sull’immigrazione spostata a destra, proseguita con la rimozione della premier Elisabeth Borne e con l’insistenza sull’iscrizione della libertà di abortire in Costituzione, un’operazione inutile a detta di molti costituzionalisti francesi, visto che nel 2022 in Francia sono state registrate 234.300 interruzioni di gravidanza.

Il cinico bluff del “Napoleoncino”

Con le sue esternazioni Macron spera anche di far dimenticare i suoi recenti fallimenti sul fronte internazionale: dopo l’eccidio del 7 ottobre, il presidente francese è volato in Israele per proporre una «coalizione internazionale contro il terrorismo di Hamas», ma nessuno ha dato seguito alla sua proposta.

L’ultima sortita da “Napoleoncino” gli permetterà forse di guadagnare qualche voto in più in vista delle elezioni europee, ma è un bluff cinico perché giocato sulla pelle degli ucraini. Come notato infatti da Lorenzo Cremonesi in un ottimo commento sul Corriere, si tratta di un «favore a Putin».

Inviare truppe in Ucraina sarebbe «una pazzia suicida per il fronte occidentale» e anche solo ventilare l’ipotesi permette al presidente russo di giustificare l’invasione con la belligeranza della Nato, senza contare il fatto che «morire per Kramatorsk» non è qualcosa a cui «le opinioni pubbliche sono pronte».

@LeoneGrotti

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Il cinico bluff del “Napoleoncino” Macron

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29.02.2024
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Mancano tre mesi alle elezioni europee e fino ad allora è legittimo aspettarsi altre sparate da Emmanuel Macron, che lunedì ha ventilato l’ipotesi di inviare soldati in Ucraina per impedire la vittoria della Russia in guerra. Gli Stati Uniti e gli alleati europei gli hanno già risposto che non se ne parla, ma neanche il presidente francese è davvero intenzionato a scatenare la terza guerra mondiale: vuole semplicemente risalire nei sondaggi in visto del voto di giugno ai danni dei lepenisti.

Tutti contro Monsieur le Président

Al termine di un incontro tra i leader europei a Parigi – forse organizzato soltanto per fare ombra a quello convocato da Giorgia Meloni a Kiev due giorni prima in qualità di presidente del G7 – Macron ha detto che «faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere questa guerra». Per raggiungere l’obiettivo «tutto è possibile» e anche l’invio di truppe occidentali «non può essere escluso».

Il presidente francese, in realtà, non è il primo a parlare di questa possibilità. A giugno dell’anno scorso, quando molti paesi speravano ancora che l’Ucraina avrebbe ottenuto successi con la controffensiva, l’ex segretario generale della Nato, Anders Rasmussen, disse: «Se la Nato non indicherà una strada chiara e certa per l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, allora c’è la possibilità che alcuni paesi agiscano individualmente. Non escluderei la possibilità che la Polonia, seguita dai paesi baltici, si implichi ancora di più nel conflitto anche inviando truppe sul terreno».

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