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«Quando i morti civili a Gaza saranno finalmente considerati “troppi”?». L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha criticato con queste parole l’operazione militare condotta da Israele per distruggere Hamas. Nella Striscia sarebbero già morte 25.700 persone, tra cui circa 8.000 terroristi di Hamas. Il numero è altissimo e sta attirando a Tel Aviv critiche da ogni parte del mondo, compreso un assurdo e scandaloso processo per genocidio alla Corte internazionale di giustizia. Se l’indignazione è giustificata, non si può dimenticare perché questo conflitto, più di altri, è condannato a essere catastrofico dal punto di vista della perdita di vite umane.

I civili di Gaza usati come scudi umani

I jihadisti di Hamas, dopo aver effettuato l’atroce attentato del 7 ottobre uccidendo 1.139 civili e sequestrando 253 persone, 132 delle quali ancora prigioniere, si sono ritirati nella Striscia di Gaza, dove non combattono a viso aperto, ma si nascondono nella fitta e intricata rete di tunnel sotterranei chiamata “metro di Gaza”.

Se la Striscia è lunga appena 40 chilometri, sotto le case dei civili circa 700 chilometri di tunnel si nascondono fino a 70 metri di profondità, l’equivalente di un condominio di 20 piani. Secondo una stima dell’esercito israeliano a Gaza esistono fino a 5.700 diverse entrate ai tunnel, nascoste tra case, moschee, ospedali, scuole, uffici governativi e delle Ong internazionali, Nazioni Unite comprese.

I terroristi islamici si celano volutamente dietro e sotto le infrastrutture civili della Striscia, utilizzando i palestinesi e le loro case come scudi umani e di cemento, per rendere impossibile all’esercito israeliano combattere in modo efficace senza allo stesso tempo colpire gli abitanti.

Hamas ha sottratto 4 miliardi di aiuti al popolo

I jihadisti, che governano la Striscia dal 2007, hanno meticolosamente preparato questo piano negli anni, apparecchiando consapevolmente per la popolazione un martirio indesiderato e non richiesto, devolvendo alla costruzione di questa formidabile città sotterranea le risorse che venivano raccolte in tutto il mondo per aiutare i palestinesi a vivere e svilupparsi.

Hamas sostiene di aver costruito sotto la Striscia fino a 1.300 tunnel. Secondo calcoli approssimativi, la costruzione di ogni tunnel è costata tre milioni di dollari. Hamas avrebbe dunque sottratto ai palestinesi 4 miliardi di dollari, poco meno del totale degli aiuti forniti dagli Usa negli ultimi 30 anni, al solo scopo di creare una rete sotterranea dove nascondersi per meglio massacrare gli israeliani.

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Distruggere i tunnel di Hamas è un’impresa anche per Israele

Un rapido calcolo effettuato dalle Forze di difesa israeliane ricorda che con i soldi e i materiali utilizzati per costruire ogni singolo tunnel, i terroristi avrebbero potuto edificare 86 case, 7 moschee, 6 scuole e 19 cliniche ospedaliere. Senza contare che molti di questi materiali, come verificato dal Wall Street Journal, «sono stati donati dalle agenzie internazionali alla popolazione».

«Quanti sono morti per scavare i tunnel?»

Commentando l’accusa, da decenni rivolta a Israele, di immiserire il popolo palestinese della Striscia fino a condannarlo a vivere in una «prigione a cielo aperto», Bret Stephens scrive sul New York Times: «Lo scandalo non si limita al fatto che» Hamas abbia trasformato Gaza in una «fortezza militare» per usare i suoi abitanti come scudi umani, nascondendo le entrate dei tunnel tra le case, le moschee e gli ospedali. C’è di più:

«Quanto è costato costruire questi tunnel? Quanto cemento, acciaio ed elettricità sono stati sottratti ai civili? Quanti milioni di ore di lavoro sono state dedicate all’impresa? Quanto è costato ammassare migliaia e migliaia di razzi da lanciare contro Israele? Quanti civili di Gaza sono stati irreggimentati nello sforzo miserabile di scavare la terra nel sottosuolo e quanti sono morti laggiù? Probabilmente non lo sapremo mai».

La creazione di uno Stato palestinese

Nell’ultima settimana sono piovute critiche su Israele anche per quanto riguarda la soluzione politica della crisi: la creazione di uno Stato palestinese nei territori occupati. Il premier Benjamin Netanyahu, parlando con la Casa Bianca, ha di nuovo ribadito la sua opposizione alla creazione di uno Stato palestinese.

Anche in questo caso bisogna sottolineare la differenza ontologica tra Israele e i terroristi di Hamas. Lo Stato ebraico non è composto soltanto da Netanyahu e dall’estrema destra che si oppone a qualsiasi concessione ai palestinesi.

«Serve un politico pronto a essere impopolare»

Il 30 per cento circa della popolazione (era il 61% nel 2012) la pensa invece come Ehud Olmert, primo ministro israeliano dal 2006 al 2009, condannato a 27 mesi di carcere per corruzione nel 2015: «Spero ancora che Abu Mazen (presidente dell’Autorità nazionale palestinese, ndr) firmi una dichiarazione a favore del mio piano per una soluzione dei due Stati basata sui confini del 1967, l’iniziativa di pace della Lega araba e la trasformazione della parte araba di Gerusalemme nella capitale di uno Stato palestinese. Questo è un piano di pace molto ambizioso per Israele e i palestinesi. Ma non ce ne sarà mai uno migliore», ha dichiarato recentemente a Der Spiegel.

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«Non voglio essere frainteso», ha aggiunto. «I palestinesi della Cisgiordania sono i nostri nemici. Ma con chi altro bisogna fare la pace se non con i propri nemici?». E chi dovrebbe firmare un simile accordo? «Non lo so. Ci sono brave persone in politica. Benjamin Gantz, Yair Lapid, Gadi Eisenkot. Ma serve qualcuno con il cuore infiammato, pronto a diventare impopolare. Non puoi cambiare la storia senza assumerti il rischio di essere impopolare. E ancora non vedo nessuno in grado di farlo».

«Israele deve sparire»

Se Israele è diviso sul tema, Hamas è unitissima. Un funzionario di alto rango dell’organizzazione terroristica come Khaled Mashaal ha dichiarato una settimana fa in un’intervista al giornalista del Kuwait, Ammar Taki:

«Non ce ne facciamo niente della soluzione dei due Stati. In cambio della promessa di uno Stato, infatti, dovremmo riconoscere la legittimità dell’altro Stato, cioè l’entità sionista. Questo è inaccettabile. Noi pretendiamo di essere liberati, che venga posta fine all’occupazione e avere la nostra indipendenza e il nostro Stato. Israele è il mio nemico, non è un mio problema. La Palestina va dal fiume (Giordano) al mare (Mediterraneo). La maggior parte dei palestinesi la pensa così e questo è anche diventato uno slogan negli Stati Uniti e nelle capitali dei paesi occidentali».

Hamas sacrifica volentieri i palestinesi

Finché Hamas, che gode del sostegno del 42% dei residenti a Gaza e del 44% di quelli in Cisgiordania secondo un recente sondaggio, pretende l’annientamento di Israele come si può raggiungere la soluzione dei due Stati?

Khaled Mashaal, miliardario e residente in Qatar, ha anche aggiunto parlando delle vittime a Gaza: «La resistenza non può impedire perdite umane. L’Algeria ha sacrificato sei milioni di martiri per la libertà».

La follia disumana di Hamas non solleva Tel Aviv dalle sue responsabilità e dal dovere di combattere i terroristi minimizzando le vittime civili. Ma non si può dimenticare che i terroristi sono pronti a sacrificare fino all’ultimo palestinese per distruggere Israele ed è quello cui stiamo assistendo a Gaza.

@LeoneGrotti

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Il lungo martirio imposto da Hamas ai palestinesi di Gaza

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31.01.2024
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Se la Striscia è lunga appena 40 chilometri, sotto le case dei civili circa 700 chilometri di tunnel si nascondono fino a 70 metri di profondità, l’equivalente di un condominio di 20 piani. Secondo una stima dell’esercito israeliano a Gaza esistono fino a 5.700 diverse entrate ai tunnel, nascoste tra case, moschee, ospedali, scuole, uffici governativi e delle Ong internazionali, Nazioni Unite comprese.

I terroristi islamici si celano volutamente dietro e sotto le infrastrutture civili della Striscia, utilizzando i palestinesi e le loro case come scudi umani e di cemento, per rendere impossibile all’esercito israeliano combattere in modo efficace senza allo stesso tempo colpire gli abitanti.

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