Una donna piange le vittime della strage dell’Isis di venerdì al Crocus City Hall di Mosca, in Russia (Ansa)

Il devastante attentato dell’Isis alla Crocus City Hall di Mosca non riporta solo al centro delle cronache la pericolosità del jihadismo internazionale, che l’Occidente pensava di aver sconfitto. Spinge a guardare la realtà geopolitica da un punto di vista, quello islamista, profondamente diverso dal nostro. Lo Stato islamico non utilizza la semplicistica visione del mondo veicolata da Joe Biden, che contrappone autocrazie e democrazie, ma quella escatologica (altrettanto semplicistica) contenuta negli hadith, che fanno precedere alla fine del mondo la battaglia contro i crociati. E a partire dal 2014 la nozione di “crociati” è stata estesa a tutto l’Occidente, Russia inclusa.

La strage dell’Isis

All’indomani della strage, russi e ucraini si sono lanciati reciproche accuse. I primi hanno avanzato, più o meno esplicitamente, l’ipotesi che i jihadisti siano stati assoldati da Kiev per colpire al cuore la Russia. I secondi hanno risposto favoleggiando su un clamoroso “auto-attentato” orchestrato dallo stesso Vladimir Putin per avere la scusa (come se ce ne fosse bisogno) di colpire l’Ucraina con ancora più forza.

Entrambi, a giudicare dalle notizie uscite finora, appaiono lontani dalla verità. Anche se alcuni dettagli e punti oscuri vanno ancora chiariti, tutto fa pensare a una “classica” operazione dello Stato islamico: il giuramento davanti alla bandiera islamista dei terroristi, gli inni ad Allah prima di trucidare i civili innocenti, l’invio di immagini all’agenzia Amaq, organo di propaganda jihadista, e la rivendicazione puntuale con dovizia di particolari e filmati.

«Colpito un raduno di cristiani» in Russia

Le parole con cui l’agenzia Amaq ha rivendicato l’attacco non lasciano spazio a fraintendimenti: «Abbiamo colpito un grande raduno di cristiani a Krasnogorsk». I russi non sono stati presi di mira in quanto aggressori dell’Ucraina o elettori di Putin, ma in quanto appartenenti a un paese cristiano.

Questa visione è perfettamente in linea con quella annunciata dai terroristi pochi giorni dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, nel marzo 2022. Per i jihadisti il conflitto tra Mosca e Kiev è una «punizione divina» per l’Occidente «nemico dell’islam». La guerra che vede «crociati contro crociati» è un’occasione per il jihadismo globale, sia perché porta alla distruzione dell’Occidente, sia perché distrae le potenze mondiali dalle attività dei terroristi, che devono «colpire duramente in modo da causare dolore e terrorizzare».

Perché l’Isis colpisce la Russia

La strage di venerdì sera è stata compiuta dalla fazione afghana dell’Isis, Khorasan, che sogna di riunire Afghanistan, Pakistan e Iran in un grande Califfato, insieme a Turkmenistan, Tagikistan, Uzbekistan, Kyrgyzistan e Kazakistan.

La Russia è uno dei principali ostacoli alla realizzazione di questo progetto, non solo perché è stata fondamentale per sconfiggere l’Isis in Siria, ma anche per la repressione condotta da Mosca in Cecenia dove l’esercito russo ha combattuto con ferocia contro i separatisti, a maggioranza musulmani.

Uno dei quattro presunti autori della strage di Mosca dopo l’arresto (Ansa)

L’attentato è una minaccia al mondo intero

È dal 2015 che l’Isis prende di mira la Russia con attentati a soldati, chiese, semplici passanti ed edifici pubblici. Negli ultimi nove anni ha rivendicato infatti almeno 14 attacchi con decine di vittime, senza contare l’esplosione di un aereo passeggeri russo partito dall’Egitto e precipitato nel deserto del Sinai che causò la morte di 224 persone.

Come ha scritto domenica Maurizio Molinari su Repubblica, se «Putin ha sbagliato a sottovalutare» la minaccia dell’Isis, l’Occidente farebbe bene ad alzare la guardia, resistendo alla logica secondo cui “il nemico del mio nemico è mio amico”.

L’attentato infatti, continua il direttore di Repubblica, «è un evidente campanello d’allarme per le democrazie occidentali»: «[il] jihad resta la maggiore minaccia alla sicurezza collettiva dell’intera comunità internazionale».

Francia e Germania lanciano l’allarme

Lo sa bene la Francia, che tra quattro mesi ospiterà i Giochi olimpici a Parigi e che ha già innalzato l’allerta terrorismo al massimo livello in tutto il paese. Lo stesso ha fatto la Germania, che a giugno ospiterà gli Europei di calcio.

Secondo quanto dichiarato alla Tass dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, «non ci sono stati contatti tra Russia e paesi occidentali» dopo l’attentato. L’assenza di contatti rappresenta un problema anche per l’Europa: l’Isis che ha colpito Mosca, infatti, è un pericolo per tutti.

@LeoneGrotti

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La guerra tra Russia e Ucraina è una benedizione per i jihadisti

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26.03.2024
Una donna piange le vittime della strage dell’Isis di venerdì al Crocus City Hall di Mosca, in Russia (Ansa)

Il devastante attentato dell’Isis alla Crocus City Hall di Mosca non riporta solo al centro delle cronache la pericolosità del jihadismo internazionale, che l’Occidente pensava di aver sconfitto. Spinge a guardare la realtà geopolitica da un punto di vista, quello islamista, profondamente diverso dal nostro. Lo Stato islamico non utilizza la semplicistica visione del mondo veicolata da Joe Biden, che contrappone autocrazie e democrazie, ma quella escatologica (altrettanto semplicistica) contenuta negli hadith, che fanno precedere alla fine del mondo la battaglia contro i crociati. E a partire dal 2014 la nozione di “crociati” è stata estesa a tutto l’Occidente, Russia inclusa.

La strage dell’Isis

All’indomani della strage, russi e ucraini si sono lanciati reciproche accuse. I primi hanno avanzato, più o meno esplicitamente, l’ipotesi che i jihadisti siano stati assoldati da Kiev per colpire al cuore la Russia. I secondi hanno risposto favoleggiando su un clamoroso “auto-attentato” orchestrato dallo stesso Vladimir Putin per avere la scusa (come se ce ne fosse........

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