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L’Australia proprio non riesce a perdonare a George Pell la sua innocenza. Il cardinale perseguitato è deceduto da oltre un anno (era il 10 gennaio 2023) dopo aver passato in carcere 404 giorni da innocente e dopo essere stato assolto da tutte le accuse infamanti scagliate anno dopo anno, processo dopo processo, contro di lui, eppure ancora i tribunali australiani autorizzano cause e procedimenti che ne presuppongono la colpevolezza.

Caccia alle streghe senza fine

La caccia alle streghe ha ormai raggiunto livelli parossistici e irrazionali. L’ultima puntata della saga per infangare la memoria dell’ex arcivescovo di Melbourne è la causa civile intentata contro di lui e la Chiesa cattolica dal padre di uno dei due ex coristi che, secondo accuse rivelatesi infondate, sarebbero stati abusati da Pell nel 1996 all’interno della cattedrale di Melbourne al termine di una Messa.

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«Ho la prova (cronometrica) dell’innocenza del cardinale George Pell»

L’uomo afferma di aver subito gravi danni psicologici dopo aver appreso che il figlio era stato molestato e ora vuole essere risarcito. Non solo, però, Pell nel 2020 è stato assolto dall’Alta corte australiana per non aver commesso il fatto, ma il figlio dell’uomo morì nel 2014 di overdose senza aver mai denunciato Pell né raccontato di essere stato abusato (sarebbe stato un altro corista a denunciare).

«Pell è innocente», ma i processi vanno avanti

L’uomo ha fatto causa a Pell e alla Chiesa cattolica due anni dopo l’assoluzione dell’ex tesoriere della Santa Sede e un anno prima della sua morte. Negli ultimi dodici mesi l’Arcidiocesi di Melbourne, per non impelagarsi in un nuovo estenuante processo, ha chiesto prima alla Corte suprema dello stato di Victoria e poi all’Alta corte di Canberra bloccarlo. Sia perché il querelante non è stata la vittima dei presunti abusi, sia perché secondo l’Alta corte stessa quegli abusi non hanno mai avuto luogo.

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Ma per non venir meno alla consolidata tradizione che vede il sistema giudiziario australiano, e soprattutto quello dello stato di Victoria, impegnato da anni a picconare la Chiesa cattolica e a screditare i suoi massimi esponenti, l’Alta corte ha dato ragione al querelante, sostenendo che ha tutto il diritto di cercare legalmente risarcimento dalla Chiesa per i danni psicologici subiti a causa della notizia sugli abusi sofferti dal figlio e per le spese mediche sostenute per curarli.

Resta il fatto che, secondo quanto sentenziato dalla stessa Alta corte, il figlio del querelante non è mai stato vittima di abusi, né da parte di Pell né da parte della Chiesa cattolica. Ma la logica, ormai, non conta più, l’unica cosa importante è tenere alto il nome del cardinale nelle cronache e associare la sua foto, la foto di un innocente che ha subito un mostruoso torto giudiziario, alla parola “abusi”.

Un murales a Roma mostra il cardinale George Pell in manette (Ansa)

La «moderna crocifissione» di Pell

Come dichiarato ai funerali di Pell dall’ex premier australiano Tony Abbott, il cardinale «è stato sottoposto a una moderna crocifissione», quella dell’infamante persecuzione giudiziaria:

«Non è possibile onorare il cardinale senza fare qualche riferimento alla sua persecuzione. Pell è diventato il capro espiatorio [dei peccati] della Chiesa stessa. Non avrebbe mai dovuto essere indagato in assenza di una denuncia. Non avrebbe mai dovuto essere accusato in assenza di prove e non avrebbe mai dovuto essere condannato in assenza di un caso plausibile, come l’Alta Corte ha fatto notare in modo così clamoroso».

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Ora la storia si ripete, con l’unica differenza che Pell non può più difendersi e forse per questo si moltiplicano le accuse contro di lui: non essendo riusciti a ottenere lo scalpo di Pell da vivo, i giudici, i tanti nemici della Chiesa e le associazioni delle vittime di abusi cercano di condannarlo alla damnatio memoriae da morto. Ma non ci riusciranno.

@LeoneGrotti

QOSHE - Pell è morto da un anno. I giudici continuano a processarlo - Leone Grotti
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Pell è morto da un anno. I giudici continuano a processarlo

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09.02.2024
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L’Australia proprio non riesce a perdonare a George Pell la sua innocenza. Il cardinale perseguitato è deceduto da oltre un anno (era il 10 gennaio 2023) dopo aver passato in carcere 404 giorni da innocente e dopo essere stato assolto da tutte le accuse infamanti scagliate anno dopo anno, processo dopo processo, contro di lui, eppure ancora i tribunali australiani autorizzano cause e procedimenti che ne presuppongono la colpevolezza.

Caccia alle streghe senza fine

La caccia alle streghe ha ormai raggiunto livelli parossistici e irrazionali. L’ultima puntata della saga per infangare la memoria dell’ex arcivescovo di Melbourne è la causa civile intentata contro di lui e la Chiesa cattolica dal padre di uno dei due ex coristi che, secondo accuse rivelatesi infondate, sarebbero stati abusati da Pell nel 1996 all’interno della cattedrale di Melbourne al termine di una Messa.

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