Attivisti trans protestano davanti alla sede di Fox News, a New York, chiedendo rispetto per i bambini trans e per gli show di drag queen (foto Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Parigi. Nel mondo femminista francese non è semplice, oggi, uscire dal recinto del correttismo in materia di gender. E lo è ancora meno se ti chiami Pauline Arrighi e sei l’ex portavoce di Osez le féminisme!, ossia della più influente associazione femminista di Francia. Ciononostante, questa giornalista indipendente, specialista delle questioni bioetiche e dei diritti delle donne, ha deciso di pubblicare un libro, Les ravages du genre (i danni del gender), in cui denuncia la propaganda di un certo attivismo trans che, col terrore e le scomuniche, porta avanti un’agenda politica pericolosa.

Pauline Arrighi contro l’attivismo trans e i danni del gender

«Faccio una distinzione netta tra le persone, in gran parte minori e vulnerabili che, in ragione di un profondo malessere, arrivano a definirsi “transgender” e a chiedere una transizione di genere, e gli attivisti che difendono un’agenda politica in favore della sostituzione della nozione di sesso biologico con la nozione fittizia di “identità di genere”», ha spiegato al Figaro Pauline Arrighi, prima di aggiungere: «Parlo di agenda politica perché, effettivamente, si tratta di un attacco organizzato contro il femminismo, ma anche contro i diritti degli omosessuali e i diritti dei bambini (…). Il femminismo, naturalmente, non è monolitico, ma è d’accordo su un punto: difendere i diritte delle donne e delle ragazze. Se qualsiasi uomo può definirsi “donna”, e con questa semplice dichiarazione essere considerato come tale e persino cambiare il suo stato civile, come può essere difeso il gruppo delle donne?».

La menzogna dell’ideologia gender

Nel suo pamphlet, la femminista francese punta il dito soprattutto contro la propaganda che oggi spinge sempre più minori ad intraprendere un percorso di “transizione di genere”. Scrive Arrighi: «Nessun bambino né adolescente può intraprendere con piena coscienza un percorso di cambiamento di identità e di trattamenti medici dalle conseguenze irreversibili. Non è mai un bene chiamare una bambina con un nome maschile, o viceversa, creando così facendo una dissonanza tra il suo corpo e ciò che si immagina di essere, in una età in cui il bambino costruisce la propria identità, ha bisogno di capire chi è, e che è venuto al mondo grazie al binarismo immutabile dei sessi».

E non è una buona idea nemmeno rispondere al disorientamento delle giovani ragazze angosciate dal loro divenire donne con mutilazioni e sterilità irrimediabili. «Una ragazza infelice non può essere trasformata in un ragazzo felice e appagato, è una vergognosa menzogna. Un corpo medico cupido la trasformerà in una ragazza mutilata, sterile, aggravando il suo sentimento di estraneità nei confronti del proprio corpo. In più, con quei trattamenti inutili, prenderà dei rischi per la sua salute di cui non è stata informata», afferma Pauline Arrighi. Che nel suo libro ricorda i numerosi casi di “detransizione di genere”, ossia del percorso inverso intrapreso da ragazzi e ragazze pentiti, e l’aumento di persone che, dal 2010, si dichiarano transgender per molteplici ragioni.

«Bisogna ascoltare le ragazze che hanno iniziato una transizione di genere e in seguito si sono pentite di averla fatta. Dicono tutte di soffrire di problemi psicologici, di traumi sessuali, erano colpite da autismo o molestate in ragione della loro omosessualità, e la maggior parte delle volte soffrono di tutte queste cose assieme. Questi fattori, tuttavia, vengono ignorati», denuncia l’ex portavoce di Osez le féminisme!.

Preservare i minori dalla transizione di genere? «Sì»

Le colpe sono condivise da certi milieu associativi Lgbtq, da psicologi e medici che banalizzano la transizione di genere. «Tutti le hanno incoraggiate a prendere ormoni se non addirittura alla mutilazione», dice Arrighi. Quest’ultima, nel 2020, aveva pubblicato una lettera aperta nella quale affermava che le persone trans non dovrebbe essere considerate donne, perché essere donne «non è una percezione», è una questione biologica. Apriti cielo: fu tacciata di transfobia dalle sue colleghe suffragette e l’Huffington Post decise persino di ritirare la lettera dal suo sito.

Bisogna preservare i minori da qualsiasi transizione di genere? Ecco la sua risposta: «Sì. Sappiamo che in più dell’80 per cento dei casi, i ragazzi che si dicono trans, se non fanno la transizione, si riconciliano con il loro sesso nell’età adulta. Non si può sapere se una persona minorenne è transgender. In più, come affermare che una minorenne può dare il suo consenso a degli atti gravi e irreversibili come la rimozione del seno? Se un ragazzino può accettare dei “bloccanti della pubertà” che lo rendono sterile, perché non dovrebbe dare il suo consenso a qualsiasi pratica commessa dagli adulti sul suo corpo? È una perversione della nozione stessa di “consenso” che mi sembra molto pericolosa».

QOSHE - «Una ragazza infelice non può essere trasformata in un ragazzo felice» - Mauro Zanon
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«Una ragazza infelice non può essere trasformata in un ragazzo felice»

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30.12.2023
Attivisti trans protestano davanti alla sede di Fox News, a New York, chiedendo rispetto per i bambini trans e per gli show di drag queen (foto Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Parigi. Nel mondo femminista francese non è semplice, oggi, uscire dal recinto del correttismo in materia di gender. E lo è ancora meno se ti chiami Pauline Arrighi e sei l’ex portavoce di Osez le féminisme!, ossia della più influente associazione femminista di Francia. Ciononostante, questa giornalista indipendente, specialista delle questioni bioetiche e dei diritti delle donne, ha deciso di pubblicare un libro, Les ravages du genre (i danni del gender), in cui denuncia la propaganda di un certo attivismo trans che, col terrore e le scomuniche, porta avanti un’agenda politica pericolosa.

Pauline Arrighi contro l’attivismo trans e i danni del gender

«Faccio una distinzione netta tra le persone, in gran parte minori e vulnerabili che, in ragione di un profondo malessere, arrivano a definirsi “transgender” e a chiedere una transizione di genere, e gli attivisti che difendono un’agenda politica in favore della sostituzione della nozione di sesso biologico con la nozione fittizia di “identità di genere”», ha spiegato al........

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