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Sono un popolare e non un conservatore. L’evoluzione politica degli ultimi tempi, sta producendo nel pensiero di molti moderati quello che io ritengo un potenziale equivoco ed un fraintendimento culturale. Ossia l’idea che tra Popolari e Conservatori non ci siano differenze, che votare gli uni o gli altri in fondo sia la stessa cosa e che sia possibile, come alcuni teorizzano in maniera esplicita, costruire una sorta di “conservatorismo popolare”.

Confesso che ho qualche dubbio a riguardo e mi preme sottolineare alcune differenze tra la politica dei conservatori e quella dei popolari che mi sembrano fondamentali e che rendono difficile pensare ad un’ibridazione totale delle due culture. Questa è anche la ragione per cui dal punto di vista politico ritengo necessario ridare vigore al pensiero dei popolari e contribuire a costruire un’offerta politica credibile in questo ambito, che oggi purtroppo non esiste, come invece è esistita largamente in passato, ad iniziare dall’esperienza della Dc. Un tema attuale in vista delle prossime elezioni europee, dove popolari e conservatori appartengono a due famiglie politiche distinte, che certo possono essere alleate, ma non confuse.

Gli “assunti immutabili” del conservatorismo

Dunque, quali sono le differenze? Non è pleonastico ricordare che “conservatorismo” è un termine coniato due secoli fa in Francia da Francois-René De Chateaubriand, che nel 1818 pubblica il giornale Le Conservateur per proporre come alternativa al pensiero rivoluzionario (c’era appena stata la Rivoluzione francese) la difesa di alcuni valori tradizionali. Egli considerava conservatore chi sosteneva religione, monarchia, libertà, la Carta e “les honnetes gens”, la gente rispettabile, riprendendo le idee dell’inglese E. Burke, il primo a contrapporre subito il valore della tradizione e del pragmatismo al primato della ragione e del progresso portato dalle idee della Rivoluzione francese.

Dunque, come dice l’Enciclopedia Treccani, una definizione che contiene «un atteggiamento soggettivo di ostilità verso il cambiamento (…) e un modo di fare politica limitato». Il conservatorismo si diffonderà presto negli Stati uniti e in Gran Bretagna: già nel 1830 si definiranno così gli American National Republicans e nel 1832 i Tories inglesi. I conservatori, pur riconoscendo alcune qualità positive al pensiero rivoluzionario, come il diritto di voto e la libertà, ritennero da subito indispensabile restaurare l’ancoraggio ad alcuni “assunti immutabili” e la possibilità di aggrapparsi orgogliosamente a quello che non muta.

Il popolarismo radicato nella Chiesa

Il popolarismo invece nasce un secolo fa, con don Luigi Sturzo e il suo appello ai “Liberi e forti” in una prospettiva differente. Il pensiero politico che lui egli costruisce – introducendo un significativo cambiamento nel mondo cattolico dopo gli anni del “non expedit” – parte non da una teoria ma dall’esperienza dell’Opera dei Congressi e del movimento cattolico, ed è fortemente radicato non in una generica difesa di valori tradizionali, ma nella dottrina sociale della Chiesa e nelle opere ed esperienze da essa generate. Il popolarismo per lui «è esattamente una teoria dello stato democratico» volta a regolare sul piano istituzionale la vita del popolo, ispirandosi ai principi di libertà e di giustizia propugnati dalla dottrina sociale della Chiesa.

Questo pensiero si diffonde presto in Italia e in altri Paesi Europei, e da esso nasceranno i partiti cristiano democratici. Non a caso, ancora oggi, il Partito Popolare Europeo si rifà a quella tradizione.

Conservatori nazionalisti, popolari europeisti

Questa differenza di origine rappresenta anche un elemento di fondo rispetto alla diversità culturale tra le due scuole di pensiero, che io definirei ontologico. Il conservatorismo, infatti, nasce come reazione di un pensiero laico ad un pensiero ancora più laico come quello della Rivoluzione francese, mentre il popolarismo nasce dentro l’insegnamento sociale cristiano. Questo ha una serie di conseguenze. Il conservatorismo, ad esempio, ha spesso una vena nazionalista che lo rende facilmente in sintonia con la destra sovranista, come si vede in questo momento nel nostro paese, in Europa e anche negli Usa con Trump.

Il popolarismo invece nasce alternativo al nazionalismo, dentro la visione universalista della Chiesa, che si fonda sull’idea di costruire una grande comunità globale, dove tutti gli uomini possano godere degli stessi diritti e delle stesse condizioni di vita; dunque, per principio è europeista e non nazionalista. Il conservatorismo è un arroccamento sui valori tradizionali e spesso assume una connotazione tendenzialmente ideologica, verticistica, poco disponibile a recepire i cambiamenti della società. Il popolarismo storicamente, invece, è sempre stato capace di considerare le dinamiche che la società impone, è interclassista e inclusivo, nella declinazione delle politiche che devono difendere questi valori.

Liberal-capitalismo e centralismo vs autonomia e sussidiarietà

Un terzo aspetto riguarda l’economia e il ruolo dello Stato. Il conservatorismo è prevalentemente di stampo liberal-capitalista in economia, ma non ama l’autonomia e spesso cede al centralismo nazionale nell’amministrazione pubblica; il popolarismo è sempre stato per l’economia sociale di mercato, per l’autonomia e la sussidiarietà, per il più società e meno Stato. Cioè, opera nella consapevolezza che l’economia di mercato deve essere il riferimento alternativo all’economia collettivistica di stampo socialista, ma che il mercato da solo non è in grado di risolvere tutto e che occorre intervenire per rimediarne i fallimenti e garantire condizioni di equilibrio anche sociale oltre che economico con l’azione dal basso della società e, in chiave sussidiaria, dello Stato.

Queste tre differenze sono valide ancora oggi e io credo definiscano un quadro di riferimento valoriale e politico che certamente può avere i presupposti per costruire un’alleanza, anche solida (come nel centrodestra italiano o in vista, ad esempio, della prossima Commissione Europea) ma che, a mio parere, mantiene una distinzione originale che difficilmente può essere confusa o sovrapposta.

Ebbene, in un mondo in difficoltà come quello odierno, addensato dai rigurgiti delle guerre e dal riaffermarsi di pericolosi nazionalismi, dopo anni in cui la prospettiva dell’Europa unita e del multilateralismo sembrava essersi affermata definitivamente, io credo che tornare alle radici del pensiero e della proposta dei Popolari sia oggi più necessario che mai. Per questo mi piacerebbe aprire un dibattito ed una riflessione su questo tema, soprattutto nel mondo cattolico che non vorrei avesse oggi la tentazione, che ha avuto spesso in passato, di ricorrere ad un “Papa straniero” pur di avere qualcuno in cui riconoscersi e che assicuri prospettive di vittoria elettorale, anziché difendere con forza la propria identità e cultura politica popolare.

Foto di Antoine Schibler su Unsplash

QOSHE - Alle europee vietato confondere conservatorismo e popolarismo - Raffaele Cattaneo
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Alle europee vietato confondere conservatorismo e popolarismo

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23.03.2024

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Sono un popolare e non un conservatore. L’evoluzione politica degli ultimi tempi, sta producendo nel pensiero di molti moderati quello che io ritengo un potenziale equivoco ed un fraintendimento culturale. Ossia l’idea che tra Popolari e Conservatori non ci siano differenze, che votare gli uni o gli altri in fondo sia la stessa cosa e che sia possibile, come alcuni teorizzano in maniera esplicita, costruire una sorta di “conservatorismo popolare”.

Confesso che ho qualche dubbio a riguardo e mi preme sottolineare alcune differenze tra la politica dei conservatori e quella dei popolari che mi sembrano fondamentali e che rendono difficile pensare ad un’ibridazione totale delle due culture. Questa è anche la ragione per cui dal punto di vista politico ritengo necessario ridare vigore al pensiero dei popolari e contribuire a costruire un’offerta politica credibile in questo ambito, che oggi purtroppo non esiste, come invece è esistita largamente in passato, ad iniziare dall’esperienza della Dc. Un tema attuale in vista delle prossime elezioni europee, dove popolari e conservatori appartengono a due famiglie politiche distinte, che certo possono essere alleate, ma non confuse.

Gli “assunti immutabili” del conservatorismo

Dunque, quali sono le differenze? Non è pleonastico ricordare che “conservatorismo” è un termine coniato due secoli fa in Francia da Francois-René De Chateaubriand, che nel 1818 pubblica il giornale Le Conservateur per proporre come alternativa al pensiero rivoluzionario (c’era appena stata la Rivoluzione francese) la difesa di alcuni valori tradizionali. Egli considerava conservatore chi sosteneva religione, monarchia, libertà, la Carta e........

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