Humza Yousaf, primo ministro della Scozia e leader dello Scottish National Party, Snp (foto Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Oggi entra in vigore in Scozia il famigerato Hate Crime and Public Order Act, la nuova legge sui “crimini d’odio” approvata quasi esattamente tre anni fa ma rimasta finora inattuata proprio «per via delle perplessità su come la polizia debba affrontare gli effetti previsti», ricorda l’Economist nella sua efficace sintesi. «I critici della norma sostengono che il governo stia ancora prendendo in giro gli scozzesi».

Le perplessità di cui sopra, che sarebbe forse più corretto definire allarmi, riguardano principalmente l’estrema vaghezza della definizione dei nuovi reati introdotti, per i quali si rischiano pene fino a 7 anni di carcere, e basta proseguire oltre nella lettura della stessa sintesi dell’Economist per capire dove i promotori del Hate Crime and Public Order Act volessero andare a parare:

«In Scozia è già reato “fomentare l’odio razziale” [in virtù di una apposita legge del 1986, ndr]. A partire da aprile sarà punito come reato anche il comportamento “minaccioso o offensivo” inteso a fomentare odio sulla base di altre caratteristiche, come la religione, l’età, la disabilità, l’orientamento sessuale e l’identità transgender. Sarà inoltre possibile perseguire le persone per quel che dicono nell’intimità della loro casa».

Abolita una legge sulla blasfemia se ne fa un’altra

Si tratta insomma di un tipo di legge, di un tipo di reato (o meglio psicoreato) e di un tipo di conseguente discussione che conosciamo abbastanza bene anche in Italia (ricordate le dispute di qualche anno fa sul ddl Zan contro l’omofobia? Ecco, fu allora che Tempi segnalò per la prima volta il caso di questo Hate Crime Act).

Tutta roba già vista e già dibattuta ampiamente altrove, insomma, solo che il nuovo provvedimento scozzese da oggi in vigore è, per usare le parole di Fraser Nelson, direttore dello Spectator, «forse la legge sui “crimini d’odio” più dura del mondo libero». L’ironia è che con questa riforma la Scozia abolisce la sua vecchia “legge sulla blasfemia” – ebbene sì, ce n’era una ancora in vigore, anche se l’ultima volta che è stata invocata risale al 1843 –, peccato che secondo i detrattori ne stia instaurando contestualmente un’altra tale e quale, solo aggiornata ai dogmi della modernità.

«Saremo costretti a incriminare tutti»

Il primo ministro scozzese Humza Yousaf, che quando nel marzo 2021 la legge è stata approvata dal Parlamento era ministro della Giustizia, ha cercato di tranquillizzare tutti ripetendo più volte che la soglia da oltrepassare per ricadere nelle nuove fattispecie di reato è «incredibilmente alta». In anni di discussione, però, non si è tranquillizzato nessuno. Anche perché di garanzie nero su bianco c’è ne sono poche nel testo di legge: una generica concessione al diritto di sollevare «discussioni o critiche» sulle categorie protette; una deroga per le espressioni di «antipatia, avversione, dileggio o insulto» nei confronti della sola religione, ma lo stesso non vale per le altre categorie. E basta.

Non ha aiutato a rasserenare gli animi nemmeno il fatto che per tutto questo tempo, e malgrado le solite promesse di trasparenza, il governo non abbia mai permesso a nessuno di mettere il naso nel modo in cui starebbe addestrando le forze dell’ordine ad applicare i nuovi poteri repressivi che riceveranno. Tanto che il dubbio concreto è: le sta addestrando davvero? Scrive ancora l’Economist:

«Nonostante il ritardo nell’attuazione della legge, prima della sua introduzione è stata somministrata agli agenti di polizia della Scozia soltanto una sessione di formazione online di due ore. David Kennedy, segretario generale del principale sindacato di polizia, ha dichiarato che la formazione è “inadatta allo scopo” e ritiene che il tentativo di legiferare sui crimini d’odio sia “una ricetta per il disastro”. “Gli agenti mi dicono: ʻSaremo costretti semplicemente a incriminare tutti’”».

Un pizzino a J.K. Rowling

Non è finita. Un ulteriore aspetto critico del Hate Crime Act scozzese è che a differenza di razza, religione, età, disabilità, orientamento sessuale e identità transgender, altre categorie non meno a rischio di essere bersaglio di “odio” restano invece non tutelate dalla norma. Esempio a caso: il sesso. Le donne biologiche potranno dunque ancora permettersi di difendere pubblicamente i loro diritti dall’assalto delle donne transgender che pretendono inclusione negli spazi femminili, dallo sport ai servizi igienici, dalle quote aziendali alle prigioni? Molte donne gender-critical temono che «la nuova legge sarà utilizzata dagli attivisti per i diritti dei trans come arma per cercare di metterle a tacere».

Ed è un timore che non sembra così infondato, se è vero che la povera J.K. Rowling, supremo spauracchio della militanza trans, ha già ricevuto qualche “avvertimento”. Ricorda in un istruttivo commento per lo Spectator Lucy Hunter Blackburn, già alto funzionario del governo di Scozia, membro del Murray Blackburn Mackenzie group specializzato in policy analysis:

«Rajan Barot, ex procuratore antifrode della Corona, ha avvertito J.K. Rowling, residente a Edimburgo, che i suoi vecchi post su Twitter “molto probabilmente violano la nuova legge” e le ha consigliato di “iniziare a cancellarli”. La Rowling ha risposto che non cancellerà proprio nulla: “Se credete davvero che per non essere perseguita da questa legge ridicola cancellerei i post in cui chiamo un uomo ʻuomo’, allora restate in attesa della madre di tutti i pesci d’aprile”».

If you genuinely imagine I’d delete posts calling a man a man, so as not to be prosecuted under this ludicrous law, stand by for the mother of all April Fools’ jokes. pic.twitter.com/ZVZQ6CV47p

— J.K. Rowling (@jk_rowling) March 17, 2024

Il marchio d’infamia

Altra premonizione sconcertante riguardo ai soprusi resi possibili dal Hate Crime and Public Order Act proviene dal caso che ha coinvolto proprio pochi giorni fa un politico conservatore scozzese, Murdo Fraser. Il 25 marzo scorso Fraser ha minacciato un’azione legale contro la Polizia perché un suo tweet critico verso le misure adottate dal governo scozzese nei confronti delle persone non binarie era stato registrato come “episodio d’odio”. Per fortuna contro di lui non si è concretizzata alcuna azione penale – anche perché Fraser non aveva violato alcuna legge –, ma il bollino dell’odio resta. Classica situazione in cui la pena è il processo stesso. Non basta forse già la prospettiva di trattamento del genere a spingere la gente ad autocensurarsi?

My letter to ⁦@PoliceScotland⁩ challenging their policy on ‘hate incidents’ as unlawful can be found here: https://t.co/ZK2dKP5kuf

— Murdo Fraser (@murdo_fraser) March 25, 2024

Identikit del potenziale criminale d’odio

Ma le varie Rowling e i vari Fraser, a quanto pare, non saranno le vittime principali di questa versione moderna della “legge sulla blasfemia”. Scrive ancora Lucy Hunter Blackburn:

«Secondo la polizia scozzese, le persone più inclini a commettere crimini d’odio sono giovani uomini con “radicata percezione di essere socialmente ed economicamente svantaggiati, insieme alla convinzione che i maschi bianchi abbiano dei legittimi diritti”. Sembra una lunga perifrasi per dire “classe operaia bianca”. Altre caratteristiche dei potenziali criminali d’odio, secondo la polizia, comprendono “esperienze infantili negative”, “abuso di sostanze” e “sottoccupazione”. In altri termini, si parla della gente invischiata in un tipo di povertà che oggi in Scozia conosciamo fin troppo bene».

L’inquietante analisi è pubblicata in questa pagina del sito ufficiale della Polizia di Scozia. Ma le notizie preoccupanti non sono finite. Sempre Hunter Blackburn nel suo pezzo per lo Spectator riprende alcune indiscrezioni trapelate dal già citato corso di formazione online di due ore offerto alle forze dell’ordine in vista dell’entrata in vigore della legge. Scrive:

«Uno di questi leaks dimostra che potrebbero trovarsi nei guai anche comici e attori. Le direttive infatti spiegano agli agenti che i contenuti “minacciosi e offensivi” possono essere trasmessi anche “attraverso la pubblica rappresentazione di un’opera teatrale”».

In arrivo «un diluvio di denunce»

Facile immaginare quale sarà l’effetto di tutto quanto osservato fin qui.

«Con questa legge le cose andranno male, come è inevitabile quando si tenta di reprimere un problema non adeguatamente definito. Con ogni probabilità alla fine chiarezza sarà fatta dai giudici che saranno chiamati a conciliare la legge di Yousaf con la libertà di espressione secondo lo Human Rights Act. Ma questo richiederà mesi, forse anni. Fino ad allora possiamo aspettarci un diluvio di denunce, molte persone saranno sottoposte dalla polizia a vari livelli di spiacevoli attenzioni verso le proprie idee legittime e legali. Molti altri, onde evitare visite sgradite, ci penseranno due volte prima di aprire bocca».

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Entra in vigore in Scozia «la legge sui “crimini d’odio” più dura del mondo libero»

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01.04.2024
Humza Yousaf, primo ministro della Scozia e leader dello Scottish National Party, Snp (foto Ansa) @media only screen and (min-width: 501px) { .align_atf_banner{ float:left; } }

Oggi entra in vigore in Scozia il famigerato Hate Crime and Public Order Act, la nuova legge sui “crimini d’odio” approvata quasi esattamente tre anni fa ma rimasta finora inattuata proprio «per via delle perplessità su come la polizia debba affrontare gli effetti previsti», ricorda l’Economist nella sua efficace sintesi. «I critici della norma sostengono che il governo stia ancora prendendo in giro gli scozzesi».

Le perplessità di cui sopra, che sarebbe forse più corretto definire allarmi, riguardano principalmente l’estrema vaghezza della definizione dei nuovi reati introdotti, per i quali si rischiano pene fino a 7 anni di carcere, e basta proseguire oltre nella lettura della stessa sintesi dell’Economist per capire dove i promotori del Hate Crime and Public Order Act volessero andare a parare:

«In Scozia è già reato “fomentare l’odio razziale” [in virtù di una apposita legge del 1986, ndr]. A partire da aprile sarà punito come reato anche il comportamento “minaccioso o offensivo” inteso a fomentare odio sulla base di altre caratteristiche, come la religione, l’età, la disabilità, l’orientamento sessuale e l’identità transgender. Sarà inoltre possibile perseguire le persone per quel che dicono nell’intimità della loro casa».

Abolita una legge sulla blasfemia se ne fa un’altra

Si tratta insomma di un tipo di legge, di un tipo di reato (o meglio psicoreato) e di un tipo di conseguente discussione che conosciamo abbastanza bene anche in Italia (ricordate le dispute di qualche anno fa sul ddl Zan contro l’omofobia? Ecco, fu allora che Tempi segnalò per la prima volta il caso di questo Hate Crime Act).

Tutta roba già vista e già dibattuta ampiamente altrove, insomma, solo che il nuovo provvedimento scozzese da oggi in vigore è, per usare le parole di Fraser Nelson, direttore dello Spectator, «forse la legge sui “crimini d’odio” più dura del mondo libero». L’ironia è che con questa riforma la Scozia abolisce la sua vecchia “legge sulla blasfemia” – ebbene sì, ce n’era una ancora in vigore, anche se l’ultima volta che........

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